
Sono passati pochi mesi dallo sciopero del 5 maggio
del 2015. Uno
sciopero storico per la sua portata, per l'adesione di quasi
l'80% del personale scolastico. Poi, viene approvata, nonostante il
tutto, le proteste, le contrarietà, la Legge 107 del 2015. Una legge
sulla scuola scritta contro il mondo della scuola. E come dimenticare le lacrime di chi ha pianto, e non per gioia, quando questa è stata approvata? Arriva l'estate,
si parla e si discute molto di scuola, ma qualche segnale di
cedimento lo si respira. Doveva essere un primo settembre infuocato
nelle scuole. Dovevano partire assemblee nel primo giorno di scuola
in tutta Italia. Si doveva proporre un referendum. Certo, vi è stato
chi ha cercato di strumentalizzare la lotta della scuola per i propri
fini elettorali. Ma è stato punito. Perchè la lotta per la difesa della scuola pubblica è una cosa seria e non uno spot elettorale. Il referendum è una cosa
delicata, una carta molto importante che se giocata male verrà
semplicemente bruciata e nel dubbio si è deciso di allentare il tutto. Ma è anche vero che più di qualcuno ha
tirato i remi in barca. Dall'altro lato, in questo anno ponte, non si
vedranno subito le cose peggiori della Legge 107. Il grosso è
rinviato al prossimo anno scolastico. Arrivano, invece, le prime
caotiche assunzioni, con l'attesa del piano di mobilità, con il dilemma del partirò o non partirò, arrivano a
ridosso dell'autunno i 500 euro per la formazione e così via
dicendo.
Insomma l'anno delle carote.. Quello del bastone è
rinviato al 2016. Ed il 13 novembre arriva il primo importante
sciopero contro la cattiva scuola renziana dalla sua approvazione ed
entrata in vigore. Proclamato dai Cobas, dall'Anief ed altre realtà.
Uno sciopero che vuole dimostrare una cosa molto banale e semplice.
Questa estate non ha mandato in vacanza la lotta, i docenti non si
sono fatti comprare da bonus e similari e non sono neanche rassegnati. Saranno lontane,
per ovvi motivi, per una mancanza di unitarietà, nonostante diversi
appelli in tal senso, le cifre epocali del 5 maggio. Ma lo sciopero
si farà. Ed andrà fatto, perché nulla è mutato dal cinque maggio
ad oggi, cattiva scuola decisionista, autoritaria, delle competenze,
della competizione, era prima, ed oggi continua ad esserlo. E
soprattutto non si può accettare il modo con il quale questa Legge è
stata approvata e scritta. Come già ricordato, una Legge scritta
contro la quasi totalità della comunità scolastica è un grande
schiaffo che è stato conferito a questo pilastro fondamentale per
l'Italia costituzionale. Nessuno chiede di offrire l'altra guancia, ma neanche di
far finta che nulla sia successo e che tutto è finito nel
dimenticatoio. Dare segnali di non resa è fondamentale per arrivare
a mettere in discussione questa Legge, che non ha riformato la scuola
pubblica, ma edificato una nuova scuola azienda. Dare segnali di
protesta, che molti potrebbero reputare come inutili, perché se
nulla ha mosso lo sciopero del 5 maggio, non si capisce cosa possa
muovere questo, è la dimostrazione al Governo che vi è chi continua
a dire, coerentemente, di no. E poi si deve andare anche oltre il
concetto del mero utilitarismo. Il 5 maggio è stato un giorno
meraviglioso per l'Italia. Perché si è data una immensa lezione di
democrazia, il 5 maggio ha posto le basi per un senso pieno e
diffuso di consapevolezza. Tutti hanno capito il vero senso di questa
riforma e la quasi totalità del mondo della scuola ha detto no. Ed i
no, specialmente in un sistema decisionista, come quello italiano,
creano grandi fastidi per non dire altro. Il 5 maggio si era ad un
passo dal ritiro di questa Legge, stavano per cedere. Ma non hanno
ceduto. Ma questo non significa che non vi sia nulla da fare. Le
lotte e le azioni di contrasto non si possono esaurire in un solo
giorno. Serve continuità e solo la continuità potrà essere
realmente incisiva. L'anno ponte è fondamentale per dare il pieno
via a questa riforma, se passa indenne questo anno scolastico, sarà
poi dura, durissima fermarla nell'avvenire. Chi ha detto no alla
cattiva scuola il 5 maggio, a maggior ragione dovrà dirlo il 13
novembre è una prima tappa importante per la difesa della scuola
pubblica, dopo l'approvazione della Legge 107.
Commenti
Posta un commento