Il Comune di Ronchi "adotti" la tomba storica della famiglia Fontanot e le tombe storiche a rischio oblio del cimitero

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Il territorio ronchese durante le drammatiche vicende della seconda guerra mondiale ha pagato dazio pesantemente soprattutto per il contributo dato da diverse famiglie nella lotta di liberazione. Decine di famiglie hanno visto spezzato il proprio legame, non hanno potuto veder crescere i propri figli, fratelli, sorelle perchè la guerra non conosce pietà alcuna. Tra le famiglie che maggiormente hanno lasciato il segno nella storia non solo locale ma anche internazionale c'è sicuramente quella dei Fontanot. Su cui sono stati scritti diversi libri, realizzati documentari e intitolate vie in diverse località. Eppure al cimitero di Ronchi non si può restare indifferenti allo stato attuale in cui si trova la tomba dei Fontanot. Scritte purtroppo totalmente illeggibili e alcuni segni di cedimento della struttura tombale. In quella tomba, si riportano i nomi di Fontanot Regina, Fonanot Licio, Fontanot Giovanni, Fontanot Maria, Fontanot Enea, Fontanot Armido, Fontanot Vinicio e Fontanot ed ...

Il duello Piazza Duomo e Tito a Capodistria tanto tuonò che alla fine...

Forse si è trattato di un caso record. 48 ore, ora più ora in meno, è la vita che ha avuto la targa,  delle stesse dimensioni di quella Titov Trg, Piazza Tito, di Capodistria. Se ne è discusso molto nella cittadina slovena, non è stata digerita la provocazione o non provocazione del giorno, in cui è stata affissa, un giorno caro per la Jugoslavia,  il fatto che probabilmente non era neanche in bilingue, come Piazza Tito, e che è il primo passo, non ammesso e non affermabile, che porterà alla rimozione di Piazza Tito e delle altre intitolazioni politiche che ricordano la vecchia Jugoslavia comunista.
Tanto tuonò che è stata rimossa e verrà ricollocata a breve, a quanto pare.  Una tempesta fugace che ha lasciato comunque un segno, quello di quel vuoto sotto Piazza Tito.
Come è emerso su Radiocapodistria ,dove si è discusso in modo approfondito di questa vicenda,  nel seguito ed importante programma condotto da Stefano Lusa, alla fine pare che il tutto fosse solo un banale e semplice problema di mancanza di dialogo, di tanti errori, qualche mea culpa, che alla fine non comprometterà il ritorno di Piazza del Duomo che avverrà senza se e ma.
Non si è capito di chi è stata la responsabilità per quanto accaduto, sia per la rimozione che per l'errore, se errore si è trattato, della mancata comunicazione, quello che si è capito è che la toponomastica è e continuerà a rimanere ovunque un tema caldo, ed è normale che sia così, perchè esprime l'identità dei luoghi, la storia dei luoghi, perchè racconta un pezzo di vita vissuta che ognuno ricorderà a modo suo, la memoria condivisa è irrealizzabile perchè una grande cazzata.
L'idea di fare un referendum consultivo, non vincolante, ma che potrebbe essere l'occasione per discutere e confrontarsi su questa tematica, pare non essere preso in considerazione, non sempre la democrazia mantiene lo stesso passo delle necessità identitarie e delle memorie storiche di alcuni luoghi. 
Certo che se a Capodistria dovessero collocare le targhe con le vecchie denominazioni italiane, cosa lecita, ci mancherebbe, visto che esiste una importante e storica comunità autoctona italiana, e scritte solamente in italiano, lì dove in Friuli Venezia Giulia, ad esempio, ci sono comunità slovene come tutelate dalla legge, 32 sono i Comuni, con la loro presenza secolare, non si vede perchè non si possa fare la stessa cosa, ripristinare i vecchi nomi sloveni e rigorosamente in sloveno, anche con la sola dicitura "già..."

Marco Barone

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