Il Comune di Ronchi "adotti" la tomba storica della famiglia Fontanot e le tombe storiche a rischio oblio del cimitero

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Il territorio ronchese durante le drammatiche vicende della seconda guerra mondiale ha pagato dazio pesantemente soprattutto per il contributo dato da diverse famiglie nella lotta di liberazione. Decine di famiglie hanno visto spezzato il proprio legame, non hanno potuto veder crescere i propri figli, fratelli, sorelle perchè la guerra non conosce pietà alcuna. Tra le famiglie che maggiormente hanno lasciato il segno nella storia non solo locale ma anche internazionale c'è sicuramente quella dei Fontanot. Su cui sono stati scritti diversi libri, realizzati documentari e intitolate vie in diverse località. Eppure al cimitero di Ronchi non si può restare indifferenti allo stato attuale in cui si trova la tomba dei Fontanot. Scritte purtroppo totalmente illeggibili e alcuni segni di cedimento della struttura tombale. In quella tomba, si riportano i nomi di Fontanot Regina, Fonanot Licio, Fontanot Giovanni, Fontanot Maria, Fontanot Enea, Fontanot Armido, Fontanot Vinicio e Fontanot ed ...

Darsi ancora il buongiorno per le vie della città

Durante i primi anni della Grande macelleria umana, la prima guerra mondiale, i soldati al fronte si davano, per ragioni di pressione psicologica, il buongiorno a colpi di cannone per poi iniziare la conta dei morti o dei feriti. Ritualità tremenda ma pur reale. Dalla grande guerra in poi le diffidenze, le ostilità tra i popoli ma anche la gente stessa di paese trovavano sempre più spazio sino ad arrivare all'oggi ove l'individualismo esasperato sovrasta ogni socializzazione. Oggi ove quando si cammina per strada si è avvolti dal proprio essere solitari nella solitudine che spesso porta all'indifferenza. Solitudine a volta accompagnata dalla tecnologia, amicizia fittizia e meccanica, il cellulare, la radiolina od altro ancora, altre volte dallo sguardo piantato sui piedi, che riporta alla mente il laccio verde legato ai pantaloni dei soldati nella grande guerra che dovevano imparare a marciare ad obbedire e per non sbagliare sulla gamba da porre per prima in avanti collocavano un laccio verde nei confronti del quale lo sguardo non veniva mai distolto. Solo che ora non si obbedisce al comando di nessun ufficiale, ma al vuoto che circonda ogni corpo umano diventato automa asociale. Non si cammina più incrociando lo sguardo altrui. Non si cammina più salutando con l'umano e sociale buongiorno il passante incrociato sulla propria via. Però poi pensandoci bene, uno spiraglio di luce esiste e resiste nelle piccole località, anche se con minor frequenza rispetto al passato, l'abitudine di conferir il buongiorno allo sconosciuto incontrato sui passi incrociatesi a volte per gioco del destino a volte no sulla medesima strada. In quel momento proverai una sensazione di stupore o di meraviglia. Scoprirai la bellezza del saluto, che anche un semplice buongiorno può regalarti un sorriso,certamente breve, ma pur sempre un sorriso.
La vita frenetica e passiva nelle metropoli scioglie l'individuo nell'essere qualunque ovvero nel nulla. Nella vita lenta delle piccole comunità l'individuo si scioglierà nell'essere qualcuno nella società frequentata e vissuta, anche in un fugace frammento temporale.

Marco Barone

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