Finalmente si ritorna a parlare di scuola dopo il caso della maturità

La reazione spropositata che si è registrata per la questione dell'orale all'esame di maturità,dimostra che in Italia bisogna riprendere in mano la questione scuola con una profonda rivoluzione culturale stile '68 quella che fa tanto paura a chi ideologicamente sta impostando da tempo una scuola pubblica sempre più votata a servire il sistema che a forgiare menti critiche e pensanti. Ordine, disciplina e non pensiero critico. Il dissenso? Si reprime. Finalmente si ritorna a parlare di scuola dove i problemi di ieri sono rimasti irrisolti a cui si sono sommati quelli della società più spietata e individualista di sempre. L'autorevolezza a scuola non la si ottiene solo aumentando gli stipendi del personale. Che sono bassi per non dire indecenti se si pensa a quelli degli ATA. Il rispetto non lo si ottiene inasprendo le norme. La scuola di oggi è un supermercato dove le famiglie hanno un potere di ingerenza spropositato. Addirittura adesso possono anche scegliere il docent...

E' guerra, l'Europa del Sud è sotto attacco



L'Europa del Sud è palesemente sotto attacco.
Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro,Italia, e paesi confinanti, come Slovenia, la Croazia, Cipro, sono letteralmente sotto un violento attacco.
Nè bombe, né missili, né rifugi sotterranei ma Borse, numeri e cifre, banche, fallimenti, protesti, debiti e ricatti.
E' una guerra all'interno del capitalismo tramite lo strumento più sconosciuto, fino a qualche anno addietro, ora servito su ogni tavola di ogni cittadino di questa Vecchia Europa, ovvero quello della finanza e dei mercati.
Nessuna crisi del capitalismo, ma solo guerra nel capitalismo con l'inevitabile effetto del massacro sociale che colpisce i popoli, così come accaduto in ogni tradizionale guerra.
Fame e povertà, disperazione e depressioni e vittime.
Ciò per quell'effetto collaterale e prevedibile della disperazione, della depressione, della guerra tra poveri o di condizioni di lavoro sempre più disumane o della perdita di ogni fiducia e speranza.
Speranza fuggita ed in piena latitanza.
Ed ecco nascere nazionalismi, populismi, protezionismi, qualunquismi identitari, razzismi e violenze di Stato.
Si massacrano i diritti dei lavoratori, tutte le conquiste nate dal maggio francese sono state violentate dalle speculazioni finanziarie e supportate dalle azioni del capitalismo di Stato.
In Italia tra gennaio e settembre del 2012 sono uscite dal mercato 55 mila aziende, 45.280 fallimenti registrati fra 2009 e 2012 e nel 2012 si contano 47mila società protestate (+8,8% sul 2011).
Tutti dati che ovviamente sono destinati a peggiorare nel 2013.
Aumenta la delocalizzazione, in Cina, India,in Romania, in Bulgaria, in Polonia, in Canton Ticino (Svizzera), Austria, in Brasile e Panama.
Disoccupazione di cui si conosce l'inizio ma non la fine, precarietà sempre più sottile e precaria, e nello stesso tempo la Germania vede il proprio PIL in crescita, anche se solo dello 0,1% nel primo trimestre 2013.
La Germania dovrebbe chiudere il 2013 in pareggio di bilancio, e con un avanzo pari allo 0,5 per cento del Pil nel 2014 . Secondo la famigerata agenzia Moody’s , che ha confermato la tripla “A” alla Germania, con outlook negativo in tale Stato si registra una vera e propria azione “avanzata, diversificata e altamente competitiva” e le sue politiche macroeconomiche sono “orientate alla stabilità”.
Insomma chi trae beneficio da tutto ciò è la Germania.
Aumentano i fenomeni di emigrazione verso lo Stato tedesco, ed aumenta anche l'instabilità nel resto del Vecchio Continente. La Germania vince questa guerra, è responsabile delle politiche di austerità adottate in Europa, austerità che ha facilitato l'attacco all'economia italiana, che ne uscirà male da questa guerra ed ancora una volta sconfitta, così come ne uscirà male tutta l'Europa del Sud.
Perché non creare un cartello tra i Paesi dell'Europa del Sud contro questo modo di operare dello Stato tedesco che ha in pugno l'intera economia dell'Europa? Non esiste altra via alla solidarietà, si deve edificare una sorta di cartello equo e solidale tra i Paesi che sono sotto attacco, per uscire dall'incubo del nazionalismo, per uscire dall'incubo della recessione, per uscire dall'incubo delle violenze di Stato e di nuovi fascismi.
La Germania se ora aprirà la via alla non austerità, o ad una austerità meno rigida è solo perché vede diminuire il settore delle esportazioni, dunque solo per propri calcolati interessi nazionali.
Hanno massacrato l'economia piccola e grande di intere realtà sociali e statali, Paesi in svendita, persone che soffrono, persone che vivono fobie e depressioni di ogni natura, così avanti non si può mica continuare.
Certamente quello che viviamo tutti noi oggi non è imputabile esclusivamente alle politiche imposte dalla Germania, che si è arricchita sulle sofferenze dell'Europa del Sud, ma è imputabile anche alle responsabilità di politiche fallimentari adottate nel corso del tempo in tutti i Paesi dell'Europa del sud avvolti e travolti da questa nuova guerra. D'altronde il capitalismo è anche ciò. Nessuna distribuzione equa e solidale delle ricchezze ma solo sproporzionata ed unilaterale. Il Capitalismo è ingiustizia e le politiche imposte dalla Germania a discapito dell'Europa del Sud sono, oggi, il simbolo vivente di questa immensa ingiustizia.
Siamo in guerra e non lo abbiamo ancora capito.


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