Quando
un sistema vive uno stato di delirio, inizia, appunto, a delirare.
La
democrazia, intesa come forma e sostanza di governo del Popolo, in Val
di Susa è stata non sospesa ma interrotta.
La
burocrazia pretende di sostituirsi alla democrazia ed ecco
l'autoritarismo burocratico che tramite norme, atti, regolamenti
pro-sistema, viola ogni dignità, libertà e volontà del popolo.
Nessuna
consultazione preventiva reale e partecipata ha mai avuto realmente
luogo.
Un
bel giorno il sistema capitalistico occidentale si sveglia e decide
che in quel pezzo di terra deve riciclare il proprio danaro.
Violenta
la terra, violenta madre natura, violenta la dignità, violenta la
democrazia, ed il Sistema come potrebbe essere giudice di se stesso?
Non
può.
Ed
allora ecco che quando un popolo dice no alla violenza, dice no al
sistema imposto e mai scelto, appellandosi anche ai principi costituzionali fondamentali
che reggono la Costituzione italiana, questo reagisce chiudendo la
Costituzione italiana in qualche cassetto od interpretandola a suo
vantaggio, ora in modo estensivo ora in modo restrittivo, la
flessibilità pro-sistema della Costituzione.
La
legge è uguale per tutti, certo.
E'
uguale per i ricchi e straricchi e capitalisti nell'essere immuni da
ogni rispetto della libertà e della democrazia reale e partecipata,
è uguale per il popolo nell'essere recluso nella prigione della
violenza del sistema.
I
simboli ed i codici ed i linguaggi utilizzati per omologare un
movimento sono fondamentali per definire il grado di consenso che un
dato e certo movimento deve e può avere tra e nell'opinione
pubblica. Si cerca di assimilare, tramite esempi populisti e
demagogici, situazioni in via apparente similari, ma nella sostanza
inconciliabili, incompatibili ed opposti. Si vuole sollevare
l'emotività, si vogliono strumentalizzare le emozioni per
giustificare l'abuso del diritto e del potere.
Si
ricorre dunque anche al potere evocativo delle immagini e del dolore.
Fiumi
di parole di dissenso, sbarrate dalla diga dell'autoritarismo.
Quando
lo Stato viola la democrazia, cosa può e cosa deve fare il popolo
per difendersi?
Si
condanna e si processa chi manifesta consenso critico verso un certo
modo di lottare per la difesa della democrazia, ma si legittima il neo-nazifascismo, con le sue
radunate, anche nel nome dell'articolo 21 della Costituzione.
Un
brutto mattino trovi l'ufficiale giudiziario che ti intima lo sfratto
perché in quell'area deve passare una strada che il popolo non ha
voluto ma che non è stato neanche democraticamente consultato, ebbene come
reagiresti?
Difendere
la terra è come difendere la propria casa, quella casa che tu hai
edificato mattone dopo mattone con i risparmi e sacrifici di una vita
sommersa dalle logiche della sopravvivenza.
Sbatterai
la porta in faccia all'ufficiale giudiziario.
Ma
l'ufficiale giudiziario ritornerà, questa volta accompagnato dallo
scudo dello Stato.
E
tu da solo non potrai difendere non la tua casa, ma la dignità e la
libertà, perché, in quel momento quella casa rappresenterà la
dignità e la libertà che un sistema, senza alcun tipo di rispetto
delle regole democratiche, ha deciso di demolire.
Anzi
il sistema stesso modificherà le regole del gioco durante il gioco e
tu non potrai non giocare.
Allora
chiederai aiuto.
Arriveranno
persone che abbracciate dalla determinazione finalizzata a
salvaguardare quella democrazia reale e partecipata che il sistema
vuole demolire, si schiereranno innanzi alla porta per impedire la
presa in possesso di quella casa.
Cercheranno
di impedire la presa della libertà tramite la solidarietà.
Ma
l'ufficiale giudiziario ritornerà una terza volta, una quarta e
quinta volta, e di tre, quattro e cinque volte incrementerà la
determinazione di chi resiste a questa violenza.
Ed
allora lo Stato deciderà che quella casa non solo andrà demolita
per realizzare una strada inutile per la collettività, utile al
sistema, ma che l'intera area dovrà essere di interesse strategico
nazionale e dunque verrai espropriato nel nome della capitale
utilità.
Circonderanno
quella casa con il filo spinato, importeranno il modello del confine
israeliano per costringerti all'esilio. Arriveranno le ruspe scortate dall'esercito ed inizieranno a demolire la casa.
Ed
allora il popolo cosa deve fare, arrendersi alla violenza del
sistema?
Perché
anche se la casa verrà demolita, ma la strada non verrà fermata,
la prossima volta toccherà ad altre cento, mille case e
l'autoritarismo burocratico sarà ordinarietà.
A
quel punto l'urlo della battaglia sarà fermare la strada ferrata per
salvare la dignità e la democrazia e la libertà di un popolo che è
stato semplicemente mitragliato alle spalle dall'autoritarismo
legalitario ma illegittimo del capitalismo.
Non
spetta al sottoscritto giudicare le reazioni, semplicemente perché
non vivendo il luogo, l'ambiente, non ho diritto alcuno in tal senso,
ciò sarebbe irrispettoso verso chi vive quei luoghi, ma certamente
è mio diritto quello di offrire uno spunto di riflessione.
Le
Brigate Rosse sono stato uno strumento vigliacco per il potere, ed
ora ritornano alla ribalta.
Ma
l'intelligenza dovrà prevalere perché il brigatismo è stato
funzionale per la stabilizzazione del sistema.
Persone
sono state uccise, famiglie distrutte, ideali traditi, utopie
rimosse, per mano di un sistema complice del proprio male e che ha
usato il proprio male per imporre altro male.
La
Val di Susa è l'eloquenza del dissenso popolare e democratico e di
una nuova forma e sostanza di resistenza.
Come scrivi tu stesso, non sta a te dare giudizi sulle reazioni. Figurarsi a me, che sono meno informato, figurarsi l 'opinione pubblica ( ?!? ). La tua eloquente ricostruzione ( un po' troppo epica - retorica, ma dovuta e adatta al tema ) denuncia lo scarto fra democrazia formale e legale, fra l'idea di democrazia ( mai esistita nei fatti ) e la sua prassi ( meno peggiore dell'assoluto Bene che si pretende possa essere, e comunque migliore di forme assembleari permanenti, o peggio ). Ma se a noi non sta dare giudizi sulle reazioni, allo Stato ( e dunque in minima ma decisiva parte anche da noi non come Marco o Valerio, ma in quanto cittadini, compete. Le forme, i limiti, le eventuali esagerazioni andranno osservate ed eventualmente denunciate e respinte , ma tollerare il ricorso alla violenza e alle intimidazioni sarebbe - oltre che anti costituzionale - andare contro ai diritti 'democraticamente' espressi tramite voto e partecipazione. Grazie della tua onesta riflessione, Valerio.
RispondiEliminaapprezzo il tuo commento, anche perchè hai colto pienamente il senso della mia riflessione, questo argomento è caldo e delicato ed a rischio di strumentalizzazioni.
Eliminaun saluto
mb