I numeri che riguardano il terrorismo islamista in Europa sono importanti, certo, se rapportati a quello che accade in altri parti del Mondo, come in Africa o Medio-Oriente, il totale complessivo delle vittime che vi sono state in Europa in quattro anni sono un niente rispetto a quelle cagionate altrove. Ma è un niente che è in realtà un tutto per chi vi è stato coinvolto, per i famigliari e soprattutto per l'Europa che è stata colpita. La reazione è stata comunque notevole dal punto di vista repressivo e preventivo, anche se dopo
Barcellona, dopo quel 17 agosto 2017, vi è stato un cambio strategico e comunicativo notevole nei confronti del terrorismo islamista, come è evidente ai più, le cui fobie e paure che ne se sono derivate, che hanno fatto saltare i nervi, sono state determinanti per spingere il vecchio Continente indietro nel '900. Un viaggio nel tempo doloroso e reazionario. Guardando i dati
forniti dall’Europol nel 2017 nell’UE
sono morte
62 persone in 33 attacchi terroristici di matrice jihadista, meno
rispetto alle 135 vittime in 13 attentati del 2016. Si legge comunque che dall’inizio del 2016
alla fine del 2017 sono tuttavia dieci gli attentati considerati
“portati a termine” dai governi nazionali, ossia che sono riusciti a
completare il loro obiettivo.
Nel 2017 sono falliti o stati sventati 23
attentati, sensibilmente di più rispetto ai 3 dell’anno precedente.
Nel 2015, l'anno del terrore in Europa, le vittime per attacchi terroristici nell’UE hanno raggiunto
quota 150. Da segnalare che è stata presentata alla Commissione per le Libertà civili e gli affari interni la
relazione 2018
sulla situazione e sulle tendenze del terrorismo nell'Unione europea. A livello di minacce potenziali ciò che viene evidenziato è che “una delle minacce più gravi è costituita
dalle persone che sono state arrestate per il loro legame con il
fenomeno dei foreign fighter e che verranno rilasciate a breve”. E' emerso che o ggi la maggior parte degli attentati sono fatti da “terroristi nati,
cresciuti e radicalizzati nel territorio in cui compiono l’attentato”,
senza necessariamente aver viaggiato in zone di conflitto come Siria o
Iraq.
Non emerge alcun uso sistematico delle rotte migratorie da parte dei terroristi, ma non è stato negato che certi terroristi tentano di utilizzare le rotte migratorie per entrare
nell'UE ed è per questo che è stato rafforzato la cooperazione con paesi come
la Grecia e l'Italia a tal proposito.
Marco Barone
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