Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Dicono che il FVG "ha imboccato la via d'uscita dalla crisi". Ma la realtà che dice?

Sul sito della Regione si legge che " il Friuli Venezia Giulia ha imboccato la via d'uscita dalla crisi e prosegue nell'andamento di crescita economica ed occupazionale. È quanto emerge dal Rapporto 2017 sul mercato del lavoro in Friuli".
Ed ancora: "Il rapporto evidenzia innanzitutto una ripresa economica e occupazionale: la variazione percentuale del Pil a prezzi di mercato (a valori concatenati) segna un +1%, in linea con la media nazionale, mentre l'occupazione sta ritornando ai livelli pre-crisi, con 510 mila occupati nel 2017 (+2% rispetto al 2016; erano 520 mila nel 2008). Il tasso di occupazione in regione ha raggiunto il 66,1% (fonte Istat - III trimestre del 2017), ovvero lo stesso livello del 2008; quello di disoccupazione, nel secondo trimestre dell'anno scorso, è sceso al 6,45% (contro l'8,2% del 2016).
Cresce soprattutto l'occupazione dipendente, a tempo determinato e a tempo indeterminato e diminuisce il tasso di disoccupazione generale e di lunga durata. Aumenta l'occupazione femminile, soprattutto nei servizi e nel lavoro indipendente, così come aumenta l'occupazione nella manifattura e nell'industria, trainando con sé il settore dei servizi dove si genera il maggior numero di opportunità occupazionali. In termini assoluti, nel terzo trimestre 2017, su 510 mila unità, gli occupati nell'industria sono poco più di 128 mila e oltre 342 mila nei servizi."
Insomma aumenta tutto. 

Ok. Ma cosa ne pensano di tutto ciò i lavoratori della Eaton di Monfalcone, della Detroit di Ronchi, delle aziende goriziane che hanno chiuso baracca, di quelle in procinto di chiudere? E la qualità e le condizioni del lavoro come sono? Stante il fatto che in base ai dati come pubblicati sulla stampa sono quasi mille le aziende dell'area giuliano-isontina passate al setaccio dall'Ispettorato nazionale del lavoro nel 2017 ed il 68% è risultato irregolare? 217 i lavoratori per cui non sono stati rispettati i riposi settimanali?  707 le violazioni amministrative e 46 quelle penali che hanno coinvolto 714 lavoratori?
Marco Barone

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