Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

Quelle vie intitolate a Nino Bixio e la strage di Bronte

 






I nomi delle vie sono tutt'altro che qualcosa di marginale, sono una sorta di onorificenza, non immutabile, con la quale viene per meriti, riconosciuta una strada, un luogo di passaggio della nostra quotidianità, ad un cittadino, ad un personaggio, ritenuto meritevole di tale riconoscimento. Dietro ogni nome, vi è una storia, un perchè, con le dovute contestualizzazioni del tempo. Perchè, appunto, i nomi delle vie, non sono immutabili, soprattutto quando gli studi storici dimostrano che forse tanto meritevole quel personaggio di aver intitolata una via non lo è stato. Dipende dai bilanciamenti in campo. Una riflessione andrebbe sicuramente fatta, tra le tante vie discutibili, presenti nelle nostre città,su quella intitolata a Nino Bixio. Come a Monfalcone. Simbolo del risorgimento italiano, braccio destro di Garibaldi, ma in Sicilia, specialmente dalle parti di Bronte, è ricordato in modo tutt'altro che positivo. Questioni di sensibilità, di memorie, si dirà. Eppure si tratta di mettere in campo dei bilanciamenti e valutare se certi fatti e gesta siano degne di veder riconosciute vie, strade, piazze, scuole, e quant'altro, a chi si è macchiato, di atrocità. In Sicilia venne addirittura proposto un disegno di legge per revocarne d'ufficio le vie in tutta la regione. Nel sito istituzionale del Comune di Bronte si legge, in merito alle rivolte in corso da parte dei contadini, che vennero sedate con la repressione da Bixio: "Quando Bixio cominciò la propria inchiesta sui fatti accaduti larga parte dei responsabili era fuggita altrove, mentre alcuni ufficiali colsero l'occasione per accusare gli avversari politici. Il tribunale misto di guerra, in un frettoloso processo durato meno di quattro ore, giudicò ben 150 persone e condannò alla pena capitale l'avvocato Nicolò Lombardo (che, acclamato sindaco dopo l'eccidio, venne ingiustamente additato come capo rivolta, senza alcuna prova), insieme con altre quattro persone: Nunzio Ciraldo Fraiunco, Nunzio Longi Longhitano, Nunzio Nunno Spitaleri e Nunzio Samperi. La sentenza venne eseguita mediante fucilazione l'alba successiva: per ammonizione, i cadaveri furono lasciati esposti al pubblico insepolti. La notte che precedette la fucilazione, una brava donna chiese il permesso di portare delle uova al Lombardo ma il braccio destro dell'Eroe dei Due Mondi, nel respingerla malamente, le rispose che il detenuto non aveva bisogno di uova poiché l'indomani avrebbe avuto due palle piantate in fronte. All'alba del 10 agosto, i condannati vennero portati nella piazzetta antistante il convento di Santo Vito e collocati dinanzi al plotone d'esecuzione. Alla scarica di fucileria morirono tutti ma nessun soldato ebbe la forza di sparare a Fraiunco che risultò incolume. Il poveretto, nell'illusione che la Madonna Addolorata lo avesse miracolato, si inginocchiò piangendo ai piedi di Bixio invocando la vita. Ricevette una palla di piombo in testa e così morì, colpevole solo di aver soffiato in una trombetta di latta". Anche nella prestigiosa Enciclopedia Treccani emergono le criticità dell'operato di Bixio sui fatti di Bronte, che nella memoria siciliana hanno lasciato il segno. "Il 10 agosto del 1860 vennero fucilati cinque uomini sulla cui colpevolezza sussistevano però molti dubbi. Tra questi vi era Nicolò Lombardo, avvocato liberale, additato dai più come capo e organizzatore della rivolta, visto anche il discorso che aveva pronunciato il 31 luglio in cui prometteva alla folla la riforma agraria. Sebbene questi avesse a lungo incitato l’agitazione contadina e molto probabilmente avesse progettato di prendere il controllo dell’amministrazione comunale sulla scia delle dimostrazioni popolari, tuttavia gli storici dubitano che potesse essere responsabile dei fatti di sangue. Egli, infatti, cercò più volte di rifugiarsi in casa, terrorizzato dalla violenza dilagante, e cercò di risparmiare quante più persone possibili dalla furia della folla inferocita. A queste prime esecuzioni sommarie seguirono numerosi altri arresti e un processo a Catania che si concluse solo nel 1864 con ottantadue condanne: anche se le pene comminate erano severe e prevedevano anni di lavoro forzato, nessuno fu condannato a morte. Il risultato, però, fu che su Bixio e sulle vicende di Bronte calò un’ombra sinistra. La repressione che portò avanti restò per tutta la sua vita un fantasma costante, anche perché, come tutti i garibaldini, egli si considerava un liberatore e non un oppressore. In una lettera al governatore di Catania scrisse: « Triste missione per noi venuti a combattere per la libertà!»". Insomma, una riflessione sarebbe più che necessaria e perchè no? Con le dovute valutazioni, anche un cambiamento, intitolando certe vie a chi non responsabile di fatti, gesta, atti, tutt'altro che meritevoli di essere ricordati con una intitolazione di una via,di una piazza, di una scuola.

mb

 

 

 

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