Un giorno sono andato a una festa.
Un bambino si avvicina e mi tocca.
Sua madre gli dice : “non
toccarlo, lascialo”.
Lui mi chiede “perché sei
nero?”
Se provavo a spiegarglielo lui non
capiva allora gli faccio “ma perché tu sei bianco?”
“Non lo so” mi dice e io gli
rispondo “neanch'io lo so”.
Questo è quanto racconta Modou,
nell'intervista realizzata da Natasa Bozic, Oriana Ferfuia, Patrizia
Viola e Marco Vilevich per il nuovo numero di citàvecia starigrad,
un foglio non periodico che si potrà trovare al Knulp di Trieste,
alla libreria Indertat, all'erboristeria la Raganella, alla Casa della
Musica e panificio Romi, sempre in città.
Questo numero è dedicato
prevalentemente ai ragazzi senegalesi. Nell'intervista citata, dove
oltre a Modou, racconteranno le loro esperienze anche Sadibou e
Dieng, emergeranno questioni sconosciute ai più, la solidarietà,
l'aiuto alle persone anziane, la sfida a quel senso di solitudine che
rischia di trascinarti ovunque ma non nel centro della vita.
Mai sarei riuscito io a scrivere
nulla di più reale, concreto e poetico e vissuto nello stesso tempo.
Mi riferisco alle parole con cui
ho aperto questo intervento, quelle di Modou.
Per poter descrivere il senso
dell'essere differenti nell'essere uguali, per poter descrivere
sentimenti e passioni, lacrime e sorrisi, non basta chiudere gli
occhi ed immaginare, non basta neanche la compassione, né la rabbia
né l'amore, si deve vivere l'esperienza diretta.
Si deve bagnare il proprio corpo
con l'acqua sporca per conoscere l'acqua sporca.
Si deve conoscere la sete per
scrivere di sete, la fame per scrivere di fame.
Quando ho letto quel perché sei
nero? Perché sei bianco? E provato ad immaginare il bambino che
tocca l'adulto, solo perché non bianco come lui, perché diverso,
vedendolo quasi come un soggetto se non addirittura oggetto
proveniente da chissà quale dimensione, e la mancata risposta che è
la risposta, mi sono chiuso in un lungo attimo di silenzio
abbracciato da un sentimento ora caldo ora gelido, ma non avevo
lacrime per piangere né sorrisi per sorridere. Il gesto, l'innocenza, e la
sensibilità consentirà di tranciare con il senso della naturale
umanità ogni filo di discriminazione e pregiudizio. La differenza nell'uguaglianza
dell'essere umano, l'uguaglianza nella differenza dell'essere
individuo e soggettività, il dubbio che muta in certezza, un perché,
un non so, la semplice constatazione del fatto umano, ragione e
sentimento, per abbattere ogni muro di ignoranza e violenza, di
pregiudizio e sofferenza.
Marco Barone
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