A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

Profumo di Laicità nella Scuola?




"Credo che il Paese sia cambiato - spiega il ministro - nelle scuole ci sono studenti che vengono da culture, religioni e Paesi diversi. Credo che debba cambiare il modo di fare scuola, che deve essere più aperto".

Queste parole dichiarate dal Ministro dell'Istruzione Profumo, come riprese da tutti i principali organi di stampa, aprono uno spiraglio importante nella Scuola pubblica italiana.
Uno spiraglio che deve essere colto e coltivato.
Questo è il momento buono per esercitare le giuste pressioni politiche e sociali, anche perché si è in piena campagna elettorale, per intervenire affinché l'ora di religione, nella scuola Italiana, da facoltativa muti in altra tipologia di insegnamento.
E' vero che l' insegnamento delle religioni nelle scuole pubbliche è presente in quasi tutti gli altri paesi europei, salvo casi come la Francia, la Slovenia, la Repubblica Ceca o l'Albania, ma visto che il Vaticano domina in Italia, se partisse proprio dall'Italia un segnale forte di Laicità e civiltà, in questo secolo, certamente si avrebbe effetto domino.
La società è mutata, non è più tollerabile che nella scuola pubblica venga insegnata la Religione.
Esistono le Chiese, esistono gli oratori, esistono tante e variegate realtà ove la Chiesa può esercitare il suo diritto ad insegnare la Religione ad indottrinare i suoi fedeli.
Andando a guardare anche le statistiche della Conferenza Episcopale Italiana si rileva che negli ultimi anni il numero degli studenti "avvalentisi", è in costante calo. Per esempio nel solo 2008/09, è stato calcolato un numero di circa 700.000 studenti "non avvalentisi".
Numeri destinati a crescere.
Ma a prescindere dai numeri o meno, una società moderna, una società che vive di integrazione e solidarietà sociale, una società che vuole trovare il suo lume della ragione nello spirito della laicità oltre ogni fondamentalismo religioso, altro non può fare che respingere l'insegnamento della Religione nella scuola pubblica.
Perché ciò possa accadere occorre una mobilitazione sociale, culturale e collettiva di grande rilevanza, cogliendo l'attimo seminato dal Ministro Profumo.
Una battaglia che deve essere coltivata giorno dopo giorno nelle scuole, ma specialmente oltre gli ambienti prettamente scolastici.
Dunque cogliamo l'invito del Ministro Profumo, cogliamo l'attimo per dire basta ad un sistema concordatario che non ha più modo di essere, incompatibile con il tempo esistente.
Dall'Italia può e deve partire una grande lezione di civiltà e laicità, proponendo eventualmente, come via di mezzo, l'insegnamento della storia delle religioni, che non abbia fini di indottrinamento, materia che dovrà essere insegnata da personale non nominato dal Vescovo o da qualsiasi autorità religiosa, ma semplicemente da chi è inserito nelle graduatorie della scuola, avviando uno specifico percorso di formazione anche per coloro che sono in condizione di esubero.
Certamente ciò comporterà il licenziamento del personale di Religione, ma sarà la Chiesa a provvedere alla loro tutela, garantendo l'insegnamento della Religione nelle loro scuole o nei luoghi di culto.

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