A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

CPR di Gradisca. Morto un ragazzo. Due le versioni, "rissa" o "pestaggio da parte delle forze dell'ordine"



Il CPR di Gradisca, che non sarebbe un carcere, infatti, forse è anche peggio, è un disastro. Fughe, che non possono essere chiamate evasioni, ma allontanamenti volontari, non è uno scherzo. E' stato detto così. Tentativi di autolesionismo, perché la gente impazzisce e non vuole essere rimpatriata, per arrivare al fattaccio che ha portato ad un secondo morto a Gradisca, dopo il CIE nel 2013, da cui ebbero luogo delle rivolte che portarono alla chiusura di quel posto sconcertante. Una persona di poco meno di 40 anni, georgiano. E qui si apre già un caso. La velina ripresa come prima informativa da tutti gli organi di stampa parla di una rissa scoppiata tra migranti, il 14 gennaio, così si legge: "Un cittadino georgiano di 20 anni che era trattenuto al centro permanente per i rimpatri di Gradisca di Isonzo è morto questo pomeriggio all'ospedale di Gorizia a seguito di lesioni. Martedì scorso il giovane era rimasto coinvolto in una rissa scoppiata all'interno del Cpr. La Procura di Gorizia ha aperto un'indagine e nei prossimi giorni verrà disposta l'autopsia per verificare le cause del decesso e per capire perché le condizioni si sono aggravate nel corso dei giorni fino a portare alla morte del ventenne. " 

In rete sta circolando un video, girato all'interno di quella struttura, che mostra le gabbie di vetro, mostra il CPR dall'interno, mostra le condizioni in cui si trovano ad operare il personale ed a vivere fino all'attesa dell'espulsione i migranti oggetto del provvedimento di "rimpatrio".  Il video è stato diffuso da No CPR e no frontiere che lascia intendere diverse cose.  Ricordiamo che nella stessa struttura si trovano a convivere CPR e CARA.
E viene fornita una seconda versione. Il ragazzo in questione, morto nell'ospedale di Gorizia per un malore, pare, in base alla denuncia di No CPR, che non sia stato ferito in una semplice rissa. Così scrive il gruppo NO CPR :
"Un gruppo di solidali si è trovato stasera sotto il CPR di Gradisca ed è riuscito a comunicare con i reclusi. Le persone rinchiuse hanno negato che ci sia stata una rissa tra di loro, come invece riportano i giornali. Secondo i reclusi, sono stati picchiati dalla polizia.
Il ragazzo che è morto voleva rientrare in Georgia. Secondo una prima ricostruzione pare che sia stato portato fuori dal Cpr, poi di nuovo al Cpr, dove è stato picchiato, da lì in ospedale, da dove è tornato morto. Pare che la moglie, che si trova in Georgia, sia già stata informata della morte, da altri reclusi o amici.
Seguiranno aggiornamenti, per capire le dinamiche e le responsabilità. Per ora sappiamo solo quello che già sapevamo: nei lager si muore"
Evidentemente si è in presenza di due ricostruzioni dei fatti non compatibili tra di loro, che porterebbero a responsabilità diverse, in una struttura che è strapiena di telecamere, si presume che queste abbiano ripreso qualcosa, sempre che il fatto non sia avvenuto in zona non protetta da telecamere. E allora a quel punto diventeranno determinanti le testimonianze di chi ha assistito all'episodio.
mb

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