Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Nel centenario della "vittoria" il FVG è in mano agli indipendentisti padani




L'articolo 1 dello Statuto della Lega Nord così recita:“Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” (di seguito indicato come “Lega Nord”, “Lega Nord – Padania” o “Movimento”), è un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non riconosciuta che ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana." Si è fatta l'Italia con Trento e Trieste si è detto, e si è detto male a quanto pare. Dopo l'occupazione dell'Italia di terre "fedelissime" all'Impero Austroungarico in soli 25 anni di presenza è riuscita a fare quello che nessuno era mai riuscito in così pochi anni, affermando il concetto del suprematismo della civiltà latina su quella slava, avviando campagne lunghe e metodiche di epurazione etnica, bonifica etnica, cancellazione identitaria, e non sarà un caso che le leggi razziali verranno proclamate proprio a Trieste, perchè terreno fertile, l'Italia da queste parti non ha proprio lasciato dei ricordi memorabili. 600 mila morti, circa, milioni di feriti, ed accade che nel centenario della grande guerra, il paradosso ha voluto che il FVG finisse in mano al verde leghista. Ciò è accaduto per una miriade di questioni a partire da quelle massmediatiche che hanno favorito il vento leghista come non mai, a partire dall'Europa che ha tradito lo spirito dell'unione dei popoli a favore di quella globalizzazione selvaggia che ha determinato diseguaglianze sociali pazzesche a partire da un Paese come il nostro sempre più disunito e disinnamorato dello spirito antifascista ed unitario della nostra Costituzione. In FVG su 950.403 elettori i votanti sono stati 713.973 (75,12%). Ben 24.656 le schede non valide,una enormità. 177.809 sono i voti andati alla Lega Nord, 36.598 a Fratelli d'Italia, quelli di Casapound sono stati 8875, Forza Nuova 5610, Popolo della famiglia 4847, e la galassia complessiva della destra "estrema" vuole un totale di 233.739 voti. Se poi si aggiungono i voti giunti dalla destra moderata come Forza Italia, UDC ed i voti dei Cinque Stelle, movimento prevalentemente di destra nella sua connotazione, anche se ha preso voti da alcuni ambienti di "sinistra" si arriva ad altri 251.035 voti, per un totale di 484.774 voti. Cioè poco più della metà del totale degli elettori del FVG. La regione è già stata presa dalle destre, che siano nere, verdi o gialle nella mappa, questo è un dato incontestabile, una destra che avrà mille contraddizioni interne da risolvere e affrontare, ma in questo mondo siamo oramai abituati a vivere nella perenne e forse osannata all'inverosimile contraddizione esistenziale e sociale specialmente in un Paese sull'orlo dello sfascio totale quale il nostro. Il precipizio è sempre più vicino ed il canonico interrogativo del che fare viene travolto dalla realtà che non ti lascia respiro.

Marco Barone

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