A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

#Stabilità2015 emendamento dà il via libera all'urbanizzazione del PortoVecchio: Trieste la Monte Carlo d'Italia?

L'emendamento numero 2.1727 aggiunge il comma 272 bis ,ter e quater a firma del Senatore Russo e della Senatrice Fasiolo alla legge di Stabilità e testualmente prevede: "Il commissario di governo per il Friuli-Venezia Giulia, previa intesa con il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia e con il sindaco di Trieste, adotta, d'intesa con le istituzioni competenti, i provvedimenti necessari per spostare il regime giuridico internazionale di Punto franco dal porto vecchio di Trieste ad altre zone opportunamente individuate, funzionalmente e logisticamente legate alle attività portuali". Viene inoltre previsto che "in conseguenza dei sopracitati provvedimenti, le aree, le costruzioni e le altre opere appartenenti al demanio marittimo compresi nel confine della circoscrizione portuale, escluse le banchine, l'Adriaterminal e la fascia costiera del Porto Vecchio di Trieste, sono sdemanializzate ed assegnate al patrimonio disponibile del comune di Trieste per essere destinate alle finalità previste dagli strumenti urbanistici. Il comune di Trieste aliena, nel rispetto della legislazione nazionale ed europea in materia, le aree e gli immobili sdemanializzati e i relativi introiti sono trasferiti all'Autorità Portuale di Trieste per gli interventi di infrastrutturazione del porto Nuovo e delle nuove aree destinate al regime internazionale di Punto Franco". 
Dunque si sdemanializza l'area interna del noto PortoVecchio, non la fascia costiera, le banchine e l'Adriaterminal, gli introiti derivanti dalle opere di urbanizzazione sono vincolati ad un determinato uso quale quello di finanziare gli interventi del porto Nuovo e delle aree ove cadrà il Punto Franco del Porto Vecchio di Trieste. Un compromesso, che ha procurato diversi diversi mal di pancia, che se troverà realmente affermazione ed approvazione definitiva, dovendosi ben capire quali sarebbero anche le istituzioni competenti, (le sole autorità italiane od anche quelle di cui al Trattato di Pace?) determinerà una svolta definitiva per Trieste e forse il vecchio progetto di mutarla nella Monte Carlo italiana è realmente alle porte, con tutte le conseguenze del caso. Area immensa, abbandonata, volutamente, a se stessa, binari bruscamente interrotti, ed alla fine, salvo interventi da parte di organismi internazionali, una pioggia di investimenti cadrà su quell'area che tanta gola ha fatto a buona parte dell'immobiliarismo non immobile occidentale e dopo il presepe per ricchi nella baia di Sistiana, ora anche Trieste potrà assistere ad interventi urbanistici che rivoluzioneranno, nel bene o nel male, la fisionomia di buona parte della città. Sicuramente il Porto Vecchio non poteva più continuare a perseverare nello stato considerato, una lunga guerra di logoramento, con la solita retorica della restituzione, concetto tipico nella vita di Trieste, come quello del ritorno, ha visto, in questa fase, trionfare la parte più forte, quella di chi ha deciso che Trieste non doveva essere più una città unicamente portuale, come immortalata nella cartoline dell'Impero perduto, ma una via di mezzo, con sfumature di attività portuale, con sfumature di attività commerciale, con sfumature di attività turistica. Tante sfumature per una città che chiude, forse in via definitiva, un capitolo lungo e nauseante nel modo più prevedibile, visti i tempi in cui viviamo.
L' hashtag che ha seguito ed inseguito con tanta enfasi questa notizia è stato #bastaimmobilismo il prossimo probabile sarà #immobiliarismo...

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