C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Siamo in guerra, ma in Italia non possono dirlo,altrimenti non la possono fare

E' innegabile che l'Occidente è in guerra. Una guerra non iniziata dopo il 13 novembre, e neanche dopo l'11 settembre. Una guerra iniziata ben prima, che continua, frammentata. Non è una guerra globale, e neanche la terza guerra mondiale, anche se la Siria è il terreno ove si scontrano gli interessi delle principali potenze mondiali oggi militarmente in guerra. In Italia è vietato usare la parola guerra, non sia mai. Altrimenti si scatenano i soliti sentimenti conformi alla nostra Costituzione. Maledetta quella Costituzione che non legittima la guerra, che rifiuta la guerra, no? Ed allora no, non siamo in guerra, ma per fare la guerra dobbiamo dire che è solo una lotta contro il terrorismo, una battaglia, ma non una guerra.  D'altronde le fregature delle missioni di pace non funzionano più e neanche quelle delle guerre umanitarie.  Per fare la guerra, non si deve dire che si è in guerra e si deve preparare l'inesistente opinione pubblica a legittimare scelte in tal senso. Dicono che i nostri aerei non bombardano, ma preparano solo il campo con le ricognizioni. E' come dire io non sparo dalla trincea, ma mando i miei soldati a costruire la trincea. Ma la trincea è o non è funzionale alla guerra? E' o non è strumento di guerra? Certo che lo è. Insomma nella patria di Dante che si diverte a giocare con le parole, si continuano a prendere per scemi gli italiani. Meglio la coerenza che le prese in giro. Tanto alla fine lo sapete bene che non ci sono le condizioni, ad oggi, per fermare la vostra guerra, il pacifismo è morto e sepolto. Ed allora perché tutti questi giochi? Perché la sinistra al governo non può mica fare la guerra. Almeno quella italiana. Il perbenismo elettorale. Ed allora non chiamiamola guerra, salviamo la faccia. Chiamiamola lotta per la difesa della nostra civiltà, contro il terrorismo. Sì, abbiamo fatto mea culpa, nella nostra società cattolica questa è una confessione. Abbiamo ammesso che l'Is è un mostro nato dagli errori ed anche orrori dell'Occidente. Siamo stati perdonati. Da chi? Non importa. Abbiamo scontato la penitenza. Come? Non importa. Ora lasciateci fare la nostra guerra, che non chiameremo mai guerra, almeno per ora.
Marco Barone 

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