"Credo che il Paese sia cambiato -
spiega il ministro - nelle scuole ci sono studenti che vengono da
culture, religioni e Paesi diversi. Credo che debba cambiare il modo
di fare scuola, che deve essere più aperto".
Queste parole dichiarate dal Ministro
dell'Istruzione Profumo, come riprese da tutti i principali organi di
stampa, aprono uno spiraglio importante nella Scuola pubblica
italiana.
Uno spiraglio che deve essere colto e
coltivato.
Questo è il momento buono per
esercitare le giuste pressioni politiche e sociali, anche perché si
è in piena campagna elettorale, per intervenire affinché l'ora di
religione, nella scuola Italiana, da facoltativa muti in altra
tipologia di insegnamento.
E' vero che l' insegnamento delle
religioni nelle scuole pubbliche è presente in quasi tutti gli altri
paesi europei, salvo casi come la Francia, la Slovenia, la Repubblica
Ceca o l'Albania, ma visto che il Vaticano domina in Italia, se
partisse proprio dall'Italia un segnale forte di Laicità e civiltà,
in questo secolo, certamente si avrebbe effetto domino.
La società è mutata, non è più
tollerabile che nella scuola pubblica venga insegnata la Religione.
Esistono le Chiese, esistono gli
oratori, esistono tante e variegate realtà ove la Chiesa può
esercitare il suo diritto ad insegnare la Religione ad indottrinare i
suoi fedeli.
Andando a guardare anche le
statistiche della Conferenza Episcopale Italiana si rileva che negli
ultimi anni il numero degli studenti "avvalentisi", è in
costante calo. Per esempio nel solo 2008/09, è stato calcolato un
numero di circa 700.000 studenti "non avvalentisi".
Numeri destinati a crescere.
Ma a prescindere dai numeri o meno, una
società moderna, una società che vive di integrazione e solidarietà
sociale, una società che vuole trovare il suo lume della ragione
nello spirito della laicità oltre ogni fondamentalismo religioso,
altro non può fare che respingere l'insegnamento della Religione
nella scuola pubblica.
Perché ciò possa accadere occorre una
mobilitazione sociale, culturale e collettiva di grande rilevanza,
cogliendo l'attimo seminato dal Ministro Profumo.
Una battaglia che deve essere coltivata
giorno dopo giorno nelle scuole, ma specialmente oltre gli ambienti
prettamente scolastici.
Dunque cogliamo l'invito del Ministro
Profumo, cogliamo l'attimo per dire basta ad un sistema concordatario
che non ha più modo di essere, incompatibile con il tempo esistente.
Dall'Italia può e deve partire una
grande lezione di civiltà e laicità, proponendo eventualmente, come
via di mezzo, l'insegnamento della storia delle religioni, che non
abbia fini di indottrinamento, materia che dovrà essere insegnata da
personale non nominato dal Vescovo o da qualsiasi autorità
religiosa, ma semplicemente da chi è inserito nelle graduatorie
della scuola, avviando uno specifico percorso di formazione anche per
coloro che sono in condizione di esubero.
Certamente ciò comporterà il
licenziamento del personale di Religione, ma sarà la Chiesa a
provvedere alla loro tutela, garantendo l'insegnamento della
Religione nelle loro scuole o nei luoghi di culto.
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