Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

La bellezza stratosferica del concerto di Capodanno di Vienna e quello di Venezia che è una copia banale



La musica e la cultura devono essere la forza di qualsiasi civiltà. Vi sono storie che cercano narratori, narratori che cercano storie, così come vi sono note che cercano compositori e compositori che cercano note. Ingegno e sensibilità umana possono far capire quanto siano immense le potenzialità dell'umanità. La musica ha sempre connotato epoche, ogni epoca ha una sua melodia, ogni secolo ha una sua canzone. Vivere senza musica sarebbe come vivere senza percepire emozione alcuna, sia essa positiva sia essa negativa. Significherebbe essere dei banali automi. Nel mio piccolo ho coltivato la passione della musica classica per anni, suonando il pianoforte. Ho avuto questa possibilità, ho avuto la possibilità di addestrare il mio orecchio alla sensibilità dei suoni. Ed ogni volta aspetti il primo giorno del nuovo anno per quella che oramai era diventata la tradizione della nostra Europa.  Certo, è nato sotto il nazismo, è sopravvissuto alle turbolenze violente della storia, ha attraversato la storia dell'Europa occidentale, ma il concerto di Capodanno di Vienna è unico per la sua bellezza stratosferica. Quando si suona si sorride, dolcezza, ed emozione, divertimento e sobrietà il tutto armonizzato con sinuosità nella sala del Musikverein. E' inimitabile. Eppure in Italia, dal 2004, si tenta di emularlo con quello della Fenice di Venezia. L'Italia è stata per lungo tempo Paese dell'ingegno, dell'inventiva, ma quando cerca di emulare l'inimitabile, rischia di ridursi alla banalità. Il tempo dell'ingegno sembra essere giunto al capolinea. La musica classica che emoziona è quella dei secoli che non ritorneranno più. Meglio viversi l'originale, che una copia banale. Meglio viversi un concerto ove si respira aria di internazionalismo, che una copia ove si respira aria di banale patriottismo ottocentesco, cercando di imitare l'inimitabile e rischiando di ridursi alla produzione di una brutta copia. Questo 2016 è iniziato sotto il segno della cattiva emulazione. Dobbiamo cercare di ritrovare la capacità di valorizzare le nostre risorse senza dover per forza di cose rincorrere per copiare. Non abbiamo necessità di copiare. Non è questa la storia delle mille Italia che costituiscono l'Italia. E pensando alla nostra Regione, il FVG, è dalla cultura, dalla musica, dalla bellezza che si deve non tanto ripartire, ma partire. Perché siamo fermi. Fermi e senza saper più che strada intraprendere. Eppure basta guardarsi intorno e capire che viviamo nel bel mezzo di una fortezza ricca, immensamente ricca. Le risorse esistono, ma è necessario mutare la prospettiva, è necessario una svolta radicale, un scossa culturale, che possa spazzare via, con un potente refolo di bora, tutto ciò che si è reso responsabile e complice dello stato pessimo delle cose nelle quale oggi giorno ci troviamo a vivere se non a sopravvivere. Questo è il punto della questione. La nostra regione non vive ma sopravvive. I sorrisi del concerto di Capodanno di Vienna, la bellezza della musica che non cerca emulazione, ma viva rappresentazione, per essere e non per apparire, per unire e non per isolarsi nel proprio inutile ottocentesco recinto, devono essere la forza del cambiamento che da Gorizia a Trieste, tutti noi ci auguriamo possa avvenire quanto prima.


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