Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il Veneto corre verso l'indipendenza “virtuale” ma guarda allo Statuto Speciale?


La stampa estera e parte di quella italiana  ha dato un  buon risalto al referendum virtuale del Veneto, ma reale per la situazione che esprime. Già nel 2013 scrivevo che da Trieste a Venezia alla Lombardia cresceva la voglia di indipendentismo e che il tutto riportava a vecchie strategie, che nei primi anni 90 hanno segnato in modo negativo la situazione politica e sociale italiana, senza dimenticare il ruolo attivo che le mafie hanno esercitato verso certi e dati processi indipendentisti ed autonomisti come emersi in particolar modo nell'Italia meridionale Ma  evidenziavo  anche che al 9 ottobre 2013,erano ben 104 i comuni su un totale di 581 e 2 province su 7 ad essersi pronunciati favorevolmente all'indizione del referendum che voleva e vuole l'indipendenza del Veneto e sottolineavo che il tutto non era un fenomeno ma una realtà che veniva letteralmente ignorata dai media nazionali.  Giunge la primavera e sul sito principale, che ha sostenuto questo referendum virtuale, nell'attesa che quello formale venga deliberato dalla Regione Veneto, pur essendo incostituzionale, anche se in un certo senso  legittimo, si legge "Semo un cuor solo, semo un solo popolo!"

VOTI VALIDI: 2.360.235, pari al 63,23% degli aventi diritto al voto


SI: 2.102.969, pari all’89,10% dei voti validi espressi


NO: 257.266, pari al 10,90% dei voti validi espressi


VOTI NON VALIDI: 6.815, corrispondenti allo 0,29% dei voti validi espressi

REFERENDUM SU ADOZIONE EURO


VOTI VALIDI: 919.598, pari al 24,63% degli aventi diritto al voto


SI: 472.409, pari al 51,37% dei voti validi espressi


NO: 447.189, pari al 48,63% dei voti validi espressi



REFERENDUM SU ADESIONE ALLA NATO


VOTI VALIDI: 740.431, pari al 19,84% degli aventi diritto al voto


SI: 477.312, pari al 64,46% dei voti validi espressi


NO: 263.119, pari al 35,54% dei voti validi espressi

Certo, si è discusso molto dei numeri. In effetti guardando il sito facebook di Plebiscito.eu si registrano circa 15 mila mi piace facebook e meno di 500 follower su twitter. Il sito in questione, strutturato in modo aziendalista e dove sarebbe anche interessante conoscere la quantità di contributi e di donazioni ricevute, è stato certamente il primo motore pulsante di questa iniziativa, e due milioni e passa di votanti prevalentemente in rete  lasciano perplessi alla luce dei numeri ora indicati. Ma a prescindere dai numeri dei votanti, dei sì e dei no, la questione deve essere focalizzata su altro. Il Veneto è una regione che  ha subito e patito  una pesante crisi economica. Hanno chiuso una infinità di aziende e poi è circondato dalle Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, due Regioni a statuto speciale, la cui “concorrenza sleale” è stata più volte denunciata per non parlare dell'Austria. L'indipendenza non la si potrà conseguire legalmente, semplicemente perché, piaccia o non piaccia la nostra Costituzione vieta divisioni, le forze occidentali alleate con l'Italia non hanno alcun interesse a sostenere processi indipendentisti e senza il sostegno dei potentati occidentali nessun riconoscimento avverrà ciò a significare che il processo di autodeterminazione dei popoli è semplicemente un principio tanto labile quanto volubile  e la situazione veneta non è paragonabile a quella della Crimea, come hanno voluto invece fare intendere alcuni commentatori.  La Crimea è una repubblica autonoma, che dall'Ucraina ha chiesto di essere annessa alla Federazione Russa, e non ha chiesto l'indipendenza. Infatti, il 21 marzo, il Consiglio della Federazione Russa ha ratificato all'unanimità l'accordo interstatale "Sulla adesione alla Federazione russa della Repubblica di Crimea e sulla formazione dei nuovi soggetti della Federazione Russa".E' vero che i rappresentanti del movimento indipendentista hanno fatto trapelare che a breve chiederanno la formalizzazione dell'Indipendenza veneta, e che vogliono adoperarsi per creare e stabilizzare le istituende strutture della Repubblica Veneta,ma se così facessero la magistratura certamente non rimarrà a guardare, la repressione sarebbe dura, ed il caso Trieste che rivendica l'attuazione del trattato di pace del 1947 dovrebbe pur insegnare qualcosa in materia alla luce delle continue sconfitte patite in Tribunale e non solo. I processi di indipendenza, come la storia ha insegnato, si possono conseguire solo con atti rivoluzionari che spesso rischiano di aprire le porte ad una sorta di guerra civile. Ma siamo nel 2014 ed in Italia. Paese antirivoluzionario per eccellenza e che di guerre civili non ha certamente bisogno. Esiste allora la terza via, quella del compromesso. A parer mio queste istanze indipendentiste ben possono aprire la porta dello Statuto Speciale. Dovrà essere la politica a farsi carico di ciò, ed un risultato del genere sarebbe una importante vittoria per gli indipendentisti che camminano con i piedi per terra. Comunque sia la partita non è finita ed il dato più preoccupante è il consenso che diverse amministrazioni locali venete  hanno manifestato formalmente verso il processo indipendentista ed ignorare ciò è un grave errore. Questo 2014 segnerà in Europa, specialmente con le politiche comunitarie, una svolta. Andrà a destra? Vi sarà ancora il rigore dominante? E la voglia di secessione cresce ovunque, da Trieste, seppur sostenuta da una percentuale irrisoria anche se non da sottovalutare della popolazione, che il 15 settembre 2014 lancerà l'autodeterminazione(?) al Veneto, dalla Lombardia, alla Sardegna, guardando anche a ciò che accade in Europa, ad esempio in Catalogna, Scozia, nelle Fiandre 



Commenti

  1. Mi piace l'argomento, e mi domando immediatamente: perchè non facciamo anche la Toscana a statuto speciale??

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