Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

8 settembre del '43 un bel giorno per l'Italia, guardando al Rojava



E' il giorno dei giorni. Da un lato scatenerà l'ira funesta nazista e l'occupazione di alcune zone d'Italia. Dall'altro, sarà il giorno in cui si affermerà il riscatto dell'Italia. Segnali di resistenza ve ne furono già prima di questo giorno, ma sarà solo con le condizioni che si verranno a determinare che sarà possibile una resistenza unitaria e diffusa, senza dimenticare che la prima brigata partigiana armata che si costituirà in Italia sarà a Selz di Ronchi, con la brigata proletaria, e la battaglia di Gorizia sarà la prima grande battaglia affrontata dai partigiani in Italia contro l'invasore. Dopo l'8 settembre del 1943 nulla sarà come prima. Esercito sbandato, ritirate, civili che diventeranno partigiani, popoli divisi dalle politiche razziste del fascismo che ritroveranno l'unità grazie alla resistenza, come accadrà tra sloveni ed italiani.  Si lotterà non solo per liberare l'Italia ma anche per un mondo diverso, e l'ideale comunista sarà quello dominante. E' un bel giorno per l'Italia che attenderà il suo 25 aprile, ed il primo maggio del '45 giorno in cui si ultimerà l'ultima liberazione, quale quella di Trieste e Gorizia dall'occupante nazifascista. Da ricordare, onorare e celebrare. E nel mondo vi sono ancora luoghi ove si lotta contro i nazisti di questo terzo millennio. Come contro l'ISIS. Vi sono luoghi ove si lotta per la libertà, vi sono luoghi ove si lotta per creare un sistema sociale diverso da quello dominante. Questo è quello che accade nella zona del Rojava. Combattono contro i nazisti dell'Isis. Perché quelli dell'Isis sono come i nazisti, si comportano da nazisti, ed uccidono i civili come facevano i nazisti. Certo, ora la resistenza in quel luogo difficile, è in parte la lotta dei gruppi di resistenza YPG e YPJ è  sostenuta dagli americani. Ma questo vuol dire poco. Senza le armi degli angloamericani difficilmente i partigiani sarebbero riusciti nelle loro imprese. E purtroppo le guerre di liberazione non si fanno con le noccioline, o con i fiorellini. E' un mezzo transitorio, una questione di banale strategia geopolitica globale, anche perchè come la storia ha insegnato, sconfitto il nemico in comune, poi si tornerà ad essere avversari se non nemici. Come accaduto in Italia dopo la resistenza, perchè il comunismo non si poteva fare, non si doveva fare. Riconoscere l'importante lotta della e per la resistenza nella zona del Rojava è cosa buona e giusta se si vuole onorare la nostra resistenza ed il giorno più bello d'Italia, che porterà al 25 aprile.
Marco Barone

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