Trasformare la casa natale di Tina Modotti, nel museo Tina Modotti, può essere una grande opportunità per Udine

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Tina Modotti è probabilmente più apprezzata all'estero che in Friuli. Semplicemente è a dir poco sconcertante che non esista praticamente quasi nulla dedicato a lei. C'è una sala dedicata a Tina Modotti in città, c'è un punto Modotti, che ospita dei quadri di artisti locali, a pochi passi dalla casa natale di Tina Modotti che è cercata più dai messicani, sudamericani che altro. Eppure in quella via affascinante a pochi minuti a piedi dal centro di Udine, in via Pracchiuso 89, c'è la casa natale di Tina, dove sorge una targa con le parole di Neruda che ne ricordano l'essenza. La facciata della casa è stata recentemente restaurata e l'edificio ospita l’asilo notturno “Il Fogolâr”   inaugurato il 4 settembre del 2006  ed ospita le persone senzatetto  ed è gestito dalla Caritas. All'interno vi si trovano delle stampe e copie di alcune fotografie di Tina. Sarebbe il minimo sindacale pretendere di trasformare la casa natale di Tina Modotti in un museo che possa ac...

Via quelle transenne dalla Chiesa di Sant’Antonio Nuovo di Trieste

Collocate dal Comune di Trieste, su richiesta del parroco della Chiesa di Sant'Antonio Nuovo, continuano, come è giusto che sia, a far discutere quelle transenne antiquestua, antielemosina, che dovrebbero tutelare il decoro e l'immagine di una situazione a dir poco surreale. E' incredibile che una Chiesa, anche se di proprietà comunale, ma con la complicità del Comune, debba ricorrere alla transenne, tra le altre cose orrende, ma non meno orrendi sono i fini, per evitare che la gente possa lì sedersi per chiedere l'elemosina.
Non sia mai una cosa del genere.
Si deturpa l'immagine.
Si violenta il decoro.
Certo.
Il tutto, in un Paese, quale l'Italia, dove se vieni condannato per aver evaso centinaia di milioni di euro, mica noccioline, verrai condannato a quattro ore settimanali di servizi sociali per un periodo di dieci mesi.
Questo invece è altamente decoroso per il sistema Italia.
Ma rimanendo a Trieste, si parla di inviolabilità di quel luogo sacro.
Certo.
Concetto mutabile in base ai tempi storici. Per esempio nel novembre del 1953 venne "violato" dai cerini.  La situazione paradossale è che mentre questa società, imperniata di apparenza, elogia la nudità e la semplicità del nuovo Papa, la Chiesa tutela a volte solo la propria immagine, il proprio decoro ricorrendo a delle transenne.
Ma  da chi?
Da chi, per ragioni varie, non sta a me giudicare e nessuno di noi deve essere un giudice, quanto siano vere o meno, allungando la mano chiede l'elemosina.
Al centro della città ciò non deve accadere.
In periferia, invece, occhio non vede cuore non duole,neanche quello del decoro è un problema.
Ma quale decoro in una città che vede a pochi minuti dal centro, area porto vecchio, un degrado allucinante? 
Ed è la prima cosa che osserverai  non appena giungerai a Trieste con il treno?
Vi è anche chi ha scritto che la questua è vietata in tutti i Paesi occidentali e che sarebbe consentita solo in Italia, riportando anche l'esempio della Grecia.
Ovviamente ciò è falso.
In Grecia, per esempio, a rendere difficile, prima di tutto, l'elemosina, sono stati i neonazisti di Albadorata, che hanno preso a calci anche una bambina, non di nazionalità greca, nel 2013. In Austria, la Corte costituzionale dichiarava nulli i divieti totali di accattonaggio così pronunciandosi "L’incontro con altre persone (...) è inerente ai luoghi pubblici stessi. Un disturbo dell’ordine pubblico non può derivare (...) dalla sola presenza, in luoghi pubblici, di singole persone che cercano di ottenere aiuti finanziari senza dar prova di comportamenti qualificati, per esempio, come invadenti o aggressivi." In Italia era vietata fino al 1995, poi intervenne la Corte Costituzionale che abrogò il reato di accattonaggio stabilendo che la richiesta di elemosina è lecita purché sia "una legittima richiesta di umana solidarietà", "volta a far leva sul sentimento della carità", "che non intacca né l'ordine pubblico né la pubblica tranquillità . E' vero invece che esistono delle regolamentazioni specifiche in materia, in diversi Paesi, e città, che vietano la mendicità aggressiva, molesta o petulante ma non vietano  in via generale la questua.
Non è questione di guerra tra poveri, non è questione di guerra tra disgraziati e disgrazie.
E' una questione di tolleranza.
D'altronde è facile sparare a zero verso chi non può esercitare alcun diritto di difesa e che forse neanche è a conoscenza dei dibattiti che emergono in merito a tale questione. Nessuno vuole legittimare eventuali situazioni di sfruttamento o di illegalità, sia ben chiaro ciò.
D'altronde se una città è costretta a ricorrere alle transenne,  e non alla via del dialogo e del confronto, per evitare che le persone possano lì sedersi, per diversi motivi e non spesso univoci, ciò significa che vi è un problema culturale enorme e spesso la via breve, quella dell'autoritarismo, è la più semplice da adottare, ma gli effetti che produce sono sempre o meglio spesso contrari ed alimentano intolleranza, questa sì, verso chi pratica e legittima, la politica della transenna per la salvaguardia del presunto decoro, concetto tanto astratto, quanto alibi di altre questioni e principi, sottili ma resistenti, finalizzati ad affermare la violenza dei muscoli per sopperire a quel vuoto culturale regnante a quanto pare anche a Trieste.


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