La ciminiera di Monfalcone va salvaguardata non demolita

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In Italia spesso si preferisce inseguire la via della tabula rasa, dell'annientamento, del vuoto, per dare spazio al nuovo che sormonta e travolge tutto ciò che è stato nel bene e nel male. Ci sono manufatti che hanno segnato la vita e la quotidianità di una comunità. Ci sono manufatti architettonici che caratterizzano i luoghi ed uno di questi è indiscutibilmente la ciminiera di Monfalcone di cui si apprende che nel 2027 avverrà la sua demolizione. Qui non è chiaramente in discussione la riconversione della centrale attuale ma di ciò che esteticamente, simbolicamente, rappresenta quel manufatto enorme di circa 150 metri circa realizzato nel secolo scorso e che andrebbe preservato piuttosto che spazzato via. Quel manufatto potrebbe essere considerato come ciminiera storica industriale, elemento tipico del paesaggio industriale monfalconese. Perchè non valutarne la sua valorizzazione a livello conservativo, anche come elemento storico di riflessione di come i processi ...

Gorizia si deve aprire al "mercato cinese"? Una proposta irricevibile

Si rimane sconcertati dalla proposta effettuata da una piccola forza politica che si dice di sinistra a Gorizia. Quale? Stante il noto quadro disastroso di Gorizia, sofferente non tanto per la concorrenza normale della vicina Slovenia, ma per politiche sbagliate di assistenzialismo italiane che per anni hanno dopato il sistema goriziano per poi abbandonarlo nel momento più cruciale, quando la questione dei confini è venuta meno, cosa è stato proposto?
Che "l'unica vera possibilità di sviluppo industriale, a Gorizia, sia quella di diventare retroporto di un mercato preciso, (...) quello cinese" Ora, come è noto la nuova via della seta, abbandonata l'ipotesi Taranto, si è concentrata sulla direttrice Genova e Trieste. La nuova via della seta è una iniziativa strategica importante per il mercato cinese che passa attraverso la cooperazione tra diversi paesi dell'Euroasia. Cosa ha comportato? Speculazioni economiche incredibili, consumo del suolo assurdo e condizioni di lavoro pessime. Molti penseranno che la nuova via della seta possa essere governata. Certo, e da chi? Da un Paese corrotto e che a livello internazionale non conta niente, come l'Italia? Se prima non cambiano le condizioni di lavoro nel sistema cinese, aprirsi a questo mercato, significa rischiare di legittimare condizioni sociali e di lavoro pessime. In Cina si è quantificato che  800 milioni di contadini sono stati espropriati della terra destinata a uso industriale o commerciale e gli  operai sono continuamente sfruttati da manager stranieri e locali. Questo è il problema. La Cina è destinata a diventare la prima potenza economica mondiale, ma a quale prezzo? A quali condizioni? Il capitale cinese conquista tutto, anche in Italia, Paese in svendita dopo la crisi economica del 2007/2008, il problema è il sistema economico esistente, sempre più selvaggio ed indomabile ed il mercato cinese in questo momento rappresenta il peggio del peggio. Ovviamente in Cina ci sono lotte importanti e probabilmente la più grande forma di rivoluzione e ribellione accadrà proprio in Cina contro condizioni di lavoro allucinanti. Basta guardarsi qualsiasi documentario per capire come funziona quel mercato e quel sistema. Certo, non è che quello Occidentale sia migliore, ma non è ancora arrivato ai livelli di quello che connota il sistema cinese. Ed una forza politica che si dice di sinistra dovrebbe tenere conto di tutto ciò o no? Discorso diverso è intrecciare eventualmente rapporti culturali, o turistici, questione su cui si dovrebbe seriamente investire, perchè sarà la cultura libera e la bellezza a salvarci dallo schiavismo di questo nuovo secolo. 

Marco Barone

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