Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Attenzione a proporre Hub ed HotSpot a Gorizia ed in FVG

In Italia si deve sempre seguire l'inglesismo, non per essere, ma per apparire più moderni. Però dietro l'inglesismo, spesso, si può celare un grande inganno. Penso, per esempio al sistema degli HotSpot. Quel sistema che ha generato de facto pratiche sistematiche di carattere illegale nei confronti dei migranti, dei profughi. 
E queste preoccupazioni sono state espresse recentemente da ben 12 organizzazioni del Tavolo Asilo, ove a Roma hanno evidenziato la loro preoccupazione "per una deriva fortemente negativa che rischia di determinare da qui in avanti la politica di asilo in Italia". Gli HotSpot sono stati istituiti all’interno di centri già esistenti e precedentemente utilizzati come centri di primo soccorso e accoglienza o di identificazione ed espulsione. 
Sul sistema degli HotSpot è stato denunciato che, queste strutture hanno come scopo primario quello di garantire il foto segnalamento e completare una distinzione sostanzialmente arbitraria, tra richiedenti asilo e migranti economici, violando ogni normativa europea in materia. Dunque non stanno diventando luoghi di prima accoglienza, ma centri di detenzione che facilitano l'espulsione. E non è un caso che queste strutture stiano nascendo lì dove vi erano i vecchi CSPA (a Lampedusa e Pozzallo (RG), ed un CIE a Trapani Milo). E complementare al sistema degli HotSpot, sono gli Hub. E sulla carta devono essere previsti due tipi di Hub. Quelli aperti, nel Nord Italia che accoglieranno i migranti con diritto di protezione internazionale, in attesa dell'udienza per il riconoscimento della relativa domanda d'asilo. E quelli chiusi, dove verranno concentrati i migranti" economici" per l'espulsione, e saranno al Sud.  
Ed in merito al sistema Hub, da realtà che operano sul campo è stato espressamente rilevato che "l'accoglienza si trasforma in detenzione e si inaspriscono le pratiche di deportazione sulla base del paese di origine e degli accordi di riammissione che rendono possibile l'accompagnamento forzato in frontiera dopo il riconoscimento da parte dell'autorità consolare." Come legittimare un simile sistema? Fino a quando funzionerà in questo modo?
La cosa allucinante è che se nel resto del mondo si chiede la chiusura degli Hub, intesi come snodi logistici ed organizzativi che favoriscono interessi criminali in materia di tratta di essere umani e se ne chiede lo smantellamento, in Italia, invece, si utilizza il termine Hub, per altre strutture, che hanno ovviamente altre tipologie di scopi da perseguire, pur essendo una via di mezzo tra Cie e Cara. Visionando alcune gare di appalto si può leggere che la capienza dell’Hub regionale viene individuata da una Commissione appositamente istituita dal Ministero dell’Interno, previa ricognizione dello stato dell’arte degli immobili e delle superfici esistenti. 
Con riferimento alle prestazioni che l’ente gestore deve assicurare agli ospiti del Centro Governativo di Accoglienza – Hub Regionale, vi è il servizio di insegnamento della lingua italiana, od un servizio dedicato di autotrasporto mediante autobus tra l'Hub e la città ivi considerata. Insomma si ha il dubbio che si stia riproponendo un sistema più morbido rispetto al passato, ma che attualmente, complessivamente, vede l'Europa violare la Convenzione di Ginevra le Direttive dell’Unione Europea in materia di accoglienza . Ora, dire che Gorizia ha già una specie di Hub, ciò può essere improprio.L'attività che svolge Medici Senza Frontiere, a costo zero per le casse statali, non so quanto possa essere paragonata al sistema Hub. Viste anche le perplessità come ora enunciate. A Gorizia, unico caso in Italia, ha realizzato un alloggio temporaneo per offrire assistenza medico-umanitaria urgente a decine di richiedenti asilo che da settimane e mesi vivono in queste zone  ma non hanno ancora trovato una situazione stabile a causa della mancanza di posti di accoglienza. Dunque, prima di proporre Hub od Hotspot dalle nostre parti, forse è il caso di capire bene in cosa consistono questi sistemi, ed attivarsi affinché il sistema dell'accoglienza possa essere realmente effettivo e degno di essere definito come tale, e non scaricato sulle spalle del volontariato nell'Italia che si vanta di essere una potenza economica di primissimo livello, culla della civiltà, e casa del diritto, perché ad oggi, almeno per quello che accade nell'Isontino, è proprio l'esatto contrario.
Marco Barone

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