Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Fiume e Trieste, unite dallo stesso amaro destino, due città affossate dal nazionalismo italiano

Fiume e Trieste. L'una sbocco sul mare per l'Ungheria, l'altra, per l'Austria. L'Impero controllava l'Alto Adriatico. Una minaccia soprattutto per Venezia.  Due città che erano caratterizzate da una grandissima autonomia, due città di mare, dove pluralismo, cultura mitteleuropea, erano la normalità, con radici slave, latine, germaniche, magiare.  Due città unite dallo stesso amaro destino. Affossate clamorosamente dal nazionalismo italiano che non sapeva di cosa farsene dei porti di Fiume e di Trieste, che non dovevano fare concorrenza a Venezia.
La storia di Fiume fa rima con autonomia, o meglio, ha fatto rima con autonomia. a partire dal 1719, poi persa, per una ventina d'anni, ed essere nuovamente acquisita quando fece parte del Corpus Separatum della corona Ungarica. Dopo la prima guerra mondiale, con l'occupazione della marcia su Fiume, che si concluderà in modo violentissimo, con una sessantina di morti, nel famoso "Natale di sangue", si arriverà a creare lo Stato libero di Fiume che sarà da ponte all'annessione di Fiume all'Italia fascista, ponendosi da questo punto di vista in continuità con l'esperienza disastrosa dannunziana, annessione che avverrà nel 1924. Si sancirà la fine di Fiume. Si comprometterà per anni il suo tessuto socioeconomico. Per l'Italia non contava nulla, un Paese che aveva già decine di porti su cui pontare. Fiume venne soffocata. Per non parlare di tutte le violenze che si determineranno contro chi non era italianissimo o non si adeguava al sentimento del nazionalismo italiano.
Trieste, da quando divenne libero comune, verso la fine del 1200 fece di tutto per difendere il suo status di autonomia ed indipendenza, minato soprattutto dai veneti della serenissima e dai francesi di Napoleone. Sarà nel 1382 che il libero Comune di Trieste con l'atto di dedizione al duca Leopoldo d'Austria, porrà le basi della propria ricchezza, ed erigerà muri politici importanti a difesa della propria autonomia. A significare ciò, venne eretto nella piazza della Libertà il 25 marzo del 1889 un monumento importante, voluto dalla cittadinanza, inaugurato alla presenza delle più alte cariche di quel tempo. Era il monumento voluto dalla città alla dedizione di Trieste all'Austria. Un monumento che rappresentava l'anima della piccola Vienna d'Italia, bocca della capitale austriaca sull'Adriatico, ed il corpus della sua autonomia. Ma, quel monumento, ai primi di novembre del 1918 venne preso d'assalto dai nazionalisti italiani, nella Trieste occupata dall'Italia, insieme alla simbolica Trento. Città che dovette subire le stesse sorti di Fiume. Soffocata dal nazionalismo italiano. Trieste e Fiume, distanti meno di 100 km, due nodi strategici fondamentali per l'Austria e l'Ungheria, due bocche da cucire per il nazionalismo italiano. Che se da un lato si riempiva la bocca di retorica, di esaltazione, nella realtà pratica delle cose comportò la distruzione del tessuto socioeconomico e culturale di Trieste e di Fiume minando la convivenza pacifica secolare di minoranze autoctone e popoli con radici diverse, spazzando via l'autonomismo plurisecolare delle due città.

mb

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