Finalmente si ritorna a parlare di scuola dopo il caso della maturità

La reazione spropositata che si è registrata per la questione dell'orale all'esame di maturità,dimostra che in Italia bisogna riprendere in mano la questione scuola con una profonda rivoluzione culturale stile '68 quella che fa tanto paura a chi ideologicamente sta impostando da tempo una scuola pubblica sempre più votata a servire il sistema che a forgiare menti critiche e pensanti. Ordine, disciplina e non pensiero critico. Il dissenso? Si reprime. Finalmente si ritorna a parlare di scuola dove i problemi di ieri sono rimasti irrisolti a cui si sono sommati quelli della società più spietata e individualista di sempre. L'autorevolezza a scuola non la si ottiene solo aumentando gli stipendi del personale. Che sono bassi per non dire indecenti se si pensa a quelli degli ATA. Il rispetto non lo si ottiene inasprendo le norme. La scuola di oggi è un supermercato dove le famiglie hanno un potere di ingerenza spropositato. Addirittura adesso possono anche scegliere il docent...

Il 3 febbraio si contesta il Ministro dell'Istruzione a Trieste


UDS, coordinamento studenti medi, Cobas Scuola FVG, in occasione della visita del Ministro dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, all'Università di Trieste, organizzano un momento assembleare pubblico in Piazzale Europa nei pressi dell'edificio A.
I problemi che caratterizzano sia l'Università italiana che la scuola italiana sono sempre gli stessi, da decenni, con la particolarità che se da un lato continua, a volte con accelerazioni, a volte con sfumature, il disegno di riforma complessiva del settore globale dell'istruzione italiana, dall'altro si assiste ad un peggioramento sia delle condizioni contrattuali, economiche dei lavoratori, nonché anche ad una continua ed assidua ed inarrestabile e voluta riduzione delle risorse.
I ministri più odiati certamente sono stati la Moratti e la Gelmini, che nessuno mai dimenticherà e che nessuno si augura di rivedere più nei detti ministeri.  
Ma i ministri che vengono chiamati a “governare” il timone del MIUR sono figli di nomina politica, vengono lì collocati per ultimare, completare, continuare, quel processo di trasformazione della scuola pubblica ed Università iniziato nei primi anni 90. A volte inseriscono qualcuno che proviene direttamente dal settore dell'Università, penso a Profumo od all'attuale ministro, ma è solo una parvenza finalizzata a voler legittimare ciò che rischia in tutti i sensi di demolire quel poco di buono che è rimasto in Italia, scuola ed università pubblica. La pessima scuola dell'autonomia, dei fondi d'istituto, che ha messo in competizione, per quattro soldi, sia il personale scolastico all'interno della medesima scuola, che le scuole tra di loro, attività di marketing, a volte a dir poco disgustosa, hanno aperto le vie alla scuola lavoro, all'apprendistato a quindici anni, all'introduzione della scuola lavoro anche nei sistemi liceali, all'introduzione di progetti ponte con le aziende, alla possibilità di formare docenti e studenti in azienda, all'Invalsi che oltre ad omologare la preparazione degli studenti al nozionismo più esasperato, comporta una schedatura perenne della comunità scolastica. Infatti, il VALES, un progetto sperimentale che giungerà ad ultimazione nel 2015, a cui guarda l'Invalsi in relazione al nuovo Servizio nazionale di Valutazione, prevede che le scuole verranno valutate in un certo modo anche in base alle scelte che faranno gli studenti al termine del ciclo scolastico, a quale università si iscriveranno, se saranno in regola con i crediti e gli studi. Un processo folle che ovviamente penalizzerà anche gli studenti socialmente più deboli. Una scuola che cade letteralmente a pezzi, con le casse ministeriali volutamente sempre più vuote, per legittimare l'intervento delle soggettività private, fondazioni ed aziende, che ovviamente verranno anche coinvolte nella farsa della nuova consultazione pubblica per la costituente della scuola che verrà. Scuola ed Università sono unite nel nome della precarietà permanente, sia strutturale che esistenziale. E gli studenti, i lavoratori dell'università della scuola si ritroveranno in Piazzale Europa anche per questi motivi, per fermare simbolicamente la carrozza della distruzione della cultura, ricerca ed istruzione, italiana e pretendere una Europa che dica basta all'austerità. Basta all'austerità e sì alla solidarietà.



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