Celebrare ancora oggi Trieste o Gorizia italiana è un pleonasmo storico che non ha più alcun senso

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Trieste è oggi una cosa diversa rispetto a quella che fu un tempo, quando venne contesa, quando era una città contesa, quando si rischiò addirittura lo scoppio della terza guerra mondiale per la causa triestina. Cosa che oggi farebbe sorridere, eppure in quel tempo da sorridere c'era ben poco.  Rifugiarsi nel passato è un espediente per fuggire dal presente, quel presente connotato da pochezza, da vuoti, tipici della nostra epoca. Trieste così come Gorizia per lungo tempo furono città dall'anima e spirito asburgico. Oggi, questo spirito lo si può intravedere solo nell'architettura di queste città che spingono a rendere Trieste unica, grazie al suo fascino imperiale, e Gorizia, per il suo essere stato contenitore di una pluralismo che oggi esiste solo nelle metafore o in quella "Nizza d'Austria". Trieste e Gorizia sono due città che si stanno piegando all'omologazione di massa, che è il grande turismo che nel paradosso dei paradossi tende a val

Quell'apparente decadenza del principe nero, Junio Valerio Borghese, nella relazione della CIA che lo attenzionava con costanza


Una relazione del giugno 1963 della CIA, desecretata nel 2005, fotografa l'apparente declino politico del principe nero, Junio Valerio Borghese. Una relazione dove ne esce un quadro di una persona messa ai margini dalla società politica neofascista e anche dalla nobiltà romana.  Un testo interessante ma che si ferma al 1963, manca la seconda parte della storia, di una persona che ebbe un ruolo invece tutt'altro che marginale all'interno della strategia della tensione, passando soprattutto dal fallito golpe della notte dell'Immacolata, alla fondazione del Fronte Nazionale, saltato perchè non ebbe il sostegno degli americani, americani, come si può ben vedere, e come ben dimostra il testo di questa relazione, che attenzionavano con particolare cura la figura del principe nero come dimostrano diversi documenti presenti nell'archivio della CIA. 

