La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Ma gli italiani d'Egitto,cosa hanno fatto per verità e giustizia per Giulio?E le comunità degli italiani nel mondo?


Oltre tre anni di mancanza di verità e giustizia per Giulio, massacrato in Egitto, una battaglia durissima, difficilissima, che richiede la massima solidarietà e che non si può vincere solo in Italia, ma dove l'apporto degli italiani è fondamentale. Stante il fatto che l'Egitto più di una volta si è vantato delle relazioni millenarie che ci sono tra i due Paesi. Degli interessi economici tra Italia ed Egitto si è parlato più volte, meno della presenza degli italiani in Egitto. E quello che ci si domanda, gli italiani in Egitto, perchè tacciono sul caso di Giulio? Anzi, a dirla tutta, leggendo alcuni commenti su pagine Facebook che si occupano di italiani in Egitto, ci sarebbe da mettersi solo le mani tra i capelli per l'oscenità di alcuni contenuti. Cosa che vi risparmio, ma che agli attenti osservatori non sarà sicuramente sfuggita.
Ovviamente ci sono anche casi diversi, però l'interrogativo rimane. Ricordiamo che la comunità italiana in Egitto raggiunse il suo apice poco prima della seconda guerra mondiale, si parlava di quasi 60 mila persone. Oggi i numeri sono un nulla rispetto al passato, ma crescono comunque. Anzi, dal 2016 ad oggi la presenza degli italiani in Egitto pare che stia aumentando in modo rilevante. Nel 2016 erano 4931,  nel 2017 erano 5086 , oggi vivono e lavorano più di 6.000 italiani iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero). Degli italiani più noti si ricordano sicuramente Ungaretti, Dalida, Anna Magnani, Marinetti, gli architetti Almagià, che costruirono il porto di Alessandria e lavorarono al canale di Suez, Paolo Caccia Dominioni progettista della sede dell'ambasciata italiana al Cairo, dell'ospedale italiano del Cairo 'Umberto I°, oltre che del noto mausoleo di El Alamein e del liceo musicale Giuseppe Verdi in Alessandria.attualmente in Egitto. Così come alcune associazioni importanti, come l'AIDE fondata nel 2001 riunisce gli italiani emigrati in Egitto che hanno partecipato al suo sviluppo sociale, economico e culturale, nei campi delle opere pubbliche e artistiche, del giornalismo, della medicina, della musica, del commercio e dell’industria.
Anche se sicuramente il punto d'orgoglio degli italiani è certamente il già citato Ospedale italiano Umberto I al Cairo dove il corpo di Giulio Regeni verrà trasferito dopo il ritrovamento.  Per capire l'importanza di questo sito ci si deve ricordare che come verrà riconosciuto dall'ambasciatore egiziano che si è insediato a Roma che è stato il pronipote della famiglia Bendetti, considerata come "amica dell'Egitto", ad aver avuto un ruolo fondamentale nei rapporti tra Italia ed Egitto, durante l'anno e mezzo di "sospensione" dei rapporti diplomatici tra Italia ed Egitto. Eugenio Benedetti che  assieme alla moglie Anna Maria, ha iniziato una stretta collaborazione con la S.I.B. Società Italiana di Beneficenza, istituita al Cairo nel 1899 e creatrice nel 1903 dell'Ospedale Italiano al Cairo "Umberto I",e non a caso la prima visita dell'ambasciatore italiano appena rientrato in Egitto avvenne proprio in quel luogo. Senza dimenticare l'Istituto di cultura italiano e l'ambasciata, per citare le realtà più note, oltre a tutte le imprese che operano in loco.
Insomma, gli italiani in Egitto, soprattutto tra Alessandria d'Egitto ed il Cairo continuano ad essere una presenza importante anche se minima rispetto al passato. Ma da quando Giulio è stato ammazzato dal sistema criminale al potere in Egitto, gli italiani del posto come si sono comportati? Sono già stati denunciati altri casi di violenza subiti da italiani da parte degli apparati egiziani, quindi, possono essere comprensibili dei silenzi sul punto, ma la domanda rimane, perchè gli italiani d'Egitto tacciono su quanto accaduto a Giulio? Per timore di ritorsioni? E se così non è, cosa è stato fatto dagli italiani d'Egitto in questi tre anni per sensibilizzare la campagna verità e giustizia per Giulio? Italiano come loro? Oltre che vero cittadino del mondo? E lo stesso discorso vale anche per le tante comunità degli italiani sparse per il mondo. Si sono mai attivate per pretendere verità e giustizia per Giulio?  Il fatto che anche le varie comunità degli italiani sparse per il mondo, a partire da quella d'Egitto, si attivino per la verità per Giulio, sarebbe un passo importante per la composizione di quel puzzle complesso che deve mirare, appunto, alla verità e giustizia per un ragazzo, cittadino del mondo, italiano, ricercatore universitario, massacrato da un sistema criminale, in un Paese, che amava.

mb

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