Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Addio EL PIRATA DELA SACHETA





Lo incontravi spesso a Trieste, tra la fontana del Nettuno e la Meridiana, in via Cavana  nei pressi del Teatro Verdi o tra la gente di Piazza Unità  che attraversava le vie della città, ascoltando sempre quella musica strana, ripetitiva, ma che per i bambini era semplicemente musica e sorriso. Si chiamava El Pirata Dela Sacheta, giunto dalla Spagna approdato con la sua piccola barca a Trieste. "Ho la sangue rossa e il cuore alla sinistra", così si presentava nel non suo perfetto italiano. Era un compagno, era una persona straordinaria, era una persona che volevo intervistare, volevo raccontare la sua storia, ma non vi è stato il tempo, perchè il tempo è anche questo. Il tempo non è bastato, forse. E' andato via, il pirata di Trieste. E' andato via  nella sua barca,con la sua barca dopo aver navigato a lungo  per il mediterraneo, quella barca che lo accompagnerà in altri mille ed infiniti approdi. UN SORRISSO PER CHI SOFREVA PER IL MIO SORRISO, così scriveva.

Diceva che nelle piazze si poteva ancora socializzare. E lui, il pirata di Trieste, El pirata dela sacheta, come si definiva, l'uomo orchestra, non suonerà più. Trieste sarà ancora più vuota senza quell'uomo. Era diventato un soggetto tipico di Trieste.

Addio uomo orchestra.
Addio compagno.
Lotteremo e sogneremo ancora anche per te.


Marco Barone 





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