Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Dal monumento fascista di Vibo Valentia a quel Ronchi dei “Legionari”



pubblicato su bora.la

La Spagna ha recentemente rimosso tutte le statue di Francisco Franco, anche se a dire il vero qualche via intitolata ai fascisti di Franco esiste ancora, a Brescia invece ha creato grande scalpore la proposta del PDL locale di ricollocare, a pochi metri da piazza della Loggia, il Bigio (nominativo ufficiale Era fascista), un nudo maschile in marmo di Carrara, realizzato ed eretto nel 1932 per essere rimosso solo dopo la Liberazione, nel 1945. Una statua che era molto cara al dittatore Mussolini.
In Calabria, a Vibo Valentia, invece vi è di più.
Luigi Razza, nato a Monteleone di Calabria (oggi Vibo Valentia), è stato redattore del Popolo d'Italia e segretario dei Fasci d'azione di Milano. E' stato Deputato (dal 1924), divenne segretario e poi presidente della Confederazione dei sindacati fascisti dell'agricoltura (1928-33) e membro del Gran Consiglio del fascismo. Fu ministro per i Lavori pubblici per Mussolini (1935); morì mentre si recava all'Asmara.
Nel 1939 a Vibo Valentia, sua città natale, venne inaugurata da Benito Mussolini durante la sua visita alla città, il monumento a lui dedicato, il quale si erge in Piazza San Leoluca su un alto piedistallo, sormontato da una stele recante in cima l'effigie marmorea della Vittoria alata. Un'altra effigie gli è stata riservata nel Palazzo del Municipio, anche questo a lui intitolato, così come è stato intitolato e dedicato a Luigi Razza il locale aeroporto militare, base del reparto “cacciatori Calabria” dei Carabinieri, lo stadio comunale, una piazza e una via del centro storico. Ma vi è di più, Poste Italiane, su richiesta del Comitato Vibonese Luigi Razza, ha realizzato a margine di un recente convegno su Luigi Razza, uno stand per lo speciale annullo filatelico dedicato al ministro fascista, per essere apposto su una cartolina celebrativa a tiratura limitata.
Piazze, monumenti, processi di istituzionalizzazione che vogliono ricordare un proprio concittadino che ha aderito al fascismo, che è stato fascista che è stato ministro nel governo fascista.
Quel monumento che sorge nello spazio antistante il Duomo di San Leoluca alla fine di Corso Umberto I , a parer mio deve essere rimosso.
Non può esistere un fascismo buono ed un fascismo cattivo, il fascismo sin dal suo inizio è stato un male e chi vi ha aderito chi lo ha sostenuto chi ne è stato parte integrante non può essere ricordato e glorificato in tal modo e con il beneplacito anche delle istituzioni locali che hanno giurato sulla Costituzione.
Così come devono essere riviste anche le vie, le piazze i nomi di alcuni Comuni dedicati od intitolati a tutti quei personaggi o ad eventi ad essi correlati, riconducibili a personalità del fascismo che hanno svolto un ruolo all'interno del fascismo e per il fascismo. Penso per esempio a Ronchi dei Legionari (Go).
 
Già, Ronchi dei Legionari, deve il suo attuale nome alla spedizione di occupazione dei legionari capeggiati da Gabriele D'annunzio del 12 settembre 1919. Una forza volontaria irregolare di nazionalisti ed ex combattenti italiani hanno invaso e oppresso la libertà di un'intera terra, di un popolo. D'annunzio scriveva al dittatore fascista Mussolini Domattina prenderò Fiume con le armi. Poi lo implorava affinché il dittatore non lo lasciasse solo in tal sventurata impresa di occupazione. 
 
Il 23 marzo del 1919 a Milano Mussolini fondò i fasci di combattimento e sempre in tale anno Mussolini finanzierà l'impresa di Fiume raccogliendo quasi tre milioni di lire. Una prima tranche di denaro, ammontante a 857.842 lire, fu consegnata a D'Annunzio ai primi di ottobre, altro denaro in seguito. D'Annunzio inviò una lettera a Mussolini e certificò che parte della somma raccolta fu utilizzata per finanziare lo squadrismo a Milano richiamandosi ai legionari di FIUME ed invitandolo a fare suo il motto degli autoblindo di Ronchi: « Mio caro Benito Mussolini, chi conduce un'impresa di fede e di ardimento, tra uomini incerti o impuri, deve sempre attendersi d'essere rinnegato e tradito "prima che il gallo canti per la seconda volta". E non deve adontarsene né accorarsene. Perché uno spirito sia veramente eroico, bisogna che superi la rinnegazione e il tradimento. Senza dubbio voi siete per superare l'una e l'altro. Da parte mia, dichiaro anche una volta che — avendo spedito a Milano una compagnia di miei legionari bene scelti per rinforzo alla vostra e nostra lotta civica — io vi pregai di prelevare dalla somma delle generosissime offerte il soldo fiumano per quei combattenti. Contro ai denigratori e ai traditori fate vostro il motto dei miei "autoblindo" di Ronchi, che sanno la via diritta e la meta prefissa. Fiume d'Italia, 15 febbraio 1920 Gabriele D'Annunzio.» E' stato uno dei primi firmatari del manifesto degli intellettuali fascisti.
Ronchi, che è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stata insignita della Medaglia d'Argento al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale,  può ancora chiamarsi Ronchi dei "Legionari"?

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