Una relazione del giugno 1963 della CIA, desecretata nel 2005, fotografa l'apparente declino politico del principe nero, Junio Valerio Borghese. Una relazione dove ne esce un quadro di una persona messa ai margini dalla società politica neofascista e anche dalla nobiltà romana. Un testo interessante ma che si ferma al 1963, manca la seconda parte della storia, di una persona che ebbe un ruolo invece tutt'altro che marginale all'interno della strategia della tensione, passando soprattutto dal fallito golpe della notte dell'Immacolata, alla fondazione del Fronte Nazionale, saltato perchè non ebbe il sostegno degli americani, americani, come si può ben vedere, e come ben dimostra il testo di questa relazione, che attenzionavano con particolare cura la figura del principe nero come dimostrano diversi documenti presenti nell'archivio della CIA.
"Il principe Valerio Borghese ha condotto negli ultimi
anni una vita insignificante dal punto di vista
politico.
Fu dimesso dal carcere di Roma nel febbraio del
1949. Dei 12 anni a cui era stato condannato per collaborazionismo
ne aveva a quel momento espiati 3. Il
resto gli venne condonato. Immediatamente, fu avvicinato da esponenti del neofascismo
che nel frattempo avevano creato con successo
il M.S.I., i quali gli offrirono una buona posizione nel nuovo partito. Ma Borghese, capito che s’intendeva solo sfruttare il suo nome a fini elettorali e
resosi conto che sarebbe rimasto in secondo piano per
la impossibilità di scalfire le solide posizioni di
Michelini e dei suoi, rifiutò di impegnarsi.
Accetto, però, di iscriversi al partito e, nel gennaio del 1952, a termine del Congresso Nazionale dell'Aquila fu nominato Presidente Onorario del M.S.I., carica
senza alcun significato concreto.
In quell'epoca ebbe anche a risolvere non facili
questioni economiche, conseguenti alle disavventure
giudiziarie.
La nobiltà romana, che pur avendolo fra i suoi esponenti
più illustri lo aveva isolato ed abbandonato
per viltà, si riaccostò a lui quando, essendo in programma
del governo le leggi di riforma agraria, i nobili
latifondisti, capeggiati dal principe Torlonia, si
riavvicinarono a lui ritenendo di poterlo agganciare
ai loro interessi ed in considerazione del ruolo che
avrebbe potuto assumere in sede politica. Ma egli, disgustato da questo opportunismo, non aderì
alle proposte ed, in fondo, con la nobiltà romana
non ha mai più ripreso i rapporti di un tempo, rinchiudendosi in una specie di splendido isolamento.
Preferì, in quei primi anni dedicarsi alla redazione delle proprie memorie, pubblicando due libri, "I
Mas" e "Mezzi d'assalto" e collaborando come critico
militare al quotidiano monarchico napoletano "Il Roma".
Si dedicò pure, ed appassionatamente alla creazione
della "Organizzazione degli ex appartenenti alla
X Mas". con l'appoggio del periodico "Il Meridiano d'Italia".
Nel '51 corsero voci su suoi contatti con americani
(l'ambasciatore Dunn, il sindaco di New York e la
moglie ecc.) oltre che con Peron.
Nel '52 fu incaricato dei rapporti fra il MSI ed i
monarchici (Lauro).
Nel '53 si recò in Inghilterra - si dice per cercare
presso Mosley finanziamenti per il MSI - e prese
poi parte alla campagna elettorale del MSI con un attivo ciclo di comizi.
Nel '54 si recò in Argentina, restandovi oltre un
mese. Si disse, in quella occasione, che era riuscito
a procurare, tramite il comandante Grossi ed altri gerarchi
fascisti riparati in quella nazione, cospicui
finanziamenti per il MSI.
Nel '56 venne eletto Presidente della Federazione
Nazionale Combattenti Repubblicani, dalla quale di di
staccò in occasione del congresso, tenutosi a Firenze
il 26.4.1959.Nella circostanza, il Borghese, che sosteneva l'appoggio
degli iscritti al MSI, fu posto in minoranza
dalla corrente Farina-Barbasino (altro ufficiale della
X Mas), i quali propugnavano,invece, l'indipendenza politica della Federazione, la quale doveva limitarsi
a svolgere funzioni assistenziali in favore degli
iscritti, lasciando a questi la liberty di decide
re circa il loro atteggiamento politico.
