La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Scuola e nuove Indicazioni Nazionali,sì alla storia del '900 ma si parla di "ricordo della liberazione" e "momento di concordia nazionale"


Come si è sempre detto nelle nostre scuole si sa tutto della storia dell'uomo primitivo, della donna primitiva, tutto della storia romana, qualcosa sull'Italia risorgimentale, meno che niente di tutta la storia del '900, in un Paese che ha un forte ritardo d'istruzione rispetto ai Paesi più sviluppati e che corre nella direzione della scuola delle competenze in chiave europea abbandonando quello spirito critico ed umanistico che ne ha sempre segnato la forza e la differenza.
Vanno in questa direzione, per diversi aspetti, le nuove indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione, formalizzate con D.M. n. 254 del 13 novembre 2012. Se da un lato si riconosce valenza alla lingua italiana e valorizzazione agli atri idiomi diffusi in Italia, si persevera in modo pesante sulla via delle competenze in chiave europea per la realizzazione di quel modello di certificazione nazionale delle competenze che ha favorito processi che vogliono più una scuola del saper fare che saper pensare e ragionare.

Si introduce però, un concetto importante. In materia di storia. Così si scrive: "Senza forzare l’insegnamento della storia verso una impropria utilizzazione strumentale, non c’è dubbio che tale disciplina offra uno specifico contributo alla formazione di una cittadinanza nazionale, europea e mondiale. Per quanto riguarda la dimensione nazionale si presta in modo privilegiato ad educare alla memoria, con una attenzione tutta particolare alle vicende del Novecento, comprese le pagine più difficili della nostra storia nazionale. Particolarmente significativo risulta il ricordo delle lotte di liberazione e del successivo momento di concordia nazionale che ha consentito di elaborare e poi di consolidare la nostra Costituzione"

Dunque la lotta di liberazione deve essere trattata a banale e semplice momento di ricordo? Quando è stata un qualcosa di rivoluzionario, enorme, profondo per il nostro Paese che ha subito vent'anni e oltre di dittatura? Perchè parlare di ricordo e non studio delle lotte di liberazione? Una sfogliata di pagina e via? 
E soprattutto cosa si intende per successivo momento di concordia nazionale che avrebbe consentito di elaborare la nostra Costituzione? Quale concordia? Quale pace sociale? 
Vi è stato prima ancora un referendum Monarchia/Repubblica che ha visto il Paese spaccato letteralmente a metà, e sarà non con uno spirito di concordia nazionale che si arriverà alla nostra Costituzione, sicuramente di compromesso per alcuni aspetti, ma di riscatto antifascista prima di tutto un riscatto che non ha permesso e non poteva permettere alcuna concordia nazionale perchè il fascismo in Italia era ancora vivo e presente. Certo, è innegabile che dei tentativi di "apertura" verso la strada della fantomatica "pacificazione" sono stati fatti, passando ad esempio dall'amnistia di Togliatti, ma in Italia vi è stata concordia nazionale che ha consentito alla elaborazione della nostra Costituzione? 

La risposta, negli intenti, è data dal discorso del 25 giugno 1946 di Vittorio Emanuele Orlando, nominato per anzianità, Presidente dell'Assemblea Costituente , all'atto dell'apertura dei lavori, con un discorso che si concluderà proprio con un vero e proprio  appello alla “concordia nazionale”.

Ma da cosa passava tale Concordia Nazionale? 

Dalla questione delle vicende del Confine Orientale...

 Ed è, questo saluto, rivolto ad un’Assemblea nella quale il popolo italiano, per la prima volta nella sua storia, si può dire rappresentato nella sua totalità perfetta, senza distinzione né di sesso, né di classi, né di regioni o di genti, se anche, sotto quest’ultimo aspetto, si rinnovelli nel ricordo il dolore disperato di quest’ora, nella tragedia delle genti nostre di Trieste, di Gorizia, di Pola, di Fiume, di Zara, di tutta la Venezia Giulia, (L’Assemblea si leva in piedi — Vivissimi prolungati applausi — Grida di Viva Trieste italiana! e di Viva Trieste repubblicana!), le quali però, se non han votato, sono tuttavia presenti, poiché nessuna forza materiale e nessun mercimonio immorale potrà impedire che siano sempre presenti dove è presente l’Italia


Dal Trattato di Pace che era in fase di discussione  e verrà considerato punitivo e umiliante...

 Essa ci umilia con l’offesa sanguinosa ai marinai, ai soldati, agli aviatori, ai partigiani che han combattuto e son morti a decine di migliaia, trasformandoli in mercenari poiché si sarebbero battuti per uno straniero che ci considerava e continua a considerarci come nemici. (Vivissimi applausi). Essa ci mutila, separandoci da genti che sono carne della nostra carne e sangue del nostro sangue; ci toglie l’indipendenza mettendoci a discrezione di chiunque voglia aggredirci, disarmati entro i confini indifesi; essa ci spoglia con le riparazioni, mentre siamo nella più catastrofica indigenza; essa ci sottrae le colonie, il cui valore è tutto costituito dal nostro lavoro. Se ciò avvenisse, un’ombra resterebbe gettata nei secoli sull’onore di chi ci avrebbe chiamato a combattere per una causa, la quale ora ci si dice che non era la nostra.

 E dunque tutti amici dimenticando il passato...

 Frattanto, in questo pericolo mortale che ci minaccia dall’estero, un imperativo categorico si pone verso l’interno: l’unione, la pacificazione, la concordia. Un appello solenne ne segue, perché ogni italiano, a qualunque partito, a qualunque classe appartenga, ogni risentimento, ogni dissenso, ogni rancore, ogni interesse, ogni pensiero insomma, subordini alla maestà di questo comando: la concordia nazionale perché si salvi l’Italia, perché viva l’Italia. Vorrei ardentemente che queste fossero le ultime mie parole, affinché esse restassero impresse con l’autorità austera dell’al di là: Viva l’Italia!


Marco Barone 

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