Nella Gazzetta Piemontese del 1891 si commentava l'esposizione agricola organizzata a settembre di quell'anno nella Gorizia d'Austria. Si parlava della frutta splendida, dei grappoli d'uva dorata da far venir
l'acquolina in bocca. Il commentatore afferma che "la mostra vinicola è davvero importante, dai vini, uso
Borgogna, dei fratelli Levi di Villanova, i più distinti enologi del
Goriziano, ai vini spumanti di Spessa presso Cormons dal famoso
Piccoli, una specie del vostro Passito; un vino che va scomparendo,
causa la fillossera, ai Refoschi, che sono vini neri spumanti prodotti
nella più soleggiata collina istriana". Per poi venire al dunque del senso di questo articolo. Il commentatore elogia la città sostenendo che Gorizia è certo la perla del Friuli
orientale, "e in questi ultimi anni ha fatto notevoli progressi o si è
grandemente sviluppata. La chiamano una « seconda Nizza » per la mitezza
del clima, o questa definizione non è al certo usurpata". Per poi dare spazio ai ma. Quei ma dal sentimento nazionalistico ed antislavi che ancora oggi condiscono in buona parte lo spirito goriziano. "Gorizia, purtroppo, dimentica qualche volta la sua
posizione etnografica che le incombe di far rispettare assolutamente
quel suo carattere marcato di città italiana che le ha dato la natura.
Gorizia, a differenza di Trieste, che per sentimento nazionale
profondamente radicato può venir citata ad esempio e dall'Istria o dal
Goriziano, transigo colla propria coscienza nazionale, fa l'occhio di
triglia, se ci va del suo tornaconto, e a chi vorrebbe germanizzarla o a
chi vorrebbe farne un feudo sloveno. Gorizia in questo affare
dell'Esposizione non ha saputo imporre agli organizzatori il rispetto incondizionato della nazionalità italiana. Mancando questa
condizione essenziale, l'Esposizione agricola non aveva ragione di
essere. In Austria da qualche tempo sono alla moda le Esposizioni
politiche. Informino quelle di Praga e di Zagabria, dove all'ombra dogli
oggetti esposti si fanno dello manifestazioni panslaviste e si civetta
con la Russia. A Trieste anni addietro avevano puro tentato
una esposizione politica, ma è stato un fiasco memorabile susseguito da
un deficit più memorabile ancora. A Gorizia si è tollerato senza fiatare
che il presidente dell'Esposizione, un italiano, il conte Coronini,
pronunciasse il suo discorso inaugurale prima in italiano, poi in
tedesco e da ultimo in sloveno. Queste ultime due lingue non c'entravano
per nulla. Si è tollerato che molte iscrizioni della mostra vengano
stilizzate in lingua slovena". Per poi concludere : "La patria di Graziadio Ascoli, e di tanti
altri insigni uomini che la illustrarono colle loro opere ha il dovere
di non compromettere se stessa con biasimevoli transazioni coi nostri
nemici. Questo volevo dire, senza reticenze, senza maligne intenzioni, e
questo ho detto". Quell'esposizione, che si tenne verso metà a settembre del 1891, fu un momento importate per la Gorizia d'Austria. Vi partecipò anche il ministro del Commercio. Ma il discorso poliglotta di Coronini, come evidenziavano altri commenti apparsi sul Piccolo del 1891 a Gorizia significò "gettare acqua sul fuoco dell'entusiasmo cittadino per quella festa del lavoro dei campi e dell'industria" concludendo che non era a questo prezzo che i goriziani "vollero pagarsi il lusso di un'esposizione e della Cavalleria rusticana".
Insomma, un discorso in italiano, sloveno e tedesco, fu un vero scandalo. E se l'avesse anche fatto in friulano? Verrebbe da dire? Non avrebbe dovuto stupire stante il fatto che Carlo Coronini il friulano lo conosceva bene e scrisse anche dei componimenti poetici in questa lingua. Fu questo del 1891 certamente un fatto di cronaca curioso ma nello stesso tempo significativo, seppur non sorprendente, visto che venne attaccato in modo frontale il conte Coronini, noto conservatore e filoasburgico, espressione di una delle più antiche famiglie nobili di Gorizia.
C'è però da chiedersi, cosa è cambiato oggi rispetto a quanto espresso da questo commentatore indignato? Certo, c'è il fumus della capitale europea della cultura con Nova Gorica, fatto straordinario, ma la realtà che tutti noi conosciamo è sostanzialmente quella imposta dalla prospettiva di questo commentatore del 1891 sulla Gazzetta Piemontese.
mb
Le cose non sono cambiate molto dopo 100 anni!
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