Il mondo gattopardiano dopo il coronavirus

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C'è stato un tempo sconvolgente che sembrava non finire più. Sembrava che il mondo perduto non sarebbe più potuto tornare. Sembrava tutto. E invece, non è cambiato niente. Dopo settimane di bombardamenti mediatici ai limiti del terrorismo psicologico su come ci si dovesse comportare per evitare di essere contagiati dal cornoavirus e non incorrere nella covid19, sembraba impensabile pensare che il post coronavirus, potesse essere come il prima. Nulla sarà come prima, si diceva. Ci sarà un prima coronavirus, un dopo coronavirus. Si ripeteva.  La stretta di mano sembrava essere destinata all'estinzione, gli abbracci, essere ridotti al minimo, il baciarsi sulla guancia, due, tre volte, all'italiana, a rischio estinzione come i dinosauri, e che dire della distanza di sicurezza sociale di almeno un metro? Si temeva che questo potesse essere il modo tipico delle relazioni "aosciali".  Si pensava che potesse derivarne l'Italia dei balconi di D'Annunzio e Mussol...

Il volto bello ed umano della vera Trieste a campo San Giacomo

 
 
 
Trieste è sempre una città di migranti, immigrazione ed emigrazione fanno parte della storia di questa città, tanto che oggi parlare di triestino autoctono sarebbe alquanto azzardato come concetto. A Trieste esiste il mito, perchè solo mito è oggi, della Mitteleuropa, esiste il multiculturalismo, ma esiste anche un problema enorme che si chiama intolleranza, e razzismo. Che si è manifestato in diverse forme, con diverso colore, colpendo il fondamento di uno dei principi più belli espressi nella nostra Costituzione, l'articolo 3. "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza  distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".  Si parla di razza, ma ha senso ancora oggi parlare di razza all'interno della Costituzione? Sicuramente esiste il razzismo, pur non esistendo le razze. Cambiano i concetti, invece di razza si parla di etnia, che è un qualcosa di più accettabile, di morbido.  Mentre suonavano le campane della chiesa, nel pomeriggio del 17 dicembre, tanti cittadini e tante cittadine di Trieste, indignati/e per i fatti squallidi di via dell'Istria, si sono dati appuntamento per parlare di diritti civili, di libertà, fratellanza, uguaglianza, integrazione, accoglienza. 
 

Diversi i temi emersi, dal sessismo, al problema del maschilismo, dalle questioni dell'identità di genere, alla xenofobia ricordando anche quello che ultimamente accade nella vicina Bisiacaria. Quella di campo san Giacomo è stata la piazza dei diritti civili dove Trieste ha mostrato il suo volto più bello ed umano, all'interno di un piccolo mondo sempre più organico, e complesso. L'ignoranza non passerà.

Marco Barone

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