Maggio 1948: il primo treno d'Italia a Monfalcone dopo la guerra

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Poche ore dopo l'insediamento del primo Presidente della Repubblica, a Trieste, giungeva il primo treno d'Italia, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Treno che passava chiaramente anche dalla stazione di Monfalcone, come testimonia un breve fermo immagine tratto dal prezioso video dell'archivio dell'Istituto Luce. Il video interessa l'i naugurazione della linea ferroviaria Venezia-Trieste. Fu un fatto storico di estrema importanza, un piccolo segnale di ritorno alla normalità in un Paese ridotto in macerie a causa della seconda guerra mondiale. Le ferrovie sono sempre state importanti nel nostro territorio, soprattutto grazie agli investimenti originari effettuati dall'Impero asburgico. Nel 1854 venne infatti aperta la linea da Trieste a Vienna  attraverso il Semmering. Il progettista fu il veneziano Carlo Ghega, a cui a Trieste è dedicata una via in città, linea di 14 gallerie, una delle quali raggiungeva la lunghezza di  ben 1431 m, con 16 viadotti e

I 9 punti del patto di Gorizia sui migranti firmato dai sindaci di Udine,Trieste,Pordenone e Gorizia


Hanno deciso di riunirsi a Gorizia, su chiamata del sindaco di Gorizia, i sindaci delle città ex capoluogo di provincia, visto che le province in FVG sono state abolite ed esistono le UTI. Hanno stilato un patto di 9 punti, con una lettera che contiene una premessa a dir poco discutibile ed in alcuni passaggi è veramente assurda.
Un pacchetto da consegnare al ministro dell'interno quando i primi di settembre giungerà in FVG. Un patto che ha escluso sindaci di Comuni importanti, come Gradisca, o di altre località dove vengono accolti diversi migranti. Un patto che contiene anche delle proposte irrealizzabili.

Balza all'occhio quando nella premessa si scrive che "la presenza dei richiedenti asilo va ben oltre quella percentuale storica, sebbene ora superata, del 2,5 per mille abitanti condivisa nell’intesa fra Governo e Anci, ma anche le nuove percentuali fissate dal “decreto Minniti”, traguardando ormai, in taluni casi, addirittura il 15 per mille. Centinaia di richiedenti asilo, sia inseriti in strutture convenzionate sia privi di tale assistenza, si riversano quotidianamente nei centri storici cittadini dando la sensazione di essere maggioranza rispetto alla popolazione locale, come si evidenzia dalle molte segnalazioni giunte in tal senso e da articoli apparsi sulla stampa locale." Roba da non credere. Eppure è stato scritto in un documento ufficiale da presentare ad un ministro della Repubblica italiana.  Vi risparmio il resto. Veniamo al dunque dei 9 punti del patto di Gorizia:

1. creare le condizioni, attraverso un nuovo “Piano Marshall” destinato ai paesi che oggi generano emigrazione, affinché vengano progressivamente meno le ragioni che stanno alla base della scelta di migrare, con interventi posti in essere al fine di elevare l’istruzione, migliorare la sanità, rafforzare le infrastrutture e promuovere attività di impresa;
2. riuscire a fermare i migranti prima che entrino in territorio nazionale, attraverso intese con i paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo e controlli mirati anche sui confini settentrionali;
3. accelerare le pratiche di rimpatrio di quanti non hanno diritto allo status di rifugiato, compresi quelli che si sono già visti rifiutare la domanda in altri Paesi europei: il tutto rafforzando e, se del caso, moltiplicando le strutture che si occupano di tali procedure (una Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiato in ciascun capoluogo italiano di provincia);
4. reiterare l’istanza di modifica della Dublino 3 affinché la richiesta di asilo non possa essere accettata in un Paese diverso da quello di prima presentazione;
5. attivare, in Friuli Venezia Giulia altre tre Commissioni Territoriali, oltre all’unica già presente a Gorizia, per il riconoscimento della protezione internazionale e raddoppiare subito la dotazione organica dell’unica Commissione oggi presente così da dimezzare i tempi di evasione delle pratiche (su un transito di circa 12 mila migranti all’anno l’unica Commissione è in grado di istruire non più di 2.000 / 2.500 istanze);
6. adottare nuove misure per consentire anche a chi ha già ricevuto lo status politico di ricevere servizi di accoglienza ed evitare di ritrovarsi senza un luogo dove soggiornare;
7. deve essere istituita una commissione congiunta parlamentare e governativa per mettere a fuoco le problematiche specifiche del flusso di richiedenti asilo provenienti da altri paesi dell’UE in arrivo via terra attraverso il confine Italia-Austria di Tarvisio e Italia-Slovenia. Un flusso che si scarica su città capoluogo e sede di Questura;
8. per evitare maggiori costi alle comunità le spese sanitarie relative alle patologie vanno prese in carico direttamente a livello ministeriale per consentire una migliore cura a tutela dei singoli e dell'intera comunità;
9. rafforzare gli organici delle Forze dell’Ordine.

L'unica cosa certa è che questo patto, a prescindere dai suoi punti, non contiene alcun elemento autocritico, anzi, è partito da una città come Gorizia  dove i diritti nei confronti dei richiedenti asilo fuori convenzione non esistono. Un patto che segna un colpo politico importante per il sindaco di Gorizia, questo è poco ma sicuro in un sistema dove l'accoglienza diffusa non funziona, dove esistono speculazioni importanti, dove i richiedenti asilo vengono trattati come "animali" in diversi casi, in un Paese sempre più razzista ed intollerante come l'Italia. 

Marco Barone

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