Trasformare la casa natale di Tina Modotti, nel museo Tina Modotti, può essere una grande opportunità per Udine

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Tina Modotti è probabilmente più apprezzata all'estero che in Friuli. Semplicemente è a dir poco sconcertante che non esista praticamente quasi nulla dedicato a lei. C'è una sala dedicata a Tina Modotti in città, c'è un punto Modotti, che ospita dei quadri di artisti locali, a pochi passi dalla casa natale di Tina Modotti che è cercata più dai messicani, sudamericani che altro. Eppure in quella via affascinante a pochi minuti a piedi dal centro di Udine, in via Pracchiuso 89, c'è la casa natale di Tina, dove sorge una targa con le parole di Neruda che ne ricordano l'essenza. La facciata della casa è stata recentemente restaurata e l'edificio ospita l’asilo notturno “Il Fogolâr”   inaugurato il 4 settembre del 2006  ed ospita le persone senzatetto  ed è gestito dalla Caritas. All'interno vi si trovano delle stampe e copie di alcune fotografie di Tina. Sarebbe il minimo sindacale pretendere di trasformare la casa natale di Tina Modotti in un museo che possa ac...

Lucinico( Gorizia) tra la distruzione della grande guerra e la cancellazione del Comune nel fascismo.E se ritornasse Comune?

Nell'Italia liberata uno dei primi interventi in materia legislativa avvenne durante la Costituente quando vennero ricostituiti ben 468 Comuni, e sino al 4 novembre del 1951 ne vennero ricostituiti 7804 a fronte di oltre 2165 Comuni per alcuni, 2294 per altri, soppressi dal fascismo. I provvedimenti più importanti che avvennero sotto il fascismo furono due, il r. d. l. n. 383/1927 attraverso il quale si provvedeva all'unione, soppressione o aggregazione coattiva di 2.184 piccoli Comuni e si rendeva possibile la facoltà di accorpare i Comuni con popolazione inferiore ai 2.000 abitanti, nel caso fossero mancati i mezzi per provvedere in maniera conveniente ai pubblici servizi. E con il r. d. l. n. 383/1934 all'art. 30. Interessante notare che la motivazione ufficiale era quella della mancanza di servizi e mezzi per provvedere in maniera conveniente ai pubblici servizi. In realtà, il motivo era solo uno, uccidere ogni autonomia possibile, perché autonomia significava compromettere il potere totalitario del regime, essere un fastidio per il regime e le sue articolazioni. E questo fastidio venne contrastato nell'Italia liberata con diversi provvedimenti, ed il più rilevante fu certamente la LEGGE 15 febbraio 1953, n. 71 dal titolo ben chiaro " Ricostituzione di Comuni soppressi in regime fascista". Il Caso di Lucinico, Lucinîs in friulano ordinario, Luzinìs in friulano goriziano, Ločnik in sloveno, Lutschineick in tedesco, è da leggere anche nell'ottica dell'italianizzazione forzata che ha caratterizzato le vicende del Confine Orientale. Con atto del 2 gennaio del 1927 all'articolo 4, il Re Vittorio Emanuele III " per grazia di Dio e per volontà della Nazione" e su proposta di Mussolini ed altri ministri dispose che i "comuni di Lucinico, Piedimonte del Calvario, Salcano, San Pietro di Gorizia e Sant’Andrea di Gorizia sono uniti al comune di Gorizia." Come è noto Lucinico oggi rappresenta poco più del 10 % della popolazione del Comune di Gorizia, è un centro funzionale, ma distante circa 1 km da Gorizia e con circa 3500 abitanti. Lucinico ha subito più di altri la distruzione nella prima guerra mondiale tanto che nel 1920 alla Camera si parlava del Caso di Lucinico che a causa dello scoppio di “bombarde, gelatina ed altre munizioni concentrate nei pressi degli abitati" riportava gravissimi danni alle persone ed alle case od ancora nel 1921 quando si denunciava che a Lucinico ancora non era stata ricostruita una sola casa. 

Un piccolo centro distrutto dalla grande guerra e distrutto dal fascismo nella sua autonomia per divenire, oggi, un (non) luogo periferico estremo di Gorizia. Lucinico è anche citata nella grande opera di Svevo, "La coscienza di Zeno" quando Zeno passeggiando per le strade di Lucinico respirava a pieni polmoni l'aria pulita di questo importante centro. E se ritornasse Comune? Certo, è vero che in Italia si incentivano le fusioni, che si vogliono far sparire i piccoli Comuni inferiori ai 5000 mila abitanti, similmente a come accaduto sotto il fascismo, ma se fosse possibile quanti lo vorrebbero? Gli abitanti di Lucinico vorrebbero ritornare, a distanza quasi di un secolo dalla soppressione del suo essere entità autonoma, Comune?
Marco Barone 

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