Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Trieste e Gorizia tra le città più visitate in webcam, ma il caso residenze Giustinelli deve essere chiarito





Nel mondo esistono più di 16.000 webcam che riprendono, prevalentemente per motivi turistici, diverse città.  
Skyline è la nuova tecnologia sviluppata da VisioRay® per l'impiego delle webcam a scopo turistico-culturale. Un progetto nato a Catanzaro, che vede Piazza della Borsa di Trieste essere tra le webcam più viste in Italia, la webcam è collocata nelle sede di Radio Punto Zero Tre Venezie. Al secondo posto vi è Gorizia con Piazza della Vittoria.
Come detto, questo progetto ha scopo, per stessa ammissione di Skyline, turistico.
Ora mi si deve spiegare una cosa. Tra le webcam molto visionate vi è anche quella, sempre collocata a Trieste, che riprende 24 ore su 24 le residenze in costruzione di Giustinelli, nella zona di San Vito. Il problema è che quella webcam riprende l'attività dei lavoratori, esercitando un controllo invasivo e diretto sull'operato degli stessi. A tal proposito si deve ricordare che la giurisprudenza, vedi una per tutte la Corte di Cassazione con la sentenza n. 8250 del 17 giugno 2000, afferma, in via consolidata , richiamando l'art. 4, comma 1°, della legge n. 300/70, il divieto di utilizzazione di mezzi di controllo a distanza, tra i quali, in primo luogo, gli impianti audiovisivi, sul presupposto che la vigilanza sul lavoro, ancorché necessaria nell'organizzazione produttiva, vada mantenuta in una dimensione "umana", e cioè non esasperata dall'uso di tecnologie che possono rendere la vigilanza stessa continua e anelastica, eliminando ogni zona di riservatezza e di autonomia nello svolgimento del lavoro. Quella webcam ha avuto più di 16 mila visite. I lavoratori sono a conoscenza dell'esistenza di quella webcam? Hanno prestato consenso a ciò?
Quale privacy e diritti nel tempo della grande tecnologia multimediale?
Un click e puoi connetterti con il mondo ma anche controllare la vita ordinaria di città e delle persone.


Marco Barone









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