Non c'è due senza tre...la nuova commissione d'inchiesta sull'operazione Moro

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  Sei film, decine e decine di libri, due commissioni d’inchiesta parlamentare e ora ne arriverà una terza, pare, per cercare di far luce per quanto possibile su tutte quelle zone oscure che connotano l’affare di Stato Moro. Perché alla fine dei conti è di questo che si tratta e stiamo parlando. Le narrazioni, i racconti che si sono susseguiti negli anni hanno falsato, a livello di immaginario collettivo, la realtà. Oramai lo hanno capito anche coloro che hanno gli occhi coperti dal miglior prosciutto DOP che non hanno fatto tutto da soli, i fantomatici rivoluzionari brigatisti e che nell’operazione Moro sono state coinvolte una pluralità di soggettività, che avranno abbracciato tanto organizzazioni criminali che eversive che connesse anche agli apparati di sicurezza di uno o più Stati. Da GLADIO a quant’altro, ma un conto è muoversi nella melma del vago, un conto quanto più indizi costituiscono una prova. Il memoriale brigatista è stato un capolavoro politico e

D'Annunzio ai fascisti dal balcone di Milano "in voi vedo una gioia virile e maschia allegrezza". 2mesi dopo sarà marcia su Roma

D'Annunzio prese la tessera dei fascisti nel 1920. Durante lo scellerato periodo dell'occupazione di Fiume che pose le basi, fu il laboratorio sociale e politico per il fascismo. Voleva farla lui la marcia su Roma, il "duce divino" come si faceva chiamare. Sarà l'altro duce a fregagli il ruolo di protagonista, Mussolini. E per questo saranno rivali. Questione di protagonismo ed egocentrismo. Nulla di più.  I fascisti dopo Fiume fecero altre marce per l'Italia, soprattutto in Emilia, a Bologna, a Ferrara, dove fecero capire come sarebbero andate le cose a colpi di squadrismo, mazzate e massacri. Uno degli eventi più noti fu a Milano. Il 3 agosto del 1922. Occupata dallo squadrismo fascista, venne preso Palazzo Marino e dal balcone della piazza parlerà D'Annunzio. Che si trovava a Milano. Rivolgendosi agli italiani, ma parlando ai fascisti.  Il discorso Agli uomini milanesi per l'Italia degli Italiani.
Dirà, Uomini milanesi, è la prima volta che io mi ripresento nell’arengo del popolo dopo l’ansia, dopo l’angoscia, dopo la disperazione, dopo l’onta, dopo la gloria di Fiume, dopo quel lungo e crudo sacrifizio che a noi valse il confine giulio.
Evidenzierà tutta la sua emozione, Il cuore mi trema. Mi sembra di rinnovare stanotte uno di quei grandi colloquii che solevo tenere sotto le stelle del Carnaro col popolo angosciato. 
E dopo aver detto tutto e niente, e comunque acclamato, così si rivolgeva ai fascisti che stavano devastando Milano e due mesi dopo faranno la marcia su Roma:  E allora le stelle impallidivano. Ma stanotte voi siete sgombri d’angoscia. Dai vostri mille e mille e mille volti veggo raggiare una gioia virile, una maschia allegrezza, che è come l’annunzio luminoso di un proposito severo.

mb
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Commenti

  1. D’Annunzio allora cercò di fare il possibile per impedire che la “macelleria” in corso assumesse proporzioni ancora più catastrofiche, e in questo senso va interpretato il suo discorso del 3 agosto a Milano quando egli, allora presente in quella città per fatti suoi privati, venne prelevato in albergo da una squadra fascista e condotto nel palazzo del Comune appena occupato dai fascisti con i manganelli. Egli si affacciò, non potendo fare altro, e pronunciò un discorso patriottico che era soprattutto un invito all’unità ed alla pacificazione ma che, essendo fatto da una sede appena occupata dai fascisti con la violenza, venne da loro interpretato come un sostegno esplicito. Non lo era, e forse per questo egli quando ricevette l’invito a marciare su Roma il 4 novembre accettò, chissà, forse per fare un dispetto a Mussolini, oppure magari per leggere le sue carte ed invitarlo a sbrigarsi a fare quello che tante volte aveva minacciato, ma mai aveva avuto il coraggio di portare a termine.

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