A
Bologna la protesta studentesca continua, si protesta contro i tagli
che mai sembrano avere fine, si protesta per la difesa del diritto
all'assemblea, per maggiore spazio e libertà dentro le scuole, si
propone anche l'apertura pomeridiana, per esempio, e per farsi
ascoltare i ragazzi occupano.
Occupano
le scuole.
All'occupazione
dell'ISART di Bologna risponde la Dirigente scolastica, sul sito
della scuola, con una lettera aperta e destinata alla comunità
scolastica e dove chiede, in caso di condivisione, la sottoscrizione
della stessa.
La
Ds evidenzia la sua preoccupazione in relazione al fatto che
l'occupazione rischia di compromettere l'ordinario percorso educativo
come intrapreso nella scuola, di far saltare i progetti europei messi
in cantiere, stage e percorsi. “Per andare avanti lungo questa
strada dobbiamo poter lavorare e offrire ai nostri studenti una buona
preparazione. Siamo impegnati nel nostro lavoro di educatori e ne
sentiamo tutta la responsabilità, che condividiamo con le famiglie
che ci affidano quotidianamente i loro figli.”
E
dunque affermerà che “Non possiamo riconoscerci nelle modalità
aggressive di chi ha promosso questa ennesima occupazione. L’Isart
è una scuola pubblica, offre un servizio pubblico e soffre le
difficoltà che tutto il settore pubblico ha patito in questi anni in
termini di tagli di risorse, ma non si riconosce nella modalità
estrema che è stata intrapresa dagli occupanti. Dobbiamo ridare ai
nostri ragazzi la possibilità di esercitare il diritto allo studio e
lo dobbiamo fare facendo nascere dall’interno dell’ISART una
risposta.”
Infine
evidenzia che “la mobilitazione che si è creata in questi ultimi
giorni da parte di studenti, docenti, genitori e personale della
scuola che si stanno impegnando perché la situazione non degeneri e
perché anche da questa fase estremamente critica nasca una nuova e
positiva reazione è un fatto nuovo e importante” concludendo con
questo auspicio : Invito
chi si riconosce in questa linea a sottoscrivere l’appello in
calce.
Una
iniziativa singolare, che chiama alle “armi” chi è contrario
all'occupazione ponendolo letteralmente in contrasto con chi occupa,
con chi sostiene l'occupazione, con chi lotta in questo modo.
Questa
lettera sarà ulteriore benzina sul fuoco?
Penso
proprio di sì. Certo,
sarà una iniziativa legittima, ma simili iniziative rischiano di fomentare una
enorme spaccatura all'interno di quelle mura scolastiche rendendo
invivibile uno spazio ove il confronto e la discussione è certamente
necessario. Può essere intesa quella lettera come una sorta di apertura al confronto? Chi
occupa, attua tale protesta perché costretto dalla
situazione sociale esistente, perché fino ad oggi semplicemente
inascoltato, come continuare con l'ordinaria attività, come se
nulla fosse, con indifferenza, come se tutto andasse bene, quando la
scuola pubblica è nelle condizioni che noi tutti ben conosciamo?
E
poi non si deve dimenticare che l'occupazione, se accompagnata da contenuti ed iniziative culturali, ben può avere valore
formativo ed educativo.
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