La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Né confini, né fascismi, né guerre, riscendiamo in piazza a Gorizia per la questione migranti

 confini, né fascismi, né guerre, questo è stato il motto della manifestazione antifascista, antimilitarista del 23 maggio 2015 indetta dall'Osservatorio antifascista regionale del FVG. Fuggono da guerre, da fascismi, e si trovano imprigionati nei confini di una Italia che li accoglie in strutture indegne, che li abbandona semplicemente a se stessi. Non possono andare via, non possono lavorare, non possono fare nulla. Però ricevono insulti, offese, denigrazioni ed anche denunce per aver dormito in un parco, aver violato l'ordinanza da sceriffo autoritario del Sindaco di Gorizia, che probabilmente neanche conoscevano. E' innegabile che vi sono persone e strutture e realtà che si adoperano per l'integrazione e la solidarietà e l'accoglienza, realtà che vengono accusate da una certa indegna politica di un paese democratico e civile di essere le responsabili della situazione in essere a Gorizia, accusate di aver fornito troppa accoglienza.  E nel mentre di tutto ciò continuano gli appuntamenti dei sabati casapoundisti a Gorizia. Il 23 maggio in città vi è stato il risveglio di un movimento importante, transfrontaliero, e questo movimento ha lasciato un segno importante ma che deve essere coltivato giorno dopo giorno. A Gorizia si deve riscendere in piazza, contro la repressione in atto nei confronti di chi fugge da persecuzioni politiche, contro chi fugge da guerre, da fascismi ed è imprigionato nei nostri confini. Si deve scendere in piazza per una società cosmopolita, si deve scendere in piazza come atto di solidarietà contro le intolleranze e le xenofobie che trovano forma in diverse espressioni, dal burocratese, al politico.

Marco Barone

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