Trasformare la casa natale di Tina Modotti, nel museo Tina Modotti, può essere una grande opportunità per Udine

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Tina Modotti è probabilmente più apprezzata all'estero che in Friuli. Semplicemente è a dir poco sconcertante che non esista praticamente quasi nulla dedicato a lei. C'è una sala dedicata a Tina Modotti in città, c'è un punto Modotti, che ospita dei quadri di artisti locali, a pochi passi dalla casa natale di Tina Modotti che è cercata più dai messicani, sudamericani che altro. Eppure in quella via affascinante a pochi minuti a piedi dal centro di Udine, in via Pracchiuso 89, c'è la casa natale di Tina, dove sorge una targa con le parole di Neruda che ne ricordano l'essenza. La facciata della casa è stata recentemente restaurata e l'edificio ospita l’asilo notturno “Il Fogolâr”   inaugurato il 4 settembre del 2006  ed ospita le persone senzatetto  ed è gestito dalla Caritas. All'interno vi si trovano delle stampe e copie di alcune fotografie di Tina. Sarebbe il minimo sindacale pretendere di trasformare la casa natale di Tina Modotti in un museo che possa ac...

Perché sei nero? Perché sei bianco?



Un giorno sono andato a una festa. Un bambino si avvicina e mi tocca.
Sua madre gli dice : “non toccarlo, lascialo”.
Lui mi chiede “perché sei nero?”
Se provavo a spiegarglielo lui non capiva allora gli faccio “ma perché tu sei bianco?”
“Non lo so” mi dice e io gli rispondo “neanch'io lo so”.
Questo è quanto racconta Modou, nell'intervista realizzata da Natasa Bozic, Oriana Ferfuia, Patrizia Viola e Marco Vilevich per il nuovo numero di citàvecia starigrad, un foglio non periodico che si potrà trovare al Knulp di Trieste, alla libreria Indertat, all'erboristeria la Raganella, alla Casa della Musica e panificio Romi, sempre in città.
Questo numero è dedicato prevalentemente ai ragazzi senegalesi. Nell'intervista citata, dove oltre a Modou, racconteranno le loro esperienze anche Sadibou e Dieng, emergeranno questioni sconosciute ai più, la solidarietà, l'aiuto alle persone anziane, la sfida a quel senso di solitudine che rischia di trascinarti ovunque ma non nel centro della vita.
Mai sarei riuscito io a scrivere nulla di più reale, concreto e poetico e vissuto nello stesso tempo.
Mi riferisco alle parole con cui ho aperto questo intervento, quelle di Modou.
Per poter descrivere il senso dell'essere differenti nell'essere uguali, per poter descrivere sentimenti e passioni, lacrime e sorrisi, non basta chiudere gli occhi ed immaginare, non basta neanche la compassione, né la rabbia né l'amore, si deve vivere l'esperienza diretta.
Si deve bagnare il proprio corpo con l'acqua sporca per conoscere l'acqua sporca.
Si deve conoscere la sete per scrivere di sete, la fame per scrivere di fame.
Quando ho letto quel perché sei nero? Perché sei bianco? E provato ad immaginare il bambino che tocca l'adulto, solo perché non bianco come lui, perché diverso, vedendolo quasi come un soggetto se non addirittura oggetto proveniente da chissà quale dimensione, e la mancata risposta che è la risposta, mi sono chiuso in un lungo attimo di silenzio abbracciato da un sentimento ora caldo ora gelido, ma non avevo lacrime per piangere né sorrisi per sorridere. Il gesto, l'innocenza, e la sensibilità consentirà di tranciare con il senso della naturale umanità ogni filo di discriminazione e pregiudizio. La differenza nell'uguaglianza dell'essere umano, l'uguaglianza nella differenza dell'essere individuo e soggettività, il dubbio che muta in certezza, un perché, un non so, la semplice constatazione del fatto umano, ragione e sentimento, per abbattere ogni muro di ignoranza e violenza, di pregiudizio e sofferenza.


Marco Barone

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