Maggio 1948: il primo treno d'Italia a Monfalcone dopo la guerra

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Poche ore dopo l'insediamento del primo Presidente della Repubblica, a Trieste, giungeva il primo treno d'Italia, dopo la fine della seconda guerra mondiale. Treno che passava chiaramente anche dalla stazione di Monfalcone, come testimonia un breve fermo immagine tratto dal prezioso video dell'archivio dell'Istituto Luce. Il video interessa l'i naugurazione della linea ferroviaria Venezia-Trieste. Fu un fatto storico di estrema importanza, un piccolo segnale di ritorno alla normalità in un Paese ridotto in macerie a causa della seconda guerra mondiale. Le ferrovie sono sempre state importanti nel nostro territorio, soprattutto grazie agli investimenti originari effettuati dall'Impero asburgico. Nel 1854 venne infatti aperta la linea da Trieste a Vienna  attraverso il Semmering. Il progettista fu il veneziano Carlo Ghega, a cui a Trieste è dedicata una via in città, linea di 14 gallerie, una delle quali raggiungeva la lunghezza di  ben 1431 m, con 16 viadotti e

Il 1 luglio la Croazia entra in Europa, ma sarà per tre anni sotto osservazione



pubblicato su bora.la
Il 1 luglio è alle porte e la Croazia sarà, sulla carta, il 28° Paese dell'Unione Europea, ma con alcune limitazioni.
Se una persona si immagina che entrare in Europa vuol significare sin da subito la fine dei confini, la possibilità di circolare liberamente, sbaglia. Lo spazio Schengen rappresenta un territorio dove la libera circolazione delle persone è garantita. Gli Stati firmatari del trattato hanno abolito tutte le frontiere interne sostituendole con un'unica frontiera esterna. Ma la Croazia, almeno fino al 2015, sarà di fatto confine all'interno dell'UE.
Certo Schengen non è la perfezione assoluta, può essere sospeso per ragioni politiche o di presunta sicurezza interna, pensiamo al caso del G8 in Italia, che ha sospeso sia nel 2001 che in quello dell'Aquila l'applicazione di tale Trattato. Il diritto di protestare e manifestare e circolare liberamente è stato sospeso nel nome di una presunta sicurezza interna.
Nel Trattato che prevede l'adesione della Croazia all'UE si rileva che è istituito uno strumento Schengen a carattere temporaneo (in prosieguo: "strumento temporaneo Schengen") allo scopo di aiutare la Croazia a finanziare, fra la data di adesione e la fine del 2014, azioni alle nuove frontiere esterne dell'Unione per l'attuazione dell'acquis di Schengen e il controllo di tali frontiere. Per il periodo dal 1° luglio 2013 al 31 dicembre 2014 sono messi a disposizione della Croazia, sotto forma di pagamenti forfettari in virtu' dello strumento temporaneo Schengen diversi milioni di euro. Qualora la Croazia non adempia gli impegni assunti, si legge sempre all'interno dell'accordo citato, nell'ambito dei negoziati di adesione, compresi gli impegni in una delle politiche settoriali inerenti alle attivita' economiche con effetti transfrontalieri, recando in tal modo un grave pregiudizio al funzionamento del mercato interno o ponendo una minaccia agli interessi finanziari dell'Unione o un rischio imminente di siffatto pregiudizio o minaccia, la Commissione puo' adottare le misure appropriate entro la fine di un periodo massimo di tre anni dall'adesione e su richiesta motivata di uno Stato membro o di propria iniziativa. Tali misure sono proporzionate e la precedenza e' accordata a quelle che turbano il meno possibile il funzionamento del mercato interno e, se del caso, all'applicazione dei meccanismi di salvaguardia settoriali esistenti.

Tradotto in parole semplici, se la Croazia turberà l'equilibrio dell'economia interna, dei mercati interni dell'UE, avrà delle pesanti sanzioni.  La Croazia per almeno tre anni sarà sì all'interno dell'UE, ma a metà e farà di tutto per ottemperare quanto richiesto . Ma nel dubbio Slovenia in testa, probabilmente seguita anche dall'Italia, decidono di autotutelarsi applicando la moratoria. Ciò comporterà che i croati, sebbene cittadini europei, sulla carta, per lavorare regolarmente in quei Paesi della UE che decidono di autoregolarsi, dovranno ottenere un permesso di lavoro identico a quello previsto per i cittadini di Paesi non comunitari.
Solo quando saranno soddisfatte le esigenze del mercato, quando si offriranno segnali positivi in tal senso, liberalizzazioni, privatizzazioni, si potrà poi, in un secondo tempo, pensare all'estensione dei diritti a favore del così detto popolo. La vigilanza dovrà essere massima, per tutelare il territorio, il paesaggio, la storia e l'ambiente dalle speculazioni edilizie, i paradisi ritrovati che caratterizzano la Croazia, rischiano di far gola al capitalismo made Ue o sponsorizzato dalla Ue.
Certamente si velocizzeranno le procedure di controllo al confine, ma rimarranno per un lungo periodo sempre tali, sia via mare che via terra, insomma una Croazia sotto osservazione per tre anni, sino al 2015 certamente non godrà dei diritti di Schengen, dovrà aspettare una decisione del Consiglio Europeo in tal senso dopo le dovute verifiche.
Ma che Europa è quella che teme i propri concittadini? Il proprio popolo? Che pensa solo al mercato interno, all'economia? Che Europa è quella che non si preoccupa delle condizioni dei lavoratori? Andrebbero sanzionate invece tutte quelle aziende che sfruttano manodopera per attingere vantaggi economici , profitti ed utili cogliendo l'attimo offerto dall'opportunità di mercato del lavoro indegno . Appunto, il lavoro non dovrà essere più mercato e l'Europa non dovrà essere più solo ed esclusivamente economia. A questo punto è forse meglio dire che la Croazia sarà realmente uno Stato della UE solo a partire dal 2015, salvo diverse situazioni, ovvero quando si concluderà il periodo di osservazione e quando potrà godere di tutti i diritti in tal senso come deliberati dal Consiglio Europeo





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