Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

In Italia si parla l'Italiano. Ci risiamo. Una proposta di legge su cui c'è poco da ironizzare



Il 1 luglio 1947  il deputato autonomista, ma aderente inizialmente al fascismo, Codignola, contrario all'autonomia del Friuli-Venezia Giulia, riportava durante il dibattito sull'articolo 6 della Costituzione, un telegramma di protesta che arrivava da Gorizia da parte del Comitato di liberazione nazionale di Gorizia, che diceva testualmente: «Gorizia allarmata eleva alta protesta contro imposizione statuto regionale Friuli-Venezia Giulia contrastante aspirazioni et tradizioni nazionali popolazione esige riesame problema spirito democratico previa consultazione popolare et ampia pubblica non affrettata discussione». C'era contrarietà da una parte politica e culturale italiana nel voler riconoscere autonomismo e identità linguistiche, ricordiamo che la Regione del FVG troverà luce solo nel 1963. Una prima versione dell'articolo 6 voleva la seguente formula:  "La Repubblica detta norme per la tutela delle minoranze linguistiche", poi verrà adottata il 20 dicembre del 1947 la seguente formula "La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche". Nella nostra Costituzione non c'è stata alcuna necessità di dover scrivere che la lingua italiana è la lingua ufficiale dell'Italia. Per un semplice motivo. Il fascismo. Il fascismo con il suo regime, con le sue politiche di italianizzazione forzata ha imposto a colpi di legislazione, violenza, e barbarie, la supremazia della lingua italiana sulle altre, con le conseguenze drammatiche che si sono conosciute soprattutto ma non solo nel confine orientale italiano. Ancora oggi sono migliaia le famiglie che non hanno restituito il proprio cognome alla loro forma originaria, slava, germanica. In Italia sono poco più di una decina le lingue minoritarie tutelate per legge. Dal 2018 in Parlamento c'è dormiente una proposta di legge che puntualmente ogni anno vien tirata fuori. Il pretesto di quest'anno è stato il Dantedì. Proposta da un partito di estrema destra che è passato nel giro di pochi anni a percentuali da governo. Da non credere, ma così è. Su questa proposta di legge si è fatta tanta ironia. C'è chi ha detto che la prossima cosa da fare sarà quello di scrivere in Costituzione che l'Italia è una penisola. Si tratta di una proposta costituzionale che vuole intervenire a modificare proprio l'articolo 6 della Costituzione.  E da ironizzare c'è veramente poco. E nella premessa si legge quanto segue:  "Un altro aspetto non trascurabile riguarda il riconoscimento dell’italiano come lingua ufficiale della Repubblica, fino ad oggi non ancora avvenuto nella nostra Carta fondamentale, nonostante che la lingua italiana sia il fondamento della nostra unità culturale e, prima ancora, nazionale e statuale. Tra gli elementi costitutivi della unità nazionale deve, pertanto, certamente essere annoverata la lingua italiana e, soprattutto in questa fase, si ritiene indispensabile riconoscere il suo ruolo quale fattore identificante della comunità nazionale. Con la presente proposta di legge costituzionale si intende, pertanto, inserire tra i valori fondanti della nostra Costituzione anche il riconoscimento della lingua italiana come unica lingua ufficiale, avente precedenza su qualsiasi altra lingua e dialetto minoritari".

Avente precedenza su qualsiasi altra lingua e dialetto minoritari. Insomma, in Italia si parla l'Italiano. E l'articolo 6 verrebbe stravolto in questa maniera:  "La lingua italiana è la lingua ufficiale della Repubblica. La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche e i dialetti".

È lo spirito della legge che deve preoccupare, delle intenzioni, non c'è alcuna necessità di mettere mano all'articolo 6 della Costituzione e di costituzionalizzare la precedenza dell'italiano sulle altre lingue minoritarie, perchè significherebbe tornare indietro in quel '900 che non riusciamo proprio a lasciarci alle spalle. 

Giù le mani dalle minoranze linguistiche che devono essere tutelate in via prioritaria e non subordinata rispetto all'uso della lingua italiana in un Paese unito con la forza ed artificiosamente come non mai nella storia europea.

mb

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