Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

L'Inno di Mameli a scuola, un passo in avanti per la massoneria, uno indietro dall'Europa

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Pochi attimi, 208 voti favorevoli, 14 contrari e due astensioni i ed ecco che il Senato l'8 novembre ha approvato, in via definitiva, il ddl n. 3366 sull'insegnamento dell'Inno di Mameli (già approvato dalla Camera), in cui risulta assorbito il ddl 3256 sull'Istituzione della Giornata dell'Unità d'Italia.

Si assiste al risorgimento del Risorgimento. Periodo storico molto caro a quella massoneria che oggi non si cela più, anzi, vedi il caso emblematico delle Olimpiadi di Londra, diffonde ed espande ovunque i propri simboli, ma specialmente le proprie politiche sociali e culturali.
Una massoneria che si è tolta il cappuccio del mistero, ed a volto scoperto e mani tese, scrive e governa pienamente il sistema Italia.
Dunque arriva il momento dell'Inno di Mameli a Scuola, ma non solo.
Il DISEGNO DI LEGGE 3366 che raccoglie anche il Disegno di Legge 3256, costituito da un solo articolo, prevede che a decorrere dall’anno scolastico 2012/2013, nelle scuole di ogni ordine e grado, nell’ambito delle attività finalizzate all’acquisizione delle conoscenze e delle competenze relative a «Cittadinanza e Costituzione», sono organizzati percorsi didattici, iniziative e incontri celebrativi finalizzati ad informare e a suscitare la riflessione sugli eventi e sul significato del Risorgimento nonché sulle vicende che hanno condotto all’Unità nazionale, alla scelta dell’inno di Mameli e della bandiera nazionale e all’approvazione della Costituzione, anche alla luce dell’evoluzione della storia europea.
Al comma secondo si legge che nell’ambito delle iniziative di cui al comma 1, è previsto l’insegnamento dell’inno di Mameli e dei suoi fondamenti storici e ideali.
Al comma terzo che per i fini di cui ai commi 1 e 2, la Repubblica riconosce il giorno 17 marzo, data della proclamazione in Torino, nell’anno 1861, dell’Unità d’Italia, quale «Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’inno e della bandiera», allo scopo di ricordare e promuovere, nell’ambito di una didattica diffusa, i valori di cittadinanza, fondamento di una positiva convivenza civile, nonché di riaffermare e di consolidare l’identità nazionale attraverso il ricordo e la memoria civica. La Giornata di cui al presente comma non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260.
Il quarto comma che le regioni e le province autonome aventi competenza legislativa per i sistemi educativi delle comunità linguistiche riconosciute danno attuazione alla presente legge nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 6 della Costituzione.
Il comma quinto che le attività di cui alla presente legge sono realizzate nell’ambito delle risorse finanziarie, umane e strumentali disponibili a legislazione vigente. Dall’attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
Certamente un passo in avanti per il Risorgimento massonico, ma un passo indietro dall'Europa dell'integrazione.
La dichiarazione di Bologna del 19 giugno 1999, che è stata sottoscritta anche dall'Italia,è un impegno volontario di ciascun paese firmatario a riformare il proprio sistema di insegnamento. Anche se tale riforma non è imposta ai governi nazionali o alle università, gli Stati membri dell’Unione europea (UE), contribuiscono allo sviluppo di un’istruzione di qualità incentivando la cooperazione tra Stati membri e, se necessario, sostenendo ed integrando la loro azione.
Nel maggio 1998 la Dichiarazione della Sorbona armonizza l’architettura del sistema europeo di insegnamento superiore. I ministri ricordano che «l’Europa non è solamente quella dell’euro, delle banche e dell’economia: deve essere anche un’Europa della conoscenza».
Se a queste carte e principi aggiungiamo anche quella dei diritti fondamentali dell’Unione europea, solennemente proclamata dal Parlamento, dal Consiglio e dalla Commissione europea, lì ove sancisce nel Preambolo che “i popoli europei nel creare tra loro un’unione sempre più stretta hanno deciso di condividere un futuro di pace fondato su valori comuni” oppure all'interno della stessa ove si specifica che “ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”, ebbene come non leggere l'introduzione dell'insegnamento obbligatorio dell'Inno di Mameli e l'Istituzione della Giornata dell'Unità d'Italia come un passo indietro dall'Europa dell'integrazione culturale e sociale oltre che come una conquista della  massoneria?
Marco Barone
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