Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il giorno del Ricordo e la nota del MIUR


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Il 10 febbraio è il giorno del ricordo, come previsto dalla LEGGE 30 marzo 2004, n.92 , la quale all'articolo 1 afferma che la Repubblica riconosce il 10 febbraio quale "Giorno del ricordo" al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della piu' complessa vicenda del confine orientale.
Il comma 2 invece rileva in particolar modo che nella giornata di cui al comma 1 sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado.
Come si evince dal testo di questa legge si dedica grande attenzione in via prevalente alla questione delle foibe e successivamente alla vicenda degli esuli.
E' giusto condannare le violenze contro ogni libertà di ogni persona, ma il giorno del ricordo è spesso “usato” per fini strumentali politici e nostalgici, affidando la memoria storica, che verrà tramandata alle nuove generazioni, ad una verità parziale, che dunque non è verità. Perché fino a quando non si parlerà compiutamente degli orrori commessi dal fascismo in Jugoslavia , fino a quando lo Stato Italiano non ricorderà e riconoscerà a dovere le fucilazioni di massa e distruzione di villaggi in Slovenia e Croazia avvenute sulla base di semplici sospetti di collusione con la Resistenza, fino a quando luoghi come il campo di concentramento di Visco (Ud), continueranno a rimanere nell'oblio, quale verità nel giorno del ricordo?
In questa società non si nasce liberi, lo si può però diventare. E per essere liberi si deve conoscere la verità.
Per condurre l'umanità verso la realizzazione della reale verità, si dovrà rifiutare ogni strumentalizzazione, ogni velo di ipocrisia, ogni parzialità per conquistare l' essenza dell'oggi utopica libertà. E' curioso notare come la  nota del MIUR n° 664 del 30 gennaio 2013, firmata dal Ministro Profumo, che invita le scuole ad intraprendere iniziative su tale giorno, sia integralmente, se non in via assoluta, incentrata sulla questione dell’esodo degli Istriani, Fiumani e Dalmati come avvenuta nel secondo dopoguerra, dimenticandosi in sostanza di "tutte le vittime" delle foibe.


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