La ciminiera di Monfalcone va salvaguardata non demolita

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In Italia spesso si preferisce inseguire la via della tabula rasa, dell'annientamento, del vuoto, per dare spazio al nuovo che sormonta e travolge tutto ciò che è stato nel bene e nel male. Ci sono manufatti che hanno segnato la vita e la quotidianità di una comunità. Ci sono manufatti architettonici che caratterizzano i luoghi ed uno di questi è indiscutibilmente la ciminiera di Monfalcone di cui si apprende che nel 2027 avverrà la sua demolizione. Qui non è chiaramente in discussione la riconversione della centrale attuale ma di ciò che esteticamente, simbolicamente, rappresenta quel manufatto enorme di circa 150 metri circa realizzato nel secolo scorso e che andrebbe preservato piuttosto che spazzato via. Quel manufatto potrebbe essere considerato come ciminiera storica industriale, elemento tipico del paesaggio industriale monfalconese. Perchè non valutarne la sua valorizzazione a livello conservativo, anche come elemento storico di riflessione di come i processi ...

Il duello Piazza Duomo e Tito a Capodistria tanto tuonò che alla fine...

Forse si è trattato di un caso record. 48 ore, ora più ora in meno, è la vita che ha avuto la targa,  delle stesse dimensioni di quella Titov Trg, Piazza Tito, di Capodistria. Se ne è discusso molto nella cittadina slovena, non è stata digerita la provocazione o non provocazione del giorno, in cui è stata affissa, un giorno caro per la Jugoslavia,  il fatto che probabilmente non era neanche in bilingue, come Piazza Tito, e che è il primo passo, non ammesso e non affermabile, che porterà alla rimozione di Piazza Tito e delle altre intitolazioni politiche che ricordano la vecchia Jugoslavia comunista.
Tanto tuonò che è stata rimossa e verrà ricollocata a breve, a quanto pare.  Una tempesta fugace che ha lasciato comunque un segno, quello di quel vuoto sotto Piazza Tito.
Come è emerso su Radiocapodistria ,dove si è discusso in modo approfondito di questa vicenda,  nel seguito ed importante programma condotto da Stefano Lusa, alla fine pare che il tutto fosse solo un banale e semplice problema di mancanza di dialogo, di tanti errori, qualche mea culpa, che alla fine non comprometterà il ritorno di Piazza del Duomo che avverrà senza se e ma.
Non si è capito di chi è stata la responsabilità per quanto accaduto, sia per la rimozione che per l'errore, se errore si è trattato, della mancata comunicazione, quello che si è capito è che la toponomastica è e continuerà a rimanere ovunque un tema caldo, ed è normale che sia così, perchè esprime l'identità dei luoghi, la storia dei luoghi, perchè racconta un pezzo di vita vissuta che ognuno ricorderà a modo suo, la memoria condivisa è irrealizzabile perchè una grande cazzata.
L'idea di fare un referendum consultivo, non vincolante, ma che potrebbe essere l'occasione per discutere e confrontarsi su questa tematica, pare non essere preso in considerazione, non sempre la democrazia mantiene lo stesso passo delle necessità identitarie e delle memorie storiche di alcuni luoghi. 
Certo che se a Capodistria dovessero collocare le targhe con le vecchie denominazioni italiane, cosa lecita, ci mancherebbe, visto che esiste una importante e storica comunità autoctona italiana, e scritte solamente in italiano, lì dove in Friuli Venezia Giulia, ad esempio, ci sono comunità slovene come tutelate dalla legge, 32 sono i Comuni, con la loro presenza secolare, non si vede perchè non si possa fare la stessa cosa, ripristinare i vecchi nomi sloveni e rigorosamente in sloveno, anche con la sola dicitura "già..."

Marco Barone

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