Che fine ha fatto la fantomatica prigione di Moro di via Massimi?

Ne avevamo parlato anche su queste pagine, pur esprimendo delle perplessità, su quella che poteva essere stata la prima prigione di Moro, in relazione all'inchiesta del giornalista Zatti della Rai. Il reperto 777 sarebbe stato determinante per indicare la Loyola University di via Massimi. Ma, come già era stato segnalato dal gruppo 16 di marzo e poi in un post significativo pubblicato su insorgenze.net si è sostanzialmente smentito in modo evidente che il reperto 777 corrispondesse a Loyola University. La location era invece la prigione di Ascoli Piceno. Bisognerebbe sul punto chiedersi perchè Morucci avrebbe fatto quel disegno, per quale scopo, e chi gli aveva fornito i dettagli di quel sito carcerario. Altro discorso, è invece, la questione della prima prigione di Moro. Effettivamente non si può escludere che presso la Loyola University possa essere stata la prima temporanea prigione di Moro. Ma la cosa sconcertante è che si è passati dal parlare per alcuni giorni con tanto di s...

#Stabilità2015 emendamento dà il via libera all'urbanizzazione del PortoVecchio: Trieste la Monte Carlo d'Italia?

L'emendamento numero 2.1727 aggiunge il comma 272 bis ,ter e quater a firma del Senatore Russo e della Senatrice Fasiolo alla legge di Stabilità e testualmente prevede: "Il commissario di governo per il Friuli-Venezia Giulia, previa intesa con il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia e con il sindaco di Trieste, adotta, d'intesa con le istituzioni competenti, i provvedimenti necessari per spostare il regime giuridico internazionale di Punto franco dal porto vecchio di Trieste ad altre zone opportunamente individuate, funzionalmente e logisticamente legate alle attività portuali". Viene inoltre previsto che "in conseguenza dei sopracitati provvedimenti, le aree, le costruzioni e le altre opere appartenenti al demanio marittimo compresi nel confine della circoscrizione portuale, escluse le banchine, l'Adriaterminal e la fascia costiera del Porto Vecchio di Trieste, sono sdemanializzate ed assegnate al patrimonio disponibile del comune di Trieste per essere destinate alle finalità previste dagli strumenti urbanistici. Il comune di Trieste aliena, nel rispetto della legislazione nazionale ed europea in materia, le aree e gli immobili sdemanializzati e i relativi introiti sono trasferiti all'Autorità Portuale di Trieste per gli interventi di infrastrutturazione del porto Nuovo e delle nuove aree destinate al regime internazionale di Punto Franco". 
Dunque si sdemanializza l'area interna del noto PortoVecchio, non la fascia costiera, le banchine e l'Adriaterminal, gli introiti derivanti dalle opere di urbanizzazione sono vincolati ad un determinato uso quale quello di finanziare gli interventi del porto Nuovo e delle aree ove cadrà il Punto Franco del Porto Vecchio di Trieste. Un compromesso, che ha procurato diversi diversi mal di pancia, che se troverà realmente affermazione ed approvazione definitiva, dovendosi ben capire quali sarebbero anche le istituzioni competenti, (le sole autorità italiane od anche quelle di cui al Trattato di Pace?) determinerà una svolta definitiva per Trieste e forse il vecchio progetto di mutarla nella Monte Carlo italiana è realmente alle porte, con tutte le conseguenze del caso. Area immensa, abbandonata, volutamente, a se stessa, binari bruscamente interrotti, ed alla fine, salvo interventi da parte di organismi internazionali, una pioggia di investimenti cadrà su quell'area che tanta gola ha fatto a buona parte dell'immobiliarismo non immobile occidentale e dopo il presepe per ricchi nella baia di Sistiana, ora anche Trieste potrà assistere ad interventi urbanistici che rivoluzioneranno, nel bene o nel male, la fisionomia di buona parte della città. Sicuramente il Porto Vecchio non poteva più continuare a perseverare nello stato considerato, una lunga guerra di logoramento, con la solita retorica della restituzione, concetto tipico nella vita di Trieste, come quello del ritorno, ha visto, in questa fase, trionfare la parte più forte, quella di chi ha deciso che Trieste non doveva essere più una città unicamente portuale, come immortalata nella cartoline dell'Impero perduto, ma una via di mezzo, con sfumature di attività portuale, con sfumature di attività commerciale, con sfumature di attività turistica. Tante sfumature per una città che chiude, forse in via definitiva, un capitolo lungo e nauseante nel modo più prevedibile, visti i tempi in cui viviamo.
L' hashtag che ha seguito ed inseguito con tanta enfasi questa notizia è stato #bastaimmobilismo il prossimo probabile sarà #immobiliarismo...

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