Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il volto bello ed umano della vera Trieste a campo San Giacomo

 
 
 
Trieste è sempre una città di migranti, immigrazione ed emigrazione fanno parte della storia di questa città, tanto che oggi parlare di triestino autoctono sarebbe alquanto azzardato come concetto. A Trieste esiste il mito, perchè solo mito è oggi, della Mitteleuropa, esiste il multiculturalismo, ma esiste anche un problema enorme che si chiama intolleranza, e razzismo. Che si è manifestato in diverse forme, con diverso colore, colpendo il fondamento di uno dei principi più belli espressi nella nostra Costituzione, l'articolo 3. "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza  distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali".  Si parla di razza, ma ha senso ancora oggi parlare di razza all'interno della Costituzione? Sicuramente esiste il razzismo, pur non esistendo le razze. Cambiano i concetti, invece di razza si parla di etnia, che è un qualcosa di più accettabile, di morbido.  Mentre suonavano le campane della chiesa, nel pomeriggio del 17 dicembre, tanti cittadini e tante cittadine di Trieste, indignati/e per i fatti squallidi di via dell'Istria, si sono dati appuntamento per parlare di diritti civili, di libertà, fratellanza, uguaglianza, integrazione, accoglienza. 
 

Diversi i temi emersi, dal sessismo, al problema del maschilismo, dalle questioni dell'identità di genere, alla xenofobia ricordando anche quello che ultimamente accade nella vicina Bisiacaria. Quella di campo san Giacomo è stata la piazza dei diritti civili dove Trieste ha mostrato il suo volto più bello ed umano, all'interno di un piccolo mondo sempre più organico, e complesso. L'ignoranza non passerà.

Marco Barone

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