C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Alla ricerca del Nasco di Aurisina

In un pomeriggio di fine inverno decido di andare alla ricerca del luogo che avrebbe celato, per diversi anni, l'arsenale noto come NASCO 203 a disposizione di Gladio e di alcune strutture fasciste. L'Unità già il 25 febbraio del 1972 faceva notare, ciò che poi verrà meglio compreso a distanza di diversi anni, ovvero che: “Sono molti gli abitanti della zona ad aver visto, anche recentemente, gruppi equipaggiati con tute mimetiche battere i paraggi dove le armi sono state rinvenute; c'e anche chi ha individuato, tra questi, alcuni« personaggi» ben noti per la loro appartenenza a organizzazioni dl estrema destra”. Il luogo, in base alle informazioni reperibili in rete dovrebbe trovarsi lì ove sorge la vedetta Weiss a 159 metri sul livello del mare.
Decidi di percorrere il sentiero più lungo perdendoti nella meraviglia del paesaggio carsico triestino e del piccolo seno di mare dell'alto adriatico.


Dopo una lunga camminata giungi sul ciglione carsico, sulla vedetta Weiss e dopo qualche attimo di silenzio seguendo un breve sentiero giungi al di sotto della vedetta, ovvero l'entrata di un vecchio bunker militare.
Si vedranno i resti di una piccola sedia, più qualche altro oggetto di metallo e qualche rifiuto ed una fessura che probabilmente fungeva da punto protetto di osservazione. Poi il buio, ma lì vi doveva essere un corridoio a quanto pare ora chiuso.



Ti domanderai ma era proprio qui il Nasco di Aurisina?
E' qui che, soggetti protetti e maledetti,  hanno prelevato materiale per la strategia della tensione?
E' qui che?
E tutta la meraviglia del paesaggio carsico svanirà, svanirà. 
Poi decidi di percorrere il sentiero più breve e noterai come quel luogo è a neanche cinque minuti a piedi dalla locale stazione ferroviaria edificata nel 1939 e dalla storica Cava Romana che, come si legge nel loro sito, passò anche sotto la proprietà di Irene di Savoia Duchessa d'Aosta fino il 1947 quando fu acquistata da Giuseppe Sonzogno. E ti domanderai, come curiosità politica, chissà se trattasi dello stesso Sonzogno cofondatore del MSI nel '47, circa, a Trieste? Un luogo, quello del NASCO di Aurisina, facilmente raggiungibile, in poco, pochissimo tempo, perché certamente doveva essere facilmente utilizzabile, cosa che è, purtroppo, avvenuta.

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