Che i consumi dei
prodotti alimentari siano in calo ciò oltre ad essere un dato
statistico è anche un dato di fatto ben noto alla società odierna.
I carrelli della spesa
pieni oltre ogni superfluo sono ricordi tipici fino ai primi anni di
vita dell'euro, poi carrelli sempre meno pieni, e si passa ai cestini
e spesso si portano le cose a mano oppure semplicemente a fare
la spesa non si va più, perché i soldi semplicemente non ci sono,
perché il lavoro lo si è perso, perché gli ammortizzatori sociali
statali non coprono più nulla, perché gli ammortizzatori sociali
familiari non bastano più, perché aumentano le tasse, le spese
ordinarie finalizzate alla normale sopravvivenza.
Nello stesso tempo i
supermarket, per superare questo periodo lungo e dalla fine incerta
di una crisi reale e sociale ben nota, decidono di aprire anche la
domenica, a volte alcuni 24 ore su 24.
La terza settimana del
mese i supermercati sono se non vuoti vicino ad esserlo ed ogni
settimana troverai sempre pseudo-nuove offerte.
Più compri più
risparmi, più compri meno spendi, oppure bonus correlati
all'acquisto di altri prodotti.
Per esempio con
ricariche telefoniche di 20 euro avrai un buono spesa, se spenderai
una certa cifra in benzina, e non più solo se farai il pieno, avrai
un buono spesa, se comprerai una certa quantità di prodotti
tecnologici avrai un buono spesa e così via dicendo.
Si è realizzato un vero
connubio tra i prodotti alimentari ed i prodotti tipici del
consumismo.
Segnali chiari ed
evidenti di una crisi che arriva a scalfire il frigorifero o le
dispense di casa e quando inizia a toccare la pancia si passerà
inevitabilmente ad una situazione difficilmente gestibile.
E' una spirale che non si
può più fermare.
D'altronde la crisi ora è
visibile, visibile nelle strade delle città, nelle mense sociali,
nella quotidianità, una crisi che cresce giorno dopo giorno con un
silenzio rumoroso ma pur sempre silenzio, salve qualche esplosione
feroce di rabbia, un silenzio che presto muterà in urlo violento.
Il consumismo, cuore
pulsante del capitalismo, non sa più che inventarsi per salvare se
stesso, ebbene possono inventarsi qualsiasi tipo di pubblicità, di
incentivo, di promozione, ma la soluzione non saranno questi
palliativi del capitale, e neanche le corse sfrenate dei vari decreti
del fare, del lavoro e quanti altri ne arriveranno ancora, la
soluzione è il ripensamento del sistema sociale, economico
esistente, non esiste altra strada.
D'altronde il sistema fa
quello che dovrebbe fare, attuare ogni misura per tutelare la propria
immagine ed apparenza continuando ad esercitare l'arte dell'inganno
verso la collettività.
Quanto siamo disposti a
vivere ancora il perdurante inganno?
E' così forte la
dipendenza dalla droga dell'adattamento al capitalismo?
E' così forte il timore
del nuovo, del diverso?
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