Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il 12 luglio inaugura a Trieste la mostra per celebrare l'occupazione di Fiume e D'Annunzio eroe

Costo totale 382.190,00, incluse le 20 mila euro per la statua di D'Annunzio. Mostra che vede anche un contributo di Trieste Trasporti S.p.A. con una sponsorizzazione pari  a Euro 97.600,00.- Iva inclusa e anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste ha concesso al Comune un contributo di Euro 75.000,00. Il prezzo del biglietto sarà di 6 euro, 4 euro tariffario ridotto,  Dal 12 luglio fino al 3 novembre, presso l'ex pescheria di Trieste, il salone degli incanti. Verranno realizzati anche 20 mila biglietti con grafica personalizzata. Ci saranno gadget, materiale vario, cataloghi in edizioni di pregio, di tutto e di più per una mostra che, come si legge nella presentazione, "è il primo grande evento di un intenso programma di appuntamenti per celebrare il Centenario dell’Impresa fiumana guidata da Gabriele d’Annunzio nel biennio 1919-1920."
Si legge anche che  "lo scopo originario dell’Impresa fiumana era rivendicare la città di Fiume al Regno d’Italia, in nome dei valori del risorgimento mazziniano, garibaldino, repubblicano. Il modo in cui fu condotta l’azione e i protagonisti che coinvolse, tuttavia, resero quell'occupazione un evento spettacolare". 

Tanto spettacolare che si concluderà a cannonate, con una sessantina di morti, tra cui un ragazzino di soli 12 anni, bisognerebbe chiederlo a chi ha subito le torture con l'olio di ricino a Fiume quanto spettacolare fosse stato quell'azzardo nazionalistico che ha rischiato di minare la pace, isolare l'Italia nel contesto europeo e mondiale. Insomma, come riportare indietro l'orologio della storia della città di cent'anni. In una città che vedrà proprio uno dei legionari, quale Giunta, che diventerà capo del fascio triestino e sarà anche segretario nazionale del PNF, essere coinvolto nell'assalto al Narodni dom di Trieste del 13 luglio del 1920. Simbolo delle persecuzioni razziali contro gli sloveni. 

Atto militarista ed eversivo, quello dell'occupazione di Fiume, caratterizzato da tante fake news, una delle più celebri è quella che Lenin avrebbe riconosciuto il carattere rivoluzionario di D'Annunzio. La fonte fu una voce di corridoio, di Bombacci, che da comunista che era, finirà, da fascista, a piazzale Loreto.
Intanto, va ribadito che è stato prodotto un importante manifesto  antidannunziano, che segue una prima petizione popolare che ha raccolto migliaia di firme contro la celebrazione di D'Annunzio a Trieste. Iniziativa che nasce in contrasto soprattutto alla volontà di porre una statua dedicata a D'Annunzio in piazza della Borsa nella città triestina.
Manifesto prodotto dal gruppo Resistenza Storica,di Trieste, Udine e Ronchi, che ha avuto tante firme di esponenti del mondo della cultura, da Moni Ovadia, a Giacomo Scotti, da Wu Ming a Stafania Limiti, e tanti altri scrittori, giornalisti, ricercatori, evidenzia che "La marcia su Fiume fu la prima azione militarista verificatasi in Italia dalla fine della grande guerra, minò profondamente l'autonomia storica della città e segnò l’inizio del declino di Fiume. Lo scopo dell'occupazione era annettere Fiume all’Italia, per “fermare” l’ondata “barbarica” e “slava” che rischiava di arrivare su Trieste e Gorizia, come sosteneva espressamente D'Annunzio, con affermazioni razziste che riteniamo inaccettabili al giorno d’oggi, quali queste, tratte da Il sudore di sangue- Lettera ai Dalmati che citiamo solo a titolo di esempio: “Il croato lurido, s’arrampicò su per le bugne del muro veneto, come una scimmia in furia, e con un ferraccio scarpellò il Leone alato (…) Quell’accozzaglia di Schiavi meridionali che sotto la maschera della giovine libertà e sotto un nome bastardo mal nasconde il vecchio ceffo odioso”. È chiaro che la motivazione del Comune di Trieste per erigere una statua a Gabriele D’Annunzio prescinde dal suo valore di letterato e poeta, ma è finalizzata esclusivamente a celebrare l’anniversario dell’impresa fiumana. (....)i n considerazione che il legame culturale tra D'Annunzio e Trieste è inesistente, mentre invece ne esiste uno fortissimo di carattere nazionalistico, irredentista e razzista, non possiamo che respingere con forza ogni celebrazione o esaltazione di simboli del nazionalismo, difendendo invece il pluralismo culturale e storico di Trieste." 
Manifesto, bilingue, che può essere sottoscritto  a questa mail: nodannunzioatrieste@virgilio.it


mb

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