La strage di Vergarolla, se ancora oggi non si riesce a collocare una lapide con i nomi delle vittime

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Mentre a Capodistria non si riesce a porre una targa sulla casa ove nacque Nazario Sauro, c'è chi propone addirittura di restituire alla città una statua di Sauro, noto capitano antiasburgico, il cui monumento, imponente, venne fatto saltare in aria dai nazisti, a Pola, ancora oggi, a 79 anni dalla strage di Vergarolla, non si riesce a porre una targa che ricordi i nomi delle vittime. Una strage che ancora oggi continua a dividere gli storici, tra chi sostiene che gli artefici furono gli jugoslavi, chi fu atto di incuria degli inglesi, chi, opera di fascisti italiani, chi, un semplice e catastrofico incidente, l'unica certezza è che a perdere la vita furono un centinaio di innocenti di cui vennero identificati in 64 e un terzo delle vittime furono  bambini. Tutto ciò è semplicemente scandaloso soprattutto per un Paese che ha introdotto l'Euro, che è europeo e dove la minoranza storica italiana continua a subire delle ingiustizie importanti o degli accontentini come nel caso...

La chiusura dei confini non è mai stata la soluzione, la soluzione è la politica di una Nazione


Per la seconda volta, nella sua storia, da quando è entrato in vigore Schengen, il FVG dovrà fare i conti, nell'arco di pochi anni di distanza, con la chiusura o sospensione temporanea dell'area di confine, della libera circolazione delle persone. Prima l'emergenza era il COVID, e come ben sappiamo quella misura di chiusura dei confini è stato un palliativo inefficace, ora, per ragioni di sicurezza nazionale dovute al terrorismo e questione emigratoria. Quando ci fu il fenomeno record di migrazioni con la rotta balcanica non si arrivò a queste radicali decisioni. Il vero punto nodale della questione è la politica che una Nazione intende adottare. L'esempio degli esempi è quanto accaduto con il minuto di silenzio voluto dalla UEFA per le vittime del terrorismo. Deliberatamente quel minuto di silenzio, contestato nella notte di Wembley da migliaia di timidi fischi, non è stato pensato per le vittime palestinesi della reazione spropositata israeliana, siamo arrivati ad oltre 3 mila vittime, ma solo ed esclusivamente per le vittime israeliane e per i due tifosi svedesi. Non tutti i morti sono uguali, non tutti i morti civili meritano lo stesso grado di rispetto, come se ricordare le vittime palestinesi significasse essere dalla parte dei terroristi e dei criminali che hanno compiuto gesti terribili in Israele contro civili. Ecco, riportando questa similitudine alle cose di casa nostra, se si fosse adottata una politica meno da tifo, meno da ultras, meno di parte e più oggettiva, probabilmente non ci sarebbe stata alcuna necessità di dover ricorrere a misure che allontano i cittadini dall'Europa e li rinchiudono all'interno del proprio recinto nazionale. Che comunque è sempre raggirabile e chi ne pagherà le conseguenze di tutto ciò saranno ancora una volta solo i cittadini comuni, come sempre succede. La soluzione è la politica di buon senso che una Nazione deve saper adottare, senza farsi trascinare dal vento del momento, se questa manca, allora non devono stupire le misure radicali, inefficaci, verso un fenomeno difficilmente controllabile ed inquietante che sta riportando il mondo in un periodo buio.

mb

Commenti

  1. Non è la seconda volta, forse la terza. Ricordo che erano stati chiusi nel 2009 per il G8 mi pare.
    Che poi non capisco sti italiani che sono tanto affascinati dal confine tanto da venire qui a fare i loro pipponi senza avere alcun legame con la storia e con il territorio non dovrebbero essere contenti del suo ritorno?

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