C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Gorizia: autorizzato il presidio contro i profughi. Ennesima vergogna

Recentemente avevo scritto un post per la rete ove richiamavo la necessità di garantire il rispetto dei valori antifascisti della nostra società, della nostra Costituzione, da parte delle Istituzioni, condiviso anche dall'Anpi di Gorizia in internet, che ringrazio, concetto similmente espresso anche dal noto Forum di Gorizia. Le autorità Istituzionali devono semplicemente vietare, impedire, non autorizzare qualsiasi tipo di iniziativa riconducibile direttamente od indirettamente a gruppi nostalgici di fascismo o che non rinnegano il fascismo, penso a Fiamma Tricolore di Gorizia, che sulla propria pagina facebook ha in copertina la foto di Almirante mentre effettua il saluto fascista o condivide foto con scritto “come vedi difendo i miei valori chiamami fascista per me è un onore” o Forza Nuova, il cui leader ha risposto, alla domanda, se si reputa Forza Nuova come fascista, che, una simile qualificazione, non la riterrebbe “come una diffamazione”...  Certo, sono ben consapevole che si tratta di gruppi che in Friuli Venezia Giulia non hanno un gran seguito, ma questo non significa nulla. Autorizzare un presidio a Gorizia convocato da Fiamma Tricolore, Forza nuova ed altri, a circa 200 metri dalla "tendopoli" “per dire(..) che non vogliono sul territorio di Gorizia né i 100 afgani e pachistani né sul resto del territorio nazionale a spese degli italiani”è un fatto grave anche per la tranquillità degli stessi profughi, fuggiti e ripeto fuggiti da situazioni disperate, determinate anche da responsabilità occidentali. E' forse il caso di ricordare, per l'ennesima volta che la giurisprudenza afferma che saluti fascisti, ideologie fasciste, non sarebbero, ma sono ancora illeciti penali, reati, anche se, ahimè, spesso sanzionati in modo irrisorio. Così come è grave ed incomprensibile a livello politico e sociale legittimare, anche solo incontrandoli, gli esponenti di questi gruppi. Perché chi trae beneficio da incontri politici e sociali con queste persone sono proprio le loro aree di riferimento, gruppi che maturano  una sorta di legittimazione esistenziale e rinforzano il mantenimento delle proprie posizioni e facilmente smontabili, come quella che gli italiani non verrebbero “aiutati nemmeno dalle Caritas locali”, basta vedere ciò che ha segnalato il Piccolo di Trieste recentemente ovvero che “nella struttura di via di Chiadino, per esempio, solo il 43,5% dei beneficiari del servizio è straniero”, dunque la maggioranza aiutata è italiana, per capire di cosa stiamo discutendo. Comunque sia, reputo grave ed ingiustificabile un mancato divieto, da parte delle, Istituzioni locali per il presidio in Gorizia contro i profughi. Certo, è vero che l'antifascismo non si delega ai divieti istituzionali, come mi è stato giustamente fatto osservare, però, mi domando, perché certe Istituzioni festeggiano il 25 aprile quando autorizzano presidi come quello che ora si commenta? Quale libertà di pensiero, di manifestazione? Comunque sia, a prescindere dal discorso strettamente legalitario, per questione etica, morale, per questione volta alla mera affermazione del rispetto concreto e reale verso tutte quelle persone, partigiani e partigiane in primo luogo, che sono morte e ripeto morte per liberarci dalla dittatura fascista, non è tollerabile e non si può più continuare a tollerare questa situazione, che puntualmente si ripete con ciclicità nauseante. Ed infine è questa la risposta che l'Italia e parte del sistema istituzionale vuole anche dare alla questione immigrazione? A chi chiede, legittimamente, protezione umanitaria? Certo, sapere che queste persone sono state letteralmente abbandonate a se stesse per settimane sulle rive dell'Isonzo lascia ben intendere come l'Italia risponde, spesso, alla richiesta di aiuto. Per non parlare di quello che accade nei CARA o nei CIE. Ed è facile ed anche comodo scaricare tutte le colpe sull'Europa, che certamente ha delle responsabilità enormi ma l'Italia mica per questo motivo deve sentirsi legittimata nell'attuare comportamenti a dir poco deprecabili.  La politica dello scarica barile, della de- responsabilizzazione, del conferire la colpa agli altri, è tipica di questo Paese, una tipicità tutta italiana, degli italiani "brava gente".Certo, esistono persone, realtà, movimenti che si battono concretamente per la solidarietà e per l'accoglienza ed integrazione per fortuna vi sono alcune realtà anche Istituzionali che rispondono positivamente ma spesso si tratta di mere eccezioni che si scontrano con la regola della non accoglienza e non solidarietà e non integrazione come vigente nel sistema Italia nel suo complesso. 



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