C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Si devieranno risorse destinate ai rifugiati per la sicurezza interna?


In quella che ho definito come la Carta dei Musei Capitolini si è comunicato che si investiranno due miliardi di euro, dopo i fatti del 13 novembre, uno per la sicurezza ed uno per la cultura ed identità italiana. 
Pare, che la somma destinata in particolar modo alla sicurezza, dai noti 80 euro, ad altri investimenti in tale comparto, abbia origine dalla clausola di flessibilità Ue che consente un  0,2% in più.
Si tratterebbe della così della clausola Ue sull'immigrazione, o migranti, che deve ancora essere concessa e del cui utilizzo eventuale se ne parla già dal mese di ottobre, dunque ben prima dei fatti drammatici del 13 novembre.  Il Trattato di Lisbona introduce all’articolo 352 TFUE una clausola di flessibilità che consente all'Unione europea di adottare le azioni ritenute necessarie nei settori definiti nei trattati al fine di conseguire gli obiettivi dei trattati. Il Consiglio, deliberando all’unanimità su proposta della Commissione e previa approvazione del Parlamento europeo (novità introdotta dal trattato), adotta le disposizioni appropriate (articolo 352,1 TFUE). Tuttavia, il trattato prevede altresì che tale articolo non possa servire come base giuridica per la realizzazione degli obiettivi della politica estera e di sicurezza (articolo 352,4 TFUE). Ora la così detta clausola migranti, sembra essere destinata prevalentemente se non esclusivamente a favore delle spese per i rifugiati e non per la sicurezza. Il dubbio, se così possiamo chiamarlo, che sorge è il seguente: non è che si utilizzeranno impropriamente risorse destinate ai processi di accoglienza per la sicurezza? Non è che si devieranno risorse destinate ai rifugiati per la sicurezza interna, in relazione alla psicosi securitaria che è maturata in Italia ed in Europa ?  E che legittimerà una schedatura  e controllo sociale di massa degna del peggior stato di polizia? 
Non sarebbe corretto questo modo di procedere, esistono bacini specifici da cui attingere, e togliere risorse o deviare risorse destinate ai più deboli, per incrementare investimenti mirati nei confronti delle forze dell'ordine, penso agli stipendi e strumentazioni, da anni soggette a misure di forti riduzioni, non è politicamente, eticamente e moralmente e forse neanche giuridicamente corretto. Nessuno mette in dubbio che le strumentazioni delle forze dell'ordine sono indecenti, o che gli stipendi sono miserabili, così come avviene per quasi tutti i dipendenti pubblici, penso alla scuola per esempio, ma se i dubbi come ora sollevati dovessero divenire certezza, il tutto sarebbe a dir poco grave in un Paese dove gli sprechi, le politiche clientelari, corruzione, continuano a diffondersi. Perché non usare per la sicurezza i fondi sequestrati alle mafie?  
Visto che  si parla di cifre impressionanti? Cifre che oltre che per la sicurezza andrebbero investite anche nella e per la scuola? Perché senza cultura, non vi potrà mai essere alcuna politica di integrazione, di multiculturalismo, di tolleranza, e sicuramente non sono le armi le soluzioni al problema che da decenni tormenta l'Europa. Sicuramente non saranno gli occhi dei "grandi fratelli" ad essere efficaci per la prevenzione. Saranno, invece, efficaci per un controllo capillare sociale in larga scala, una scala, che gradino dopo gradino, arriva lì dove alcuni governanti volevano arrivare, ad una drastica limitazione di libertà e diritti civili, in relazione ad uno stato di paura e di terrore, nato per responsabilità di politiche colonialiste, imperialiste, guerrafondaie dell'Occidente. Ma non è questo l'Occidente che noi vogliamo, non è questa l'Europa che noi vogliamo, i cui trattati sui diritti umani, se mai queste misure di controllo invasivo, troveranno affermazione, saranno semplicemente carta straccia, a partire da quella Francia ove invocare ancora i principi di libertà, uguaglianza e fratellanza, sarà solo una grande ed ignobile ipocrisia, stante la volontà, come annunciata,di volere sospendere (sic!) alcuni diritti umani, per la...sicurezza. E rilancio il motto, di qualche giorno addietro, e successivo al 13 novembre: "non rinunceremo alle nostre libertà, per delle vostre responsabilità".
Questo dovrà essere il nostro principio guida, per una nuova Europa. 

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