La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Riconoscendo maggiore autonomia al Veneto e Lombardia, si apre la strada ad una futura secessione

I processi di secessione od indipendenza, sarà un caso, ma caso non è, traggono la loro forza sicuramente da vicissitudini identitarie, storiche, tradizionali ben affermate e radicate, ma il vero motore che determina il tutto è solo ed esclusivamente l'economia. Sono le zone più ricche che vogliono staccarsi. Così era per la Padania, ma il secessionismo è crollato nel momento in cui si è scagliata in Italia la crisi economica del 2008 impoverendo anche il ricco nordest. La Catalogna rispetto alla Spagna ha superato bene la crisi, ed ora rivendica con forza la sua indipendenza, un nazionalismo minore che si scontra con quello maggiore spagnolo, quando il vero problema che lì avrebbero sarebbe quello di affossare la monarchia. Siamo nel terzo millennio ed esiste ancora la monarchia. Pazzesco, ma è così.

La Catalogna come da Costituzione godeva ed ha goduto di profonda autonomia. Ma questa non è più bastata. Arrivati ad un certo punto, potendoselo permettere, perchè ricca, decide di voler andare via, via dalla Spagna per farsi la sua felicissima piccola nazione da 7 milioni di abitanti. Non è questo il futuro dell'Europa. Concedere maggiore autonomia a realtà che oggi ne rivendicano con forza, come il Veneto e la Lombardia, significa spianare la strada politica ad una futura rivendicazione di secessione. Sarà inevitabile, non appena le condizioni economiche lo permetteranno, ciò accadrà. Il futuro dell'Europa si chiama superamento degli stati nazionali, delle nazioni. 

Si va verso la direzione del sistema delle Marcroregioni destinate a determinare la nuova geografia politica e non solo politica dell'Europa e dell'Italia. Si tratta di progetti nati, così come nacque la CEE, poi Ce, ed ora UE, in primo luogo per coordinare l'intervento economico su determinate aree. Insomma le Regioni scavalcheranno lo Stato, si coordineranno con le Regioni della Macroregione di cui faranno parte per costituire inevitabilmente un nuovo corpus politico ed autonomo che minerà, ovviamente, il senso degli Stati così come oggi e ieri li abbiamo conosciuti. Non tutte le Regioni saranno interessate da questi processi, ma buona parte di quelle italiane sì, e tra queste vi è anche il FVG che rientra in due progetti Nella Macroregione regione Alpina, che riguarda l'Italia e altri quattro Stati membri dell'Ue (Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia), insieme a due Paesi terzi (Liechtenstein e Svizzera). E soprattutto in quella Adriatico Ionica che interessa i seguenti Paesi: Croazia, Grecia, Italia , Slovenia, Albania, Bosnia Erzegovina, Montenegro e Serbia. Il superamento dello Stato nazione è già scritto, è anacronistica la nazione come oggi la conosciamo, si andrà nella direzione di un maggior internazionalismo, pluralismo culturale e sociale, e maggior federalismo. Da capire se tutto ciò comporterà anche maggiore democrazia od una minore democrazia, maggiore giustizia sociale od una riduzione ulteriore di giustizia sociale.


Marco Barone

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