La
Spagna ha recentemente rimosso tutte le statue di Francisco Franco,
anche se a dire il vero qualche via intitolata ai fascisti di Franco
esiste ancora, a Brescia invece ha creato grande scalpore la proposta
del PDL locale di ricollocare, a pochi metri da piazza della Loggia, il Bigio (nominativo ufficiale Era fascista), un nudo maschile in marmo di
Carrara, realizzato ed eretto nel 1932 per essere rimosso
solo dopo la Liberazione, nel 1945.
Una statua che era molto cara al dittatore Mussolini.
In
Calabria, a Vibo Valentia, invece vi è di più.
Luigi
Razza, nato a Monteleone di Calabria (oggi Vibo Valentia), è stato
redattore del Popolo
d'Italia
e segretario dei Fasci d'azione di Milano. E' stato Deputato (dal
1924), divenne segretario e poi presidente della Confederazione dei
sindacati fascisti dell'agricoltura (1928-33) e membro del Gran
Consiglio del fascismo. Fu ministro per i Lavori pubblici per
Mussolini (1935); morì mentre si recava all'Asmara.
Nel
1939 a Vibo Valentia, sua città natale, venne inaugurata da Benito
Mussolini durante la sua visita alla città, il monumento a lui
dedicato, il quale si erge in Piazza San Leoluca su un alto
piedistallo, sormontato da una stele recante in cima l'effigie
marmorea della Vittoria alata. Un'altra effigie gli è stata
riservata nel Palazzo del Municipio, anche questo a lui intitolato,
così come è stato intitolato e dedicato a Luigi Razza il locale
aeroporto militare, base del reparto “cacciatori Calabria” dei
Carabinieri, lo stadio comunale, una piazza e una via del centro
storico. Ma vi è di più, Poste Italiane, su richiesta del Comitato
Vibonese Luigi Razza, ha realizzato a margine di un recente convegno
su Luigi Razza, uno stand per lo speciale annullo filatelico
dedicato al ministro fascista, per essere apposto su una cartolina
celebrativa a tiratura limitata.
Piazze,
monumenti, processi di istituzionalizzazione che vogliono ricordare
un proprio concittadino che ha aderito al fascismo, che è stato
fascista che è stato ministro nel governo fascista.
Quel
monumento che sorge nello spazio antistante il Duomo di San Leoluca
alla fine di Corso Umberto I , a parer mio deve essere rimosso.
Non
può esistere un fascismo buono ed un fascismo cattivo, il fascismo
sin dal suo inizio è stato un male e chi vi ha aderito chi lo ha
sostenuto chi ne è stato parte integrante non può essere ricordato
e glorificato in tal modo e con il beneplacito anche delle
istituzioni locali che hanno giurato sulla Costituzione.
Così
come devono essere riviste anche le vie, le piazze i nomi di alcuni Comuni
dedicati od intitolati a tutti quei personaggi o ad eventi ad essi
correlati, riconducibili a personalità del fascismo che hanno
svolto un ruolo all'interno del fascismo e per il fascismo. Penso per
esempio a Ronchi dei Legionari (Go).
Già,
Ronchi dei Legionari, deve il suo attuale nome alla spedizione di
occupazione dei legionari capeggiati da Gabriele D'annunzio del 12
settembre 1919. Una forza volontaria irregolare di nazionalisti ed ex
combattenti italiani hanno invaso e oppresso la libertà di un'intera terra, di un popolo. D'annunzio scriveva al dittatore
fascista Mussolini Domattina
prenderò Fiume con le armi.
Poi lo implorava affinché il dittatore non lo lasciasse solo in tal
sventurata impresa di occupazione.
Il 23 marzo del
1919 a Milano Mussolini fondò i fasci di combattimento e sempre in tale anno Mussolini finanzierà l'impresa di Fiume raccogliendo quasi tre
milioni di lire. Una prima tranche di denaro, ammontante a 857.842
lire, fu consegnata a D'Annunzio ai primi di ottobre, altro denaro in
seguito. D'Annunzio inviò una lettera a Mussolini e certificò che
parte della somma raccolta fu utilizzata per finanziare lo squadrismo
a Milano
richiamandosi ai legionari di FIUME ed invitandolo a fare suo il
motto degli autoblindo di Ronchi: « Mio caro Benito Mussolini, chi
conduce un'impresa di fede e di ardimento, tra uomini incerti o
impuri, deve sempre attendersi d'essere rinnegato e tradito "prima
che il gallo canti per la seconda volta". E non deve adontarsene
né accorarsene. Perché uno spirito sia veramente eroico, bisogna
che superi la rinnegazione e il tradimento. Senza dubbio voi siete
per superare l'una e l'altro. Da parte mia, dichiaro anche una volta
che — avendo spedito a Milano una compagnia di miei legionari bene
scelti per rinforzo alla vostra e nostra lotta civica — io vi
pregai di prelevare dalla somma delle generosissime offerte il soldo
fiumano per quei combattenti. Contro ai denigratori e ai traditori
fate vostro il motto dei miei "autoblindo" di Ronchi, che
sanno la via diritta e la meta prefissa. Fiume d'Italia, 15 febbraio
1920 Gabriele D'Annunzio.» E'
stato uno dei primi firmatari del manifesto degli intellettuali
fascisti.
Ronchi, che è tra le Città
decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è
stata insignita della Medaglia
d'Argento al Valor Militare
per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella
lotta partigiana durante la seconda
guerra mondiale, può ancora chiamarsi Ronchi dei "Legionari"?
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