Nel 2026, 80 anni dalla strage di Vergarolla, come per la strategia della tensione, senza verità, anche se non si era più in Italia

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  Ancora oggi non c'è una lapide istituzionale che ricordi a dovere le vittime della strage di Vergarolla di cui non si conosce il numero esatto dei morti, 64 furono  le vittime identificate. Quanto accaduto il 18 agosto del 1946 ha lasciato il segno indelebile nella storia delle complesse vicende del confine orientale spesso strumentalizzate per revisionismi storici, nazionalismi nostalgici, che nulla c'entrano con la verità e la giustizia negata alle vittime di quel fatto drammatico. Come accaduto durante lo stragismo neofascista durante la strategia della tensione, praticamente non vi è stata alcuna verità, nessuna inchiesta degna di nota. Solo supposizioni, teorie, ipotesi, spesso istanze degne di ultras più che di seguaci della verità. Quel fatto tragico è stato chiaramente utilizzato dalla retorica revisionista per le proprie battaglie ideologiche anticomuniste e contro la Jugoslavia comunista di Tito. Quando accadde quel fatto, Pola, era una zona enclave all'interno ...

#Stabilità2015 emendamento dà il via libera all'urbanizzazione del PortoVecchio: Trieste la Monte Carlo d'Italia?

L'emendamento numero 2.1727 aggiunge il comma 272 bis ,ter e quater a firma del Senatore Russo e della Senatrice Fasiolo alla legge di Stabilità e testualmente prevede: "Il commissario di governo per il Friuli-Venezia Giulia, previa intesa con il presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia e con il sindaco di Trieste, adotta, d'intesa con le istituzioni competenti, i provvedimenti necessari per spostare il regime giuridico internazionale di Punto franco dal porto vecchio di Trieste ad altre zone opportunamente individuate, funzionalmente e logisticamente legate alle attività portuali". Viene inoltre previsto che "in conseguenza dei sopracitati provvedimenti, le aree, le costruzioni e le altre opere appartenenti al demanio marittimo compresi nel confine della circoscrizione portuale, escluse le banchine, l'Adriaterminal e la fascia costiera del Porto Vecchio di Trieste, sono sdemanializzate ed assegnate al patrimonio disponibile del comune di Trieste per essere destinate alle finalità previste dagli strumenti urbanistici. Il comune di Trieste aliena, nel rispetto della legislazione nazionale ed europea in materia, le aree e gli immobili sdemanializzati e i relativi introiti sono trasferiti all'Autorità Portuale di Trieste per gli interventi di infrastrutturazione del porto Nuovo e delle nuove aree destinate al regime internazionale di Punto Franco". 
Dunque si sdemanializza l'area interna del noto PortoVecchio, non la fascia costiera, le banchine e l'Adriaterminal, gli introiti derivanti dalle opere di urbanizzazione sono vincolati ad un determinato uso quale quello di finanziare gli interventi del porto Nuovo e delle aree ove cadrà il Punto Franco del Porto Vecchio di Trieste. Un compromesso, che ha procurato diversi diversi mal di pancia, che se troverà realmente affermazione ed approvazione definitiva, dovendosi ben capire quali sarebbero anche le istituzioni competenti, (le sole autorità italiane od anche quelle di cui al Trattato di Pace?) determinerà una svolta definitiva per Trieste e forse il vecchio progetto di mutarla nella Monte Carlo italiana è realmente alle porte, con tutte le conseguenze del caso. Area immensa, abbandonata, volutamente, a se stessa, binari bruscamente interrotti, ed alla fine, salvo interventi da parte di organismi internazionali, una pioggia di investimenti cadrà su quell'area che tanta gola ha fatto a buona parte dell'immobiliarismo non immobile occidentale e dopo il presepe per ricchi nella baia di Sistiana, ora anche Trieste potrà assistere ad interventi urbanistici che rivoluzioneranno, nel bene o nel male, la fisionomia di buona parte della città. Sicuramente il Porto Vecchio non poteva più continuare a perseverare nello stato considerato, una lunga guerra di logoramento, con la solita retorica della restituzione, concetto tipico nella vita di Trieste, come quello del ritorno, ha visto, in questa fase, trionfare la parte più forte, quella di chi ha deciso che Trieste non doveva essere più una città unicamente portuale, come immortalata nella cartoline dell'Impero perduto, ma una via di mezzo, con sfumature di attività portuale, con sfumature di attività commerciale, con sfumature di attività turistica. Tante sfumature per una città che chiude, forse in via definitiva, un capitolo lungo e nauseante nel modo più prevedibile, visti i tempi in cui viviamo.
L' hashtag che ha seguito ed inseguito con tanta enfasi questa notizia è stato #bastaimmobilismo il prossimo probabile sarà #immobiliarismo...

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