 
"Il principe Valerio Borghese ha condotto negli  ultimi anni una vita insignificante dal punto di vista politico. Fu dimesso dal carcere di Roma nel febbraio del 1949. Dei 12 anni a cui era stato condannato per collaborazionismo ne aveva a quel momento espiati 3. Il resto gli venne condonato. Immediatamente, fu avvicinato da esponenti del neofascismo che nel frattempo avevano creato con successo il M.S.I., i quali gli offrirono una buona posizione nel nuovo partito. Ma Borghese, capito che s’intendeva solo sfruttare il suo nome a fini elettorali e resosi conto che sarebbe rimasto in secondo piano per la impossibilità di scalfire le solide posizioni di Michelini e dei suoi, rifiutò di impegnarsi. Accetto, però, di iscriversi al partito e, nel gennaio del 1952, a termine del Congresso Nazionale dell'Aquila fu nominato Presidente Onorario del M.S.I., carica senza alcun significato concreto. In quell'epoca ebbe anche a risolvere non facili questioni economiche, conseguenti alle disavventure giudiziarie. La nobiltà romana, che pur avendolo fra i suoi esponenti più illustri lo aveva isolato ed abbandonato per viltà, si riaccostò a lui quando, essendo in programma del governo le leggi di riforma agraria, i nobili latifondisti, capeggiati dal principe Torlonia, si riavvicinarono a lui ritenendo di poterlo agganciare ai loro interessi ed in considerazione del ruolo che avrebbe potuto assumere in sede politica. Ma egli, disgustato da questo opportunismo, non aderì alle proposte ed, in fondo, con la nobiltà romana non ha mai più ripreso i rapporti di un tempo, rinchiudendosi in una specie di splendido isolamento. Preferì, in quei primi anni dedicarsi alla redazione delle proprie memorie, pubblicando due libri, "I Mas" e "Mezzi d'assalto" e collaborando come critico militare al quotidiano monarchico napoletano "Il Roma". Si dedicò pure, ed appassionatamente alla creazione della "Organizzazione degli ex appartenenti alla X Mas". con l'appoggio del periodico "Il Meridiano d'Italia". Nel '51 corsero voci su suoi contatti con americani (l'ambasciatore Dunn, il sindaco di New York e la moglie ecc.) oltre che con Peron. Nel '52 fu incaricato dei rapporti fra il MSI ed i monarchici (Lauro). Nel '53 si recò in Inghilterra - si dice per cercare presso Mosley finanziamenti per il MSI - e prese poi parte alla campagna elettorale del MSI con un attivo ciclo di comizi. Nel '54 si recò in Argentina, restandovi oltre un mese. Si disse, in quella occasione, che era riuscito a procurare, tramite il comandante Grossi ed altri gerarchi fascisti riparati in quella nazione, cospicui finanziamenti per il MSI. Nel '56 venne  eletto Presidente della Federazione Nazionale Combattenti Repubblicani, dalla quale di di staccò in occasione del congresso, tenutosi a Firenze il 26.4.1959.Nella circostanza, il Borghese, che sosteneva l'appoggio degli iscritti al MSI, fu posto in minoranza dalla corrente Farina-Barbasino (altro ufficiale della X Mas), i quali propugnavano,invece, l'indipendenza politica della Federazione, la quale doveva limitarsi a svolgere funzioni assistenziali in favore degli iscritti, lasciando a questi la liberty di decide re circa il loro atteggiamento politico. Alla scissione che ne seguì, si susseguirono vari tentativi tendenti a riunificare i gruppi opposti, ma non essendo stato possibile raggiungere un accordo, nell'agosto 1962, la frazione Borghese ha costituito 1'Unione Nazionale Combattenti della R.S.I., con sede in Via Cimarra 57, attualmente presieduta dalla medaglia d'Oro Gemelli Bruno, con l'adesione di alcuni rappresentativi personaggi del combattentismo della R.S.I. - Non risulta che il principe vi rivesta cariche direttive, ne che prenda parte attiva alle manifestazioni indette dall'Unione. Al momento delle elezioni del 28 aprile si è tentato un accordo fra i due organismi, di cui il Secolo d'Italia diede l'annuncio. Ma in realtà l'accordo era rimasto sulla carta. La Federazione e l'Unione continuano ad osteggiarsi vicendevolmente, ma entrambe non hanno più alcun peso politico, neanche nell'ambito del MSI. Nel gennaio del '63, Borghese diede la propria adesione ad una associazione politico-culturale, sorta a Napoli con il nome di "Centro di Via Medina" (la strada in cui caddero molti monarchici napoletani nel 1946) e con la finalità di appoggiare i partiti di estrema destra nelle elezioni. Il "Centro" non ha mai svolto attività concreta ed efficace. Come si vede,l'attività politica del Borghese si e svolta con scarsi successi e con tono decrescente con l'andare degli anni. Il fatto e che egli non ha ne capacità ne senso di equilibrio politico. Il ricordo del suo passato di combattente ardimentoso non è stato sufficiente a dargli una possibilità di successo in un mondo troppo difficile per la sua mentalità. Oggi, egli continua ad avere contatti con il mondo neo-fascista ma in esso le sue quotazioni come uomo di punta sono in netto ribasso. Ne egli, troppo etichettato dal suo passato, potrebbe avere la possibilità di muoversi in altra area politica che non sia quella del neo-fascismo. Egli si dichiara pronto ad agire se le circostanze lo richiederanno e la patria ne avrà bisogno ma si tratta di un atteggiamento piuttosto retorico e legato al ruolo storico cui il personaggio è obbligato. In questi ultimi anni le sue condizioni economiche (da notare che l'effettiva decadenza finanziaria della casata iniziò nel 1890) sono assai migliorate avendo, fra l'altro, ereditato da una zia, principessa Orleans, denaro ed un'azienda agricola di circa 100 ettari nel Comune di Artena (Latina). Si dedica con serietà e passione all'agricoltura ed allo studio. Conduce vita ritirata. Nello scorso febbraio, gli morì in un incidente automobilistico nei pressi d'Artena, la moglie Olsonieff Daria, e ne ha risentito duramente la perdita, malgrado che con essa i rapporti fossero stati spesso turbati  negli ultimi anni. Infatti, il Borghese aveva intrapreso una relazione con la moglie dell'avv. Tarquini, figlia dell'ex gerarca Antonello Carpino, più giovane di lui per la quale perse la testa e fece molte spese (avversari nel MSI misero in giro la voce diffamatoria che egli aveva dilapidato con l'amica parte del denaro avuto in Argentina per il MSI). Come è noto, il Borghese ha 4 figli: la maggiore, Elena, ha oggi 31 anni ed il minore, Andrea, ne ha 21. E' medaglia d'oro al Valor Militare e percepisce i relativi assegni. Nel dicembre del 1958 fu riabilitato dalla detta condanna penale. Nello scorso anno e stato radiato dal Casellario Politico Centrale, cui era iscritto come fascista pericoloso, in considerazione della -sua buona condotta e della scarsa moderata attività politica svolta".
 
Interessante la coincidenza che volle la pubblicazione sulla Stampa di una lunga intervista a Borghese, a cura di Pansa, esattamente il 9 dicembre del 1970, il giorno dopo il fallimento del Golpe. Tentativo che rimase nascosto fino al 1971.  Intervista che sapeva di proclama, o Roma o Mosca, disse l'irriducibile del ventennio.

 
mb

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