A proposito della provincia di Gorizia/Monfalcone o ....Isontina

  IN FVG si è registrata in materia di province una situazione bizzarra. Prima le aboliscono, poi nascono le UTI, poi gli EDR, poi si propone il ritorno a ciò che è stato abolito il tutto in una regione che deve fare i conti con un calo demografico devastante forse la migliore soluzione sarebbe quella di costituire la provincia autonoma di Trieste e di Udine, sul modello del Trentino Alto Adige/ Südtirol inglobando l'Isontino o nella provincia di Trieste o in quella di Udine? Intanto, giunge la proposta della costituzione della provincia di Gorizia/Monfalcone. Ogni volta che si tocca il nome di qualcosa, si scatena sempre un putiferio, il merito però di questa proposta, a prescindere dal nome, è quello di aver acceso l'attenzione sul fatto che vi è la necessità di unire un territorio diviso come non mai. Da un lato hai Monfalcone che va oltre i 30 mila abitanti, dall'altro Gorizia che scende sotto la soglia dei 34 mila abitanti. Da un lato hai Monfalcone centrica, in qu

Quelle impressioni anti slave e anti germaniche su Gorizia di oltre un secolo fa ancora oggi immutate

Nella Gazzetta Piemontese del 1891 si commentava l'esposizione agricola organizzata a settembre di quell'anno nella Gorizia d'Austria. Si parlava della frutta splendida, dei grappoli d'uva dorata da far venir l'acquolina in bocca. Il commentatore afferma che "la mostra vinicola è davvero importante, dai vini, uso Borgogna, dei fratelli Levi di Villanova, i più distinti enologi del Goriziano, ai vini spumanti di Spessa presso Cormons dal famoso Piccoli, una specie del vostro Passito; un vino che va scomparendo, causa la fillossera, ai Refoschi, che sono vini neri spumanti prodotti nella più soleggiata collina istriana". Per poi venire al dunque del senso di questo articolo. Il commentatore elogia la città sostenendo che Gorizia è certo la perla del Friuli orientale, "e in questi ultimi anni ha fatto notevoli progressi o si è grandemente sviluppata. La chiamano una « seconda Nizza » per la mitezza del clima, o questa definizione non è al certo usurpata". Per poi dare spazio ai ma. Quei ma dal sentimento nazionalistico ed antislavi che ancora oggi condiscono in buona parte lo spirito goriziano. "Gorizia, purtroppo, dimentica qualche volta la sua posizione etnografica che le incombe di far rispettare assolutamente quel suo carattere marcato di città italiana che le ha dato la natura. Gorizia, a differenza di Trieste, che per sentimento nazionale profondamente radicato può venir citata ad esempio e dall'Istria o dal Goriziano, transigo colla propria coscienza nazionale, fa l'occhio di triglia, se ci va del suo tornaconto, e a chi vorrebbe germanizzarla o a chi vorrebbe farne un feudo sloveno. Gorizia in questo affare dell'Esposizione non ha saputo imporre agli organizzatori il rispetto incondizionato della nazionalità italiana. Mancando questa condizione essenziale, l'Esposizione agricola non aveva ragione di essere. In Austria da qualche tempo sono alla moda le Esposizioni politiche. Informino quelle di Praga e di Zagabria, dove all'ombra dogli oggetti esposti si fanno dello manifestazioni panslaviste e si civetta con la Russia. A Trieste anni addietro avevano puro tentato una esposizione politica, ma è stato un fiasco memorabile susseguito da un deficit più memorabile ancora. A Gorizia si è tollerato senza fiatare che il presidente dell'Esposizione, un italiano, il conte Coronini, pronunciasse il suo discorso inaugurale prima in italiano, poi in tedesco e da ultimo in sloveno. Queste ultime due lingue non c'entravano per nulla. Si è tollerato che molte iscrizioni della mostra vengano stilizzate in lingua slovena". Per poi concludere : "La patria di Graziadio Ascoli,  e di tanti altri insigni uomini che la illustrarono colle loro opere ha il dovere di non compromettere se stessa con biasimevoli transazioni coi nostri nemici. Questo volevo dire, senza reticenze, senza maligne intenzioni, e questo ho detto". Quell'esposizione, che si tenne verso metà a settembre del 1891, fu un momento importate per la Gorizia d'Austria. Vi partecipò anche il ministro del Commercio. Ma il discorso poliglotta di Coronini, come evidenziavano altri commenti apparsi sul Piccolo del 1891 a Gorizia significò "gettare acqua sul fuoco dell'entusiasmo cittadino per quella festa del lavoro dei campi e dell'industria" concludendo che non era a questo prezzo che i goriziani "vollero pagarsi il lusso di un'esposizione e della Cavalleria rusticana". 
Insomma, un discorso in italiano, sloveno e tedesco, fu un vero scandalo. E se l'avesse anche fatto in friulano? Verrebbe da dire? Non avrebbe dovuto stupire stante il fatto che Carlo Coronini il friulano lo conosceva bene e scrisse anche dei componimenti poetici in questa lingua. Fu questo del 1891 certamente un fatto di cronaca curioso ma nello stesso tempo significativo, seppur non sorprendente, visto che venne attaccato in modo frontale il conte Coronini, noto conservatore e filoasburgico, espressione di una delle più antiche famiglie nobili di Gorizia.

C'è però da chiedersi, cosa è cambiato oggi rispetto a quanto espresso da questo commentatore indignato? Certo, c'è il fumus della capitale europea della cultura con Nova Gorica, fatto straordinario, ma la realtà che tutti noi conosciamo è sostanzialmente quella imposta dalla prospettiva di questo commentatore del 1891 sulla Gazzetta Piemontese.

mb

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