Chiamare ancora oggi Ronchi "dei Legionari" sarebbe come chiamare Latina, Littoria

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Come è risaputo dal 1925, la città di Ronchi di Monfalcone, ha visto mutare il proprio nome in Ronchi dei Legionari, per la precisione il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Quest'anno pertanto ricorrono ben cent'anni da questa ricorrenza dovuta all'omaggio voluto dal fascismo per celebrare la presa di Fiume da parte di D'Annunzio che partì casualmente da Ronchi dopo aver dormito per qualche ora in una dimora nella vecchia via di Trieste. E come è ben risaputo nessun cittadino di Ronchi partecipò a quell’atto eversivo che ha subito la città di Fiume per 500 giorni con tutte le conseguenze che ne derivarono per i fiumani che nel 1924 scivolarono anche grazie a quel fatto storico e politico sotto il fascismo. Continuare a chiamare Ronchi "dei Legionari" come se appartenesse a chi mai ha appartenuto nel corso della sua storia, minandosi pertanto ogni identità storica del territorio, sarebbe co...

Ma dal 2016, ci saranno i soldi per pagare le pensioni?

La trasmissione Presadiretta del primo febbraio 2015 dovrebbe scatenare un terremoto, ma le reazioni successive alla importante denuncia pubblica di Iacona, sembrano, ad oggi almeno, essere state ammortizzate da altri eventi mediatici e politici e di gossip. Certo, non è stato denunciato nulla di nuovo, ma il merito del programma è aver fatto arrivare all'opinione pubblica, in modo chiaro, preciso e conciso, quello che gli addetti ai lavori conoscono da tempo e che l'opinione pubblica forse non ha compiutamente compreso, ovvero che il buco rosso o nero, questione di prospettiva, del nuovo INPS, come accorpato con l'INPDAP, è grave. Si è detto che la spesa previdenziale italiana è pari ad un quinto della intera spesa pubblica, che nel 2013 si denunciava il fatto, grave, che nel 2016 sarebbero finiti i soldi per pagare le pensioni, che lo stato sarà costretto a garantire un trasferimento di risorse crescenti pari a circa 120 miliardi, che nei soli ultimi tre anni si sono registrate perdite di 30 miliardi, che entrano 211 miliardi di contributi e la spesa da sostenere è di 269 a cui si deve anche aggiungere l'assistenza, che la differenza di circa 124 miliardi di euro,  in negativo,  tra entrate ed uscite, è a dir poco allucinante e che se fallisce l'INPS fallisce lo Stato.
 Difficilmente l'INPS fallirà, quello che si può prevedere è una forte accelerazione del processo di privatizzazione della gestione previdenziale, che è quello a cui forse si vuole arrivare dopo aver svenduto o regalato, volutamente, patrimoni immobiliari pubblici e distrutto il sistema previdenziale nostrano, ci saranno ancora una volta misure che hanno lo scopo di tamponare falle figlie della cattiva gestione della cosa pubblica, senza alcun  reale grande colpevole e non pesce piccolo mai realmente punito, e conseguentemente si realizzerà l'ennesimo incremento di tasse che dovranno soddisfare i contribuenti pubblici tutti, da un lato, e dall'altro i lavoratori continueranno a veder allungata la propria prospettiva di vita schiavista lavorativa, senza averlo mai né desiderato né chiesto, ed allontanarsi sempre di più il diritto alla pensione nei migliori dei casi,  ma non è difficile ipotizzare una  drastica riduzione della pensione nei peggiori dei casi, o l'inesistenza della pensione nella previsione più catastrofica che riguarderà probabilmente le nuove generazioni ultra-precarie. Sarà il pessimismo o la rassegnazione, o peggio ancora, sarà il tipico ragionamento del “figurati se fallisce l'INPS “ o del “ tanto da qui ai prossimi anni chi vivrà vedrà” richiamando un verso di una delle canzoni di Rino Gaetano, oppure che "tanto dovrò lavorare fino a 70 anni di età ed oltre", che la situazione disastrosa continua ad essere disastrosa fino a raggiungere la soglia della non sostenibilità. Certo, forse tecnicamente oggi la soglia raggiunta è sostenibile, il buco è sostenibile, oppure semplicemente un bel giorno ci diranno che hanno sottovalutato il rischio ed il pericolo, e di essersi semplicemente sbagliati, il prezzo che la politica pagherà sarà al massimo una lettera di dimissioni e pensioni d'oro garantite, ma per i cittadini sarà una catastrofe, chissà, ma per risvegliare dallo stato di indifferenza e di assoluto torpore la cittadinanza di questo malandato Paese forse è necessario lanciare non tanto degli allarmi, ma interrogativi seri ed uno di questi è ma nel 2016 i soldi per pagare le pensioni ci saranno? E come si pensa, all'interno di questo scellerato sistema capitalistico, di  sanare il buco dell'INPS, senza colpire i diritti dei lavoratori, senza allungare per l'ennesima volta l'età lavorativa, senza ridurre le pensioni, senza far sparire il diritto alla pensione, senza incrementare le tasse? Ci toccherà scegliere tra privatizzazione del sistema previdenziale, e rischio di non aver più la pensione? Con questo sistema sociale, economico ieri ed oggi esistente la risposta mi pare inevitabilmente scontata, ma l'alternativa è sempre possibile, esiste sempre una valida alternativa a questo disastro voluto e non casuale, e prima o poi busserà alle porte anche di questa bella Italia addormentata.



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