Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

E dal FVG si afferma la difesa del fantomatico diritto a non emigrare. Non è uno scherzo



"È inaccettabile che una persona perda il diritto di vivere nella propria terra, inaccettabile che perda il diritto a preservare la propria cultura e tradizioni per vivere in una condizione di sradicamento dalle proprie origini e dalla propria famiglia. Per questo nella nuova norma sulla cooperazione internazionale abbiamo inserito il diritto fondamentale a non migrare che il Friuli Venezia Giulia contribuisce a difendere con il suo piccolo contributo progettuale".  Queste le parole del presidente leghista del FVG all'iniziativa "Diamo un futuro agli Yazidi". 
Tale concetto venne affermato ad esempio dal Papa Benedetto, nel 2012:  Il diritto della persona ad emigrare – come ricorda la Costituzione conciliare Gaudium et spes al n. 65 – è iscritto tra i diritti umani fondamentali, con facoltà per ciascuno di stabilirsi dove crede più opportuno per una migliore realizzazione delle sue capacità e aspirazioni e dei suoi progetti. Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il Beato Giovanni Paolo II che «diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione» (Discorso al IV Congresso mondiale delle Migrazioni, 1998). 

Questa regione sta ribaltando i propri valori storici, i propri principi morali tradizionali. Il diritto a non emigrare nella politica dell'intolleranza serve a legittimare le politiche di non accoglienza, con il canonico aiutiamoli a casa loro. 
Il FVG da terra di accoglienza, a terra di espulsione? Dall'apertura del CPR a Gradisca, al clima sociale che si è innescato, sì, questo è il quadro che caratterizza la nostra regione, in un mondo dove siamo oltre 7 miliardi, c'è chi crede di poter edificare la propria patria blindata, identitaria, e sicura. Bazzecole nefaste di quel '900 che ritornano con prepotenza nei suoi lati oscuri.

mb

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