Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Scuola: Bene la posizione dell'USR FVG contro il bullismo omofobico


La Legge 107 del 2015, nel noto comma 16, altro non ha fatto che recepire principi di diritto, ma anche etici, che da lungo tempo sono obblighi per gli Stati Europei e per l'Italia in materia di contrasto alle discriminazioni. Nel testo della Legge 107 si legge che “il piano triennale dell'offerta formativa deve assicurare l'attuazione dei princìpi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall'articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93 (...)”.Dunque è obbligo per le scuole introdurre nel piano dell'offerta formativa triennale il contrasto all'omotransfobia e l'educazione volta a contrastare ogni discriminazione sull'orientamento sessuale o l'identità di genere . Ma le Istituzioni scolastiche dovranno anche, all'interno della determinazione dell'organico dell'autonomia, in armonia con il POF triennale, ed in via prioritaria garantire la prevenzione e contrasto della dispersione scolastica, di ogni forma di discriminazione e del bullismo, anche informatiche. Ed ovviamente ben potrà, anzi dovrà rientrarci il contrasto, ad esempio, al bullismo omofobico. In caso di referendum abrogativo della "buona" o meglio "cattiva" scuola, questa è una delle poche norme che dovranno essere salvaguardate. Ha ragione il Dirigente generale dott.Biasiol dell'USR FVG quando afferma che “il Friuli Venezia Giulia è stata una delle prime regioni a elaborare linee per affrontare il bullismo. Sul percorso formativo costruito c'è stata certamente condivisione; anche se non sono mancate le rimostranze, c'è stato un deficit di dialogo, ma la strada imboccata dai progetti è corretta e rispettosa.”. Ed anche quando, come riportato sul Piccolo del 10 dicembre che “Nessun rischio che le scuole sottraggano alle famiglie l’orientamento sessuale dei figli: interveniamo contro disagio, discriminazione e bullismo. Si tratta di progetti seri e nessun genitore si è mai lamentato, né d’altronde siamo tenuti a ottenere il consenso informato, su iniziative in linea con le strategie nazionali. I casi di coscienza si risolvono con l’ascolto, ma non possiamo fermarci davanti a singole contrarietà»  Nelle scuole non entra nessuna teoria "Gender" semplicemente perché questa è inesistente, ed utilizzata, come dicitura e formula, solo per scopi che hanno come finalità quelli di fomentare intolleranze e discriminazioni se non sentimenti di odio. E non emerge alcuna intromissione nell'educazione tra docente e allievo, in tal senso, stante il fatto che l'educazione sessuale ed il contrasto all'omofobia sono finalizzate a determinare l'esercizio pieno della educazione alla parità tra i sessi, della prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, dunque per ovvietà diventano discipline da dover studiare nelle scuole con le attività progettuali che le singole istituzioni scolastiche dovranno attuare nel rispetto della Legge 107 2015. E chi non lo vuole capire se ne dovrà fare una ragione, altrimenti continuerà a vivere nel suo destro e fondamentalista torto.


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