Alla scissione che ne seguì, si susseguirono vari tentativi tendenti a riunificare i gruppi opposti, ma
non essendo stato possibile raggiungere un accordo,
nell'agosto 1962, la frazione Borghese ha costituito
1'Unione Nazionale Combattenti della R.S.I., con sede
in Via Cimarra 57, attualmente presieduta dalla medaglia
d'Oro Gemelli Bruno, con l'adesione di alcuni
rappresentativi personaggi del combattentismo della
R.S.I. -
Non risulta che il principe vi rivesta cariche direttive,
ne che prenda parte attiva alle manifestazioni
indette dall'Unione.
Al momento delle elezioni del 28 aprile si è tentato
un accordo fra i due organismi, di cui il Secolo d'Italia
diede l'annuncio. Ma in realtà l'accordo era rimasto
sulla carta. La Federazione e l'Unione continuano ad
osteggiarsi vicendevolmente, ma entrambe non hanno più
alcun peso politico, neanche nell'ambito del MSI.
Nel gennaio del '63, Borghese diede la propria adesione
ad una associazione politico-culturale, sorta a
Napoli con il nome di "Centro di Via Medina" (la strada
in cui caddero molti monarchici napoletani nel
1946) e con la finalità di appoggiare i partiti di estrema destra nelle elezioni. Il "Centro" non ha mai
svolto attività concreta ed efficace.
Come si vede,l'attività politica del Borghese si
e svolta con scarsi successi e con tono decrescente
con l'andare degli anni. Il fatto e che egli non ha
ne capacità ne senso di equilibrio politico. Il ricordo
del suo passato di combattente ardimentoso non è stato sufficiente a dargli una possibilità di successo
in un mondo troppo difficile per la sua mentalità.
Oggi, egli continua ad avere contatti con il mondo
neo-fascista ma in esso le sue quotazioni come uomo
di punta sono in netto ribasso.
Ne egli, troppo etichettato dal suo passato, potrebbe
avere la possibilità di muoversi in altra area
politica che non sia quella del neo-fascismo.
Egli si dichiara pronto ad agire se le circostanze
lo richiederanno e la patria ne avrà bisogno ma si
tratta di un atteggiamento piuttosto retorico e legato
al ruolo storico cui il personaggio è obbligato.
In questi ultimi anni le sue condizioni economiche
(da notare che l'effettiva decadenza finanziaria della
casata iniziò nel 1890) sono assai migliorate avendo,
fra l'altro, ereditato da una zia, principessa Orleans,
denaro ed un'azienda agricola di circa 100 ettari nel
Comune di Artena (Latina). Si dedica con serietà e passione
all'agricoltura ed allo studio. Conduce vita ritirata.
Nello scorso febbraio, gli morì in un incidente automobilistico
nei pressi d'Artena, la moglie Olsonieff
Daria, e ne ha risentito duramente la perdita, malgrado
che con essa i rapporti fossero stati spesso turbati
negli ultimi anni.
Infatti, il Borghese aveva intrapreso una relazione con la moglie dell'avv. Tarquini, figlia dell'ex
gerarca Antonello Carpino, più giovane di lui per la
quale perse la testa e fece molte spese (avversari
nel MSI misero in giro la voce diffamatoria che egli
aveva dilapidato con l'amica parte del denaro avuto
in Argentina per il MSI).
Come è noto, il Borghese ha 4 figli: la maggiore,
Elena, ha oggi 31 anni ed il minore, Andrea, ne ha
21.
E' medaglia d'oro al Valor Militare e percepisce
i relativi assegni.
Nel dicembre del 1958 fu riabilitato dalla detta
condanna penale.
Nello scorso anno e stato radiato dal Casellario
Politico Centrale, cui era iscritto come fascista pericoloso,
in considerazione della -sua buona condotta
e della scarsa moderata attività politica svolta".
Interessante la coincidenza che volle la pubblicazione sulla Stampa di una lunga intervista a Borghese, a cura di Pansa, esattamente il 9 dicembre del 1970, il giorno dopo il fallimento del Golpe. Tentativo che rimase nascosto fino al 1971. Intervista che sapeva di proclama, o Roma o Mosca, disse l'irriducibile del ventennio.
mb
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