La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Dal duello piazza Tito/piazza Duomo di Capodistria a Goodbye Perestrojka di Gradisca al ponte degli Alpini per l'amicizia per "Nikolajewka"







Nel centenario della Rivoluzione Russa, dove forse è più facile parlare dell'insalata russa che di quello che avrebbe rappresentato la rivoluzione d'ottobre, chi lo avrebbe detto che sarebbe finita come è finita? Mica a tarallucci e vino, ma nel silenzio più totale, nel quasi imbarazzo di parlare di quel momento storico, se non fastidio o meglio lasciar perdere e guardare avanti. Dopo la caduta del Muro di Berlino non poteva che essere così.

Interessante notare cosa accade ad esempio in Friuli Venezia Giulia.


"La rilettura dell'utopia comunista attraverso le immagini della sua dissoluzione rappresenta una descrizione artistica e documentale della fase terminale della rivoluzione e del suo sogno: la Perestrojka. A Gradisca questo momento storico rivive in una mostra inedita e preziosa".

Giustamente cosa si poteva esaltare nel periodo del centenario della Rivoluzione? La fine della stessa.
Le parole in precedenza erano dell'assessore regionale alla Cultura GianniTorrenti  che ha sintetizzato la portata dell'esposizione "Goodbye Perestrojka", inaugurata presso la Galleria Spazzapan di Gradisca d'Isonzo. 

Sempre a livello regionale un secondo appuntamento che porta verso la gelida Russia.

 "La giornata di oggi rappresenta un doppio momento di orgoglio per la nostra regione. Innanzitutto perché un manufatto costruito in Friuli Venezia Giulia andrà a ricordare la memoria delle tantissime penne nere che persero valorosamente la vita nelle battaglie di Russia. Ma lo è anche perché questa è l'opera di un'azienda pordenonese che, con la propria capacità operativa e conoscenza, porta un segno tangibile della nostra economia e del nostro saper fare in Italia e nel mondo".

Lo ha detto il vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello a margine della cerimonia svoltasi  a San Quirino durante la quale è stato benedetto il Ponte degli Alpini per l'amicizia. Il manufatto, la cui costruzione è stata promossa dall'Ana nazionale, è stato realizzato dalla ditta Cimolai di Pordenone per ricordare l'ultima battaglia delle divisioni alpine in Russia alle porte di Nikolajewka. 

Che come è noto ha visto gli italiani combattere per l'antifascismo e l'antinazismo, no? No. La campagna di Russia è stata tremenda, ma una parolina più che sul valore sul disvalore storico e politico che è stata quella battaglia e quella campagna andava espressa come minimo è questo che si aspettava da una forza politica fantomatica che racconta di essere di sinistra. Sarà.

Comunque il ponte sarà trasportato in Russia e poi assemblato e montato dai soci volontari dell'Ana. L'inaugurazione è prevista per il 14 settembre 2018, in concomitanza delle celebrazioni del 75. di Nikolajewka e del 25. della costruzione dell'Asilo Sorriso, donato dall'Ana alla popolazione di Rossosch. 

Subito dopo il confine, in quella città che poteva essere italiana ma non lo è stata, Capodistria, in Slovenia, come già avevo ricordato ha suscitato scalpore la targa affiancata a quella di piazza Tito il cui scopo non detto ma evidente ai più era quello di porre le basi concrete per un giorno qualunque o non tanto qualunque per arrivare a rimuovere le vecchie denominazioni ed i simboli della Jugoslavia e del socialismo Jugoslavo e che ricordano Tito, da alcuni ricordato come dittatore, da altri come eroe.  Su Radiocapodistria si riporta la seguente notizia:  "A Capodistria, in piazza Tito, è rimasta appesa appena due giorni la targa con l'odonimo storico "Piazza del Duomo". La tabella è stata rimossa da ignoti ieri sera. L'affissione era stata decisa dopo anni di lavoro della commissione comunale per la toponomastica, avrebbe dovuto essere la prima di una serie di targhe da apporre con i nomi storici di vie e piazze cittadine."
 
Forse è stato l'unico atto rivoluzionario, per rimanere in tema, accaduto in questo momento nel Confine Orientale, verrebbe da dire.
 
Marco Barone 